Non è la prima volta
che riunisco in un unico post poesie riguardanti argomenti strettamente
collegati. In questo caso si parla di luoghi religiosi, e vi compaiono, quindi,
cattedrali, chiese, conventi, monasteri, santuari, templi ecc. Oltre al
misticismo, che è, naturalmente, l'elemento principale di questi versi, si nota
una ricerca costante di silenzio, di pace e d'isolamento. Soprattutto quando si
parla di conventi, chiostri, santuari e chiese abbandonate, c'è, sottinteso, un
bisogno urgente di isolarsi dal mondo esterno e, più in generale, dall'aspetto
materialistico della vita moderna. Questi precisi luoghi possono facilitare,
nei poeti presi in esame, la possibilità di raccogliersi intimamente e di poter
aspirare ad un'esistenza tutta spirituale, senza tentazioni o distrazioni. A
conferma della ricerca d'isolamento, si possono citare alcuni emblematici
titoli dei componimenti poetici, che contengono vocaboli indicanti distacco,
lontananza e solitudine (ad esempio: Aventino,
Chiesa rurale, Cappella in campagna, Le sperdute, L'isola canora). Ma vi sono anche situazioni differenti, come
succede in Santuario di Giovanni
Camerana, dove il poeta, rivolgendosi da una compagna dell'infanzia o
dell'adolescenza, invita ad un ritorno nel luogo sacro che vide, per i due,
momenti indimenticabili (una sorta di paradiso perduto). Pure la Vecchia cattedrale descritta da Corrado Corradino
custodisce cose e fatti avvenuti molti anni prima, ma è divenuta ormai: Un sarcofago immane / Dove dorme il passato
in sepoltura. Terrificante e funerea è la poesia In chiesa di Arturo Graf, tutta concentrata nel descrivere,
parlando dell'interno dell'edificio religioso, gli effetti visivi, musicali ed emozionali che è capace di suscitare tale spazio.
Passando ai versi dedicati ai luoghi religiosi "non cristiani", la
poesia Il tempio pagano di Aldo
Palazzeschi è piena di atmosfere misteriose e inquietanti; non lontana da
quest'ultima, L'antro sacro di Arturo
Graf tratteggia un posto nascosto che mantiene un sentore mistico alquanto
enigmatico. Un anomalo effetto ottico scaturisce dalla visione di un Tempio sull'oceano, delineato da
Angiolo Orvieto in modo affascinante e fantasioso. Salvatore Quasimodo infine,
in un manoscritto giovanile pubblicato molti anni dopo la sua morte, parla di
un tempio immaginario, immerso in un'aura favolosa e sognante.
Poesie sull'argomento
Mario Adobati:
"Il convento della pace" e "Tebaide" in "I cipressi e
le sorgenti" (1919).
Diego Angeli:
"Aventino" in "L'Oratorio d'Amore" (1904).
Bino Binazzi:
"La cattedrale" in "Turbini primaverili" (1910).
Umberto Bottone:
"Chiesa parata a morto" in "Lumi d'argento" (1906).
Umberto Bottone:
"Santa Francesca Romana. A Rosario, defunto" in
"L'Ippogrifo", dicembre 1907.
Giovanni Camerana:
"Santuario" in "Poesie" (1968).
Giuseppe Caruso:
"I Conventi" in «La Fiorita», agosto-settembre 1907.
Giovanni Alfredo Cesareo:
"Alto silenzio tiene" in
"Poemi dell'ombra" (1923).
Stefano Cesare
Chiappa: "Alla Certosa di S. Maria. Ballata" in «L'Amore Illustrato»,
dicembre 1898.
Guelfo Civinini:
"Chiesa rurale" in "L'Urna" (1900).
Sergio Corazzini:
"La chiesa" in "Fracassa", luglio 1903.
Sergio Corazzini:
"Cappella in campagna" in "L'amaro calice" (1905).
Corrado Corradino:
"Vecchia cattedrale" in "Su pe 'l calvario" (1889).
Giovanni Croce:
"Le sperdute" in "L'anima di Torino" (1911).
Luigi Donati.
"Nel Chiostro" in "Poesia di passione" (1928).
Luisa Giaconi:
"Tebaide" e "Il tempio" in "Tebaide" (1912).
Corrado Govoni:
"Tabernacolo" in "Le Fiale" (1903).
Corrado Govoni:
"La cattedrale" e "Convento in miniatura" in "Armonia
in grigio et in silenzio" (1903).
Corrado Govoni:
"La cattedrale" in "Poesie elettriche" (1911).
Arturo Graf: "In
chiesa" in "Medusa" (1990).
Arturo Graf:
"L'antro sacro" in "Le Danaidi" (1905).
Giuseppe Lipparini:
"Il chiostro" in "Le foglie dell'alloro. Poesie
(1898-1913)" (1916).
Gian Pietro Lucini:
"La Catedrale" in "Il Libro delle Imagini terrene" (1898).
Arturo Onofri:
"L'isola canora" in "Liriche" (1914).
Angiolo Orvieto:
"Tempio" in "La Sposa Mistica. Il Velo di Maya" (1898).
Angiolo Orvieto:
"Tempio sull'oceano" in "Verso l'Oriente" (1923).
Aldo Palazzeschi:
"Il tempio pagano" in "I cavalli bianchi" (1905).
Giovanni Pascoli:
"Il santuario" in "Myricae" (1900).
Francesco Pastonchi:
"Chiesa abbandonata" in "Dai nostri poeti viventi" (1903).
Salvatore Quasimodo:
"Il tempio" in "Bacia la soglia della tua casa" (1981).
Yosto Randaccio:
"Chiesa abbandonata" in "Poemetti della convalescenza"
(1909).
Emanuele Sella:
"L'infinita tristezza che mi opprime"
in "Il giardino delle stelle" (1907).
Agostino john
Sinadinò: "Trinity church - Broadway" in "Il Dio
dell'attimo" (1924).
Domenico Tumiati:
"Campanile antico" in "Musica antica per chitarra" (1897).
Giuseppe Villaroel:
"Monastero" in "La tavolozza e l'oboe" (1918).
LA CATTEDRALE
di Corrado Govoni
Le case ànno de le
fisionomie
di un ingenuo
seminario
che fosse un
tabernacolo sacramentale;
le chiese sono le
diverse sacrestie,
il gran Castello è il
battistero solitario
e il Duomo antico è
l'unico confessionale.
I conventi velati da
la nebbia tetra
ognuno pare una
Certosa d'egiziane
mummie racchiuse
dentro candidi corredi;
i campanili sono i
pulpiti di pietra
da cui sbracciano le
campane
le loro giornaliere
prediche.
I cerei dei lampioni,
per la povertà
de le vie, le navate,
ne la loro casupola
accendon de le rose
thee votive;
e su la Chiesa de la
città
il cielo incurvasi
come una cupola
tempestata di
sfolgoranti stelle vive.
(da "Armonia in
grigio et in silenzio")
IL TEMPIO PAGANO
di Aldo Palazzeschi
Son cento le arcate
che forman la loggia
ch'è in mezzo alla
valle.
Si dice che in tempi
lontani
la gente pagana
cantava là sotto.
Soltanto al pensiero
la gente fa il segno di croce.
E sotto quel tempio
vi crescono l'erbe.
Son erbe, che al solo
toccarle, si dice, ristagnano il sangue.
Di notte si senton
talvolta
terribili alzarsi le
voci discordi.
La gente fa il segno
di croce:
ritornano al tempio i
pagani gridando.
(da "I cavalli
bianchi")
Ferdinand Khnopff, "In Brügge, Eine Kirche" (da questa pagina) |
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