Adoro gli anni
'70 del XX secolo, e probabilmente mi appaiono come in realtà non erano, ovvero
come un decennio eccezionale e irripetibile; il motivo principale sta nel fatto
che in quei precisi anni io attraversi la fase più bella della vita umana:
l'infanzia (e la mia fu particolarmente felice). Ma, volendoli guardare in modo
più distaccato - pur se la cosa non mi riesce molto facile -, devo ammettere
che hanno rappresentato un periodo complicato della nostra storia, a causa del
terrorismo dilagante, della guerra fredda, di continui e violenti scontri
sociali e altro ancora; però, si può anche dire che in questo decennio
esistesse ancora la voglia e la forza di cambiare il mondo, di migliorare le
condizioni di vita dei più svantaggiati: nella maggioranza della popolazione, c'era
la speranza di vedere, in un futuro non lontano, una nuova e migliore società.
Purtroppo, a cominciare dagli anni '80, questi entusiasmi si andarono
spegnendo, fino a scomparire del tutto.
Poeticamente
parlando, mi pare che, durante gli anni '70 (e qui mi riferisco in particolar modo
alle giovani generazioni di allora, troppo impegnate a sperimentare strade
incomprensibili e impercorribili), non furono creati versi eccezionali; per
questo ho preferito inserire poesie che furono pubblicate, per lo più, da poeti
che già avevano varcato la soglia della vecchiaia (e alcuni di loro vennero a
mancare proprio in quegli anni), ma continuavano comunque a scrivere versi
stupendi. Si comincia dal 1970 (per ogni anno vi è un'opera poetica da cui ho
estratto dei versi), con una composizione che parla della Strage di Piazza Fontana: tragico evento che, accaduto nel novembre
del 1969, praticamente inaugurò la stagione del terrorismo. Si prosegue con
poesie che trattano svariati argomenti tra cui il sesso, la storia, il tempo
che passa e la morte. Chiude la selezione una poesia del compianto poeta
Bartolo Cattafi: venuto a mancare precocemente, proprio nell'ultimo anno del
decennio preso in considerazione.
DOMENICA DOPO
di Alberico Sala
(1923-1991)
Domenica dopo la
strage, la nebbia mi frena
sulle strade
campestri, mi rifiuta la città
spenta per i
poveri morti dai nomi lombardi
nel cratere di
polvere e cristalli. Contadini
come quelli che i
fari frugano nel nulla:
vanno con il
mantello nero dalle cascine
al paese per la
partita, fanno meno rumore
i passi sull'erba
di brina che sui detriti
dello scoppio.
Sul ponte di Lodi uno era passato,
come me, con i
conti in ordine, l'odore del fieno
nelle tasche.
Trenta chilometri, un'ora
a passo d'uomo
tra i fossi di latte,
con la spina in
fronte delle ingiustizie,
di quel che non
si fa o si fa male,
chiamando poi i
morti a sdebitarci.
15 novembre 1969, tornando a Milano in automobile dopo la
strage di Piazza Fontana
(da "Il
giusto verso", Rusconi, Milano 1970)
PORTAMI CON TE
di Attilio
Bertolucci (1911-2000)
Portami con te
nel mattino vivace
le reni rotte
l’occhio sveglio appoggiato
al tuo fianco di
donna che cammina
come fa l’amore,
sono gli ultimi
giorni dell’inverno
a bagnarci le
mani e i camini
fumano più del
necessario in una
stagione così
tiepida,
ma lascia che
vadano in malora
economia e
sobrietà,
si consumino le
scorte
della città e
della nazione
se il cielo
offuscandosi, e poi
schiarendo per un
sole più forte,
ci saremo trovati
là dove vita e
morte hanno una sosta,
sfavilla il
mezzogiorno, lamiera
che è azzurra
ormai
senza residui e
sopra
calmi uccelli
camminano non volano.
(da "Viaggio
d’inverno," Garzanti, Milano 1971)
LA MORALE
SESSUALE
di Aldo
Palazzeschi (1885-1974)
Non si arriva a
comprendere
come mai
un popolo di
antica civiltà,
e bizantino per
antonomasia
si fosse potuto
dare
quale base di
costume
la morale
sessuale,
la più balorda di
tutte le teorie.
Fenomeno
giustificabile soltanto
in un popolo
cieco,
che non sa quello
che deve fare
assoluto e
irrazionale
tirannico e
crudele
ignorante e
primordiale
contro natura
direttamente.
Ma non fu un
cattivo vento
spirato da un
balordo paese
e per non aver
saputo chiudere
la porta in tempo
penetrato
furtivamente?
