Nacque a Bologna
nel 1891 e morì a Monza nel 1985. Dopo aver frequentato per tre anni la facoltà
di lettere dell'Università di Bologna, abbandonò gli studi per dedicarsi completamente
alla scrittura. Giovanissimo cominciò a collaborare a varie riviste, tra cui «La
Voce», «Il Resto del Carlino», «Primato» e «La Ronda»; di quest'ultima fu anche
uno dei fondatori. Partecipò alla Grande Guerra come ufficiale d'artiglieria.
Nel 1941 fu nominato accademico d'Italia, ma tre anni dopo rinunciò alla
prestigiosa carica; fu socio di diverse accademie, tra cui la Crusca e i
Lincei. Scrisse romanzi (tra cui, famosissimo è Il mulino del Po), novelle, saggi critici, poesie e opere teatrali.
Per Riccardo
Bacchelli, meglio conosciuto in veste di prosatore, piuttosto che quella di
"poeta dimenticato", sarebbe più opportuna la definizione di
"poeta trascurato", poiché la sua prima e più importante opera in
versi: Poemi lirici - che è stata ripubblicata
in tempi recenti - andrebbe considerata alla stessa stregua di altre uscite
durante il secondo decennio del XX secolo, che vengono ritenute fondamentali
per le innovazioni, le tematiche, la versificazione e l'originalità. Insomma,
questa raccolta, che si presenta come un misto di frammenti autobiografici, descrizioni
paesaggistiche, meditazioni filosofeggianti e pagine di diario in versi, e che
in parte s'ispira alla migliore poesia di Walt Whitman, appare perfettamente
inserita in quel clima particolare che si venne a creare grazie ad alcuni scrittori
talentuosi, quasi tutti riuniti all'interno delle pagine di una rivista, La Voce, capace di rappresentare la
migliore letteratura italiana di quel preciso periodo. Il resto della
produzione poetica di Bacchelli non è certo da buttare, anche se appare desueta
rispetto ai tempi.
"Poemi
lirici", Zanichelli, Bologna 1914.
"Amore di
poesia", Preda, Milano 1930.
"Parole
d'amore", Officina Tipografica Gregoriana, Milano 1935.
"La notte
dell'8 settembre 1943", Garzanti, Milano 1945.
"Memorie del
tempo presente", Rizzoli, Milano 1953.
"Versi e
Rime. Primo Libro. La Stella del Mattino", Mondadori, Milano 1971.
"Versi e
Rime. Secondo Libro. Bellezza e Umanità", Mondadori, Milano 1972.
"Versi e
Rime. Terzo Libro. Giorni di Vita e Tempo di Poesia", Mondadori, Milano
1973.
Presenze in
antologie
"Poeti
d'oggi: 1900-1920", a cura di Giovanni Papini e Pietro Pancrazi,
Vallecchi, Firenze 1925; nuova edizione: Crocetti, Milano 1996 (pp. 43-46).
"Antologia
della lirica contemporanea dal Carducci al 1940", a cura di Enrico M.
Fusco, SEI, Torino 1947 (pp. 226-228).
"La lirica
moderna", a cura di Francesco Pedrina, Trevisini, Milano 1951 (pp. 546-547)
"L'antologia
dei poeti italiani dell'ultimo secolo", a cura di Giuseppe Ravegnani e
Giovanni Titta Rosa, Martello, Milano 1963 (pp. 687-692).
"Letteratura
dell'Italia unita 1861-1968", a cura di Gianfranco Contini, Sansoni,
Firenze 1968 e 1994² (pp. 761-764).
"Poesia
italiana del Novecento", a cura di Piero Gelli e Gina Lagorio, Garzanti,
Milano 1980 (volume primo, pp. 346-354).
"Il canto
strozzato: Poesia italiana del Novecento", a cura di Giuseppe Langella e
Enrico Elli, Interlinea, Novara 1997² (pp. 381-382).
"L'altro
Novecento. Volume III. La poesia etico-civile in Italia", a cura di
Vittoriano Esposito, Bastogi Foggia 1997 (p. 64).
"Poesia del
Novecento italiano. Dalle avanguardie storiche alla seconda guerra
mondiale", a cura di Niva Lorenzini, Carocci, Roma 2002 (pp. 104-107).
Testi
Da
"PAESAGGI"
1.
Improvvisa, la
fantasia m'ha condotto per le strade
rettilinee del
Bolognese, bordate di rami
freddolosi,
toccati dall'ottobre , con prospettive
di persiane verdi
allineate sulle facciate.
Il Reno si stacca
dai monti con incantevoli
indugi e prende spazio in pianura, alberi
e frutteti si
spogliano con incredibile bellezza,
riposano al sole
le terre. È il tempo
adesso che le
cantine odorano di fermentazione,
e il contadino
esce senz'arnesi a guardare
forse se qualche
fosso non scola. Le terre,
gli uomini, il
paese fortunato nelle adiacenze
del fiume, godono
questo sole breve.
Gli uccelli son
di passo.
In fiore, gli
oscillanti canapai ubbriacavano.
Dai fieni mézzi
che dan la febbre, da ondate
di frumenti
pesanti, chi passa lungo le siepi
ne vede uscire i
campanili rossi e i pioppi
senz'ombra
annegati nella canicola, che non si sa
a che vento mai
trovino il modo di tremare
in queste calme
di luglio.
(da "Memorie
del tempo presente")
MALIE DI STAGIONE
Io credetti già
un tempo, autunno, che
Una sapida
angoscia ed il sentore
Cenerigno che
infondi nel mio umore,
Simile chi di mal
sottile attende
Di finire al
cadere delle foglie,
Fosse presagio
D'inverno, che
accoglie
Nell'arie
rilucenti ed estenuate
Delle tue
squisitissime giornate.
Or mi ravvedo; e
non so poi il perché
La novità mi
annuncia d'invecchiare:
Nelle luci
argentine tanto rare
Dove settembre i
suoi colori accende
Come la febbre su
un volto distrutto,
Che adagio adagio
Riluce e manca,
tutto
Sento consunto
l'ardor dell'estate,
Con quelle che
non tornano giornate.
Autunno, io
guardo indietro, e non so che
M'invoglia e
svoglia acre e dolce malia
Sensuosa e ricca
di melanconia:
Oh, ben so che il
color che adesso prende
La foglia, è il
mal di morte, e che nel sangue,
In un contagio
Sottile, ferve e
langue
Veleno di
passioni consumate,
Rancor che sian
passate le giornate.
Pallido autunno,
quest'inutil voglia
In cui mi adagio,
Sol al passato
intende
Con voluttuosa
doglia, come se
Non più avesser
dimani le giornate.
(dalla rivista «Poesia», marzo 1947)
IMMORTALE AMORE
Chiunque io pensi
di trovar di là,
M'è argomento e
ragione di timore,
E di rimorso e di
pudore: solo
Con te, mia
amata, come nella vita
Così di là da
morte io confessato
E fidente mi
sento ed affidato,
Con te mia amata
in vita e oltre la vita.
E tu accoglierai
tremando queste
Parole mie di felicità,
La mia, la tua, e non potrà finire
Poi ch'essa è nata d'immortalità.
(da "Versi e
Rime. Secondo Libro. Bellezza e Umanità")
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