Nacque a Pozzallo nel
1885 e morì a Milano nel 1954. Dalla Sicilia, si trasferì giovanissimo a
Milano, dove ben presto s'inserì nella vita culturale meneghina, scrivendo
anche versi e articoli di giornale. Conobbe quindi F. T. Marinetti, che lo fece
esordire sulla sua prestigiosa rivista: Poesia.
In questo periodo il Cavacchioli aderì al futurismo, dal quale però, dopo il
1914, si allontanò progressivamente; anche la poesia, da allora, non fu più il
suo interesse principale, poiché divenne il teatro; Cavacchioli infatti, è
maggiormente conosciuto per alcune commedie grottesche e amare uscite, per la
maggior parte, tra il 1920 ed il 1930. La sua opera poetica si può ben definire
innovativa e d'avanguardia: fu infatti un seguace delle nuove correnti
letterarie che caratterizzarono la letteratura italiana primo-novecentesca.
Come poeta futurista si distinse per il mantenimento delle regole principali
della scrittura (a parte il verso libero), non seguendo mai Marinetti e soci
nelle loro, altamente sperimentali, Parole
in libertà.
Opere poetiche
"Pia de'
Tolomei", Belforte & C., Livorno 1903.
"L'incubo
velato", Edizioni di Poesia, Milano 1906.
"Le ranocchie
turchine", Edizioni di Poesia, Milano 1908, 1909².
"Cavalcando il
sole", Edizioni futuriste di Poesia, Milano 1914.
Presenze in antologie
"Le più belle
pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba,
Lanciano 1928 (vol. 2, pp. 20-28).
"Poeti
simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni
Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. 1, pp. 44-47; vol. 3, pp.
59-60).
"Poesia italiana
del Novecento", a cura di Edoardo Sanguineti, Einaudi, Torino 1969 (volume
secondo, pp. 579-603).
"I poeti del
Futurismo 1909-1944" a cura di Glauco Viazzi, Longanesi & C., Milano
1978 (pp. 129-146).
"Dal simbolismo
al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (Tomo secondo, pp.
461-467).
"Poesia italiana
del Novecento", a cura di Elio Pecora, Newton Compton, Roma 1990 (pp.
56-60).
"I
futuristi", a cura di Francesco Grisi, Newton Compton, Roma 1990 (pp.
276-280).
"Marinetti e i
futuristi", a cura di Luciano De Maria, Garzanti 1994 (pp. 439-456).
"Antologia della
poesia italiana. 3: Ottocento-Novecento", a cura di Cesare Segre e Carlo
Ossola, Einaudi, Torino 1999 (pp. 821-824).
Testi
LA PORTA DEL LUPANARE
Malinconiche
nostalgie di serenate, che salgono
i viottoli della
città come il profumo del caprifoglio:
a fiotti scampanella
il richiamo fresco dei gelsomini
che zampillano da una
inferriata spinosa,
e l'ululato di un cane
vagabondo accompagna la chitarra.
Conosco le creature
che vorrebbero morire
in una sosta del
canto, quando si cercano gli accordi.
Dalle finestre
aperte,
ascoltano palpitare
la propria insonnia
come se avessero il
cuore vivo nel palmo della mano,
e quando il canto
lontano
oscilla come il nido
sul ramo frustato dal vento,
si che la voce sembra
cambiarsi in un singhiozzo,
s'abbatton con la
bocca sul guancial troppo bianco!
Che cosa vorrebbero
dire le labbra troppo rosse
in quel profumo di
tisi che sale dai giardini assonnati,
tra il chiocco1io
delle vasche esauste e moribonde?
La chitarrata naviga
il cielo come un oceano.
e s'inghirlanda delle
ultime stelle d'Agosto.
Che cosa vorrebbero
udire da quelle bocche nascoste
che valican le nubi
cantando nella luna
e si posano a tratti
come tortore stanche,
le creature smarrite
nel desiderio della morte?
Anche la chitarrata
muore, lontana e nostalgica
come esalando un suo
respiro pudico,
fra case bianche ed
orti interminabili.
E mentre voi,
creature che vorreste morire
nel singulto mordente
degli accordi strappati,
vi abbandonate a un
triste singhiozzar taciturno,
i suonatori
sghignazzano, nascosti nella porta
del lupanare: che
veglia nel vicolo notturno.
(da "Cavalcando
il sole")
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