(da "Via
delle cento stelle", Mondadori, Milano 1972)
NON FOSSE ALTRO SON
BELLI
di Alfonso Gatto
(1909-1976)
Non fosse altro
son belli
i ragazzi che
fanno campagna
ai gradini di
Piazza di Spagna.
Belli per
nostalgia
belli senza
riguardo
millenni dentro
lo sguardo
per qualche
giorno di scena.
Adamo seduto
sull'erba
spacca la mela
acerba,
si dice solo che
campa
salendo e
scendendo la rampa
di Piazza di
Spagna.
Alla barcaccia si
bagna
le mani rosse e
vi beve
il riso delle
gengive.
Se dice campa non
vive,
aspetta la neve.
(da "Poesie
d'amore", Mondadori, Milano 1973)
ULTIMA BRINA
di Raffaele
Carrieri (1905-1984)
a
Marilù
Quando l'ultima
brina
Diventava neve
In piazza
Beccaria
Tornava donna
Maria
Con la bisaccia
greve
Dei terroni di
Milano.
Alla vigilia di
natale
Tornava a
zampettare,
A zampettare:
Provole
affumicate
Capitone di
Barletta
Salami col
diavolo
Cicoria del
Gargano
Anicini di
Molfetta.
Quando l'ultima
brina
Diventa neve
Al Verziere
Non torna donna
Maria.
(da "Le
ombre dispettose", Mondadori, Milano 1974)
GIRO DEL SOLE NELLE NOSTRE STANZE
di Diego Valeri
(1887-1976)
Giro del sole nelle nostre stanze,
da finestra a
finestra, da mattino
a sera. Quanti
giorni, quante
stagioni, e poi
anni...
Le nostre figlie
bambine, poi donne.
Tu sempre più
stanca e lontana,
poi finita, una
mattina all'alba.
Io qui ancora, a
guardare stupito
il tempo che gira
col vecchio sole
da finestra a finestra.
(da "Calle
del vento", Mondadori, Milano 1975)
ANCHE IL FILO
ROSSO
di Adriano
Guerrini (1923-1986)
No, amici. Non ho
più vent'anni,
allora studiavo
metafisica,
in cento pagine
volevo risolti
tutti i segreti
della vita.
No. Ora so che
una cosa sola
non basta a
spiegare tutte le cose.
Anche il filo
rosso è uno solo
tra i tanti che
formano la trama
del mondo; e
forse la trama
è assente. Invece,
in tutti i libri
leggete sempre lo
stesso libro,
falsi sapienti,
voi, della razza
di chi bruciò la
Biblioteca.
Eppure qualcuno
lo aveva detto
che da ogni
finestra sempre si vede
l'infinito, e che
un bel naso
di donna talvolta
ha segnato
le sorti d'un
regno, e una pioggia
bastò ad
impantanare il cavallo
del grande
Spirito del Mondo:
come sempre è
accaduto e accadrà.
(da "Poesie
politiche", All'Insegna del Pesce d'Oro, Milano 1976)
SULLA NUVOLA
DEGLI ANNI
di Giorgio Vigolo
(1894-1983)
Restano sulla nuvola degli anni
amati volti sopra
il tempo illesi,
restano sopra la
tempesta accesi
sull'albero
maestro i fuochi santi.
Fra vita e morte io già li vidi infante
vegliare sulla
mia febbre sospesi
con ansie luci: e
del fanciullo antico
pare che ancora
fremano gli affanni,
come in turbato sonno una ferita
duole ormai
chiusa e i suoi rami recisi
gemere sente
l'albero nel vento.
Così dei mali nostri, anche divisi
da tanta nube,
durano al tormento
e a patire con
noi restano in vita.
(da "I
fantasmi di pietra", Mondadori, Milano 1977)
I TUOI SEGNI
di Leonardo
Sinisgalli (1908-1981)
Riguardo quando
non ci sei
gli scartafacci
toccati dalle tue dita,
i fogli con le
impronte dei giorni
bui, delle ferite
dolenti.
Guardo le carte
miracolosamente
riavute (gli
editori sono a caccia
di farfalle sul
lungotevere),
draghi gioiosi,
tronchi
capelluti,
meteore fiammanti, e
mi esalto e mi
dispero
perché è morta la
tua mano.
(da
"Dimenticatoio", Mondadori, Milano 1978)
L'ULTIMA
di Bartolo Cattafi
(1922-1979)
Scene che si
montano da sole
si smontano
rimontano
che si susseguono
snodate
oleate scorrevoli
poi traballano
rallentano
s'inceppano sulla
guida
a scossoni
riprendono
finché una non ti
si ferma davanti
quella ti resta
da rimirare
da ricamarci
sopra.
(da
"L'allodola ottobrina", Mondadori, Milano 1979)
Grazie!
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