Di Pier Ludovico
Occhini (Arezzo 1874 - ivi 1941) avevo parlato qualche anno fa, dedicandogli un post e facendolo
rientrare tra i poeti dimenticati. Ma in verità, il poeta toscano non fu mai
preso in grande considerazione, se si esclude qualche menzione apparsa sulla
rivista Il Marzocco. Quanto alle
antologie, a me risulta che il solo Glauco Viazzi lo inserì in Dal simbolismo al dèco, facendo
precedere i quattro suoi componimenti poetici selezionati da una interessante e
dottissima introduzione. E visto che, da quanto ne so, è questo l'unico scritto
che tratti della poesia di Occhini, su di esso mi baso per parlare della sua
raccolta più importante: Biscuits de Sèvres.
Il libro è
rarissimo (soltanto tre biblioteche italiane lo posseggono); fu pubblicato
dalla Tipografia Paggi di Firenze nel 1897; si avvale di 112 pagine in cui sono
comprese 41 poesie separate dalle seguenti tre sezioni: Biscuit de Sèvres; Viole;
Cofanetto di nozze. L'ultima sezione
citata si divide in due parti e un intermezzo. Occorre aggiungere che Occhini,
tre anni prima di questa, aveva dato alle stampe un'altra raccolta di versi: Ghirlanda minima, pubblicata dalla
Tipografia Landi di Firenze; tutte le poesie di quest'ultimo volumetto ad
esclusione di Ave, sono presenti in Biscuits de Sèvres, all'interno della sezione
Cofanetto di nozze.
Tornando al
saggio critico di Viazzi, presente alle pagine 89 e 90 della citata antologia,
egli definisce i versi di Occhini: "uno
scriver tutto di pittura", affermando poi che il libro andrebbe letto
come se fosse "una raccolta di
quadri tutti dedicati allo stesso tema"; ebbene, non si può negare che
il critico abbia ragione, basta leggere le prime poesie, dove si percepisce
l'estrema importanza dei colori nei versi di Occhini; lo stesso Viazzi ne parla
in questo frammento del medesimo saggio:
Il sistema di Biscuits de Sèvres si realizza anzitutto
cromaticamente, su due dominanti fondamentali, il verde e il rosa, variamente
in combinazione con l'ametista, il turchese, il violetto ed il bruno.
Altra
caratteristica dominante del volume poetico di Occhini è l'ambientazione
settecentesca delle scene descritte e dei personaggi presi in considerazione.
Anche in questo contesto, Viazzi è riuscito ad individuare l'operazione
letteraria dello scrittore toscano, che, per certi versi, va considerato un
anticipatore del crepuscolarismo. Leggiamo a tal proposito un altro frammento
dello stesso in cui si ribadisce la stretta parentela di certe descrizioni
paesaggistiche con la migliore pittura del XVIII secolo:
La coerenza di Biscuits de Sèvres per certo organizza
soltanto materiali di repertorio, unità culturali già stabilite,
l'aristocratico mondo di figure que vont
charmant masques et bergamasques, eppertanto anche parchi e boschi
nobiliari, con le fontane l'erme i laghi e le dame e i cavalieri, un décor
settecentesco all'insegna di Watteau, Boucher, Fragonard, ma variando l'eros da
gioiosità a malinconia, volgendo il principio del piacere in principio di
estenuazione e mancamento, la concretezza in fantasmatico.
Chiudo riportando
tre fra le migliori poesie di Biscuits de
Sèvres; le prime due fanno parte della sezione iniziale, che porta il
titolo del volume, mentre l'ultima si trova nella seconda sezione intitolata Viole. Come risulterà facile notare
leggendole, in tutte si respira un'aria languida e autunnale; vengono descritti
personaggi più o meno definiti che passeggiano lungo vie intristite da un senso
di sfinimento; importanza non marginale viene data ai colori delicati
dell'autunno e a quelli smorti degli abiti dei personaggi descritti.
RICHIAMI
Vanno i poveri
vecchi per la via
e cadono le
foglie a la mite aria...
Triste la
turchiniccia compagnia
va per la gialla
strada solitaria;
triste - ché
triste su su reca il vento
lieve una
pastorale di lontano
e piange l'acqua
di un fiume d'argento
e cadono le
foglie a mano a mano.
Vanno i poveri
vecchi, tristi in cuore
- gli abiti
turchinicci han tinte smorte -
e sentono in ogni
foglia che muore
essi sentono il
gelo della morte...
(da "Biscuit de Sèvres", p. 13)
NE L'ESTATE DI
SAN MARTINO
Sotto il cielo
turchese
lungo taciti
viali
una dama va
soletta
ne' tepori
mattinali.
Intorno autunno
langue
sfoglia sfoglia i
fiori già
che le cadon su
la nuca
e su i rosa
falpalà.
Un abate violetto
già le disse un
madrigale...
Ella pensa i cari
omaggi
a la sua beltà
nivale;
ma non più
giovine dama
lentamente or
triste va...
Sol fiorisce il
crisantemo
ne l'aiole qua e
là.
(da "Biscuit de Sèvres", pp. 29-30)
DOLCE LARVA
Dopo la pioggia
tingonsi di rosa
i pioppi. Sul
sentiero ella non è...
Ma vedo ne la
nebbia lagrimosa,
come un sogno,
l'Amata innanzi a me.
Cresce la nebbia.
Tra licheni intanto
ha voci la
fontana ammutolita.
Ella i celestiali
occhi d'incanto
volge di una
tristezza indefinita.
Cadono fiori miti
al suo passaggio,
molli petali,
goccie qua e là:
par che nel
pianto di un estinto maggio
a me la spinga
una gentil pietà
e torni
dolcemente con la gonna
del colore di
pallido turchese
bella come una
Vergine Madonna
dipinta da un
estatico senese...
Ma invan le
chieggo - In riva a le vivaci
acque rimani...
Perché no? perché?... -
Ella passa... ed
i fiori come baci
le si sfogliano
mollemente ai piè.
(da "Biscuit de Sèvres", pp. 53-54)
Poeta cui si deve anche, a ragione attribuire il titolo di precursore del crepuscolarismo, assieme al Diego Angeli della "Città di vita". Ciò mi pare evidente in certi "quadrati cromatici" govoniani che qualcosa forse devono ad Occhini. Quando ebbi la fortuna di leggere il suo libro mi parve che l'autore ponesse anche l'attenzione su Verlaine, in particolare su certi cammei delle "Feste galanti"
RispondiEliminaTutto giusto. Aggiungerei, a proposito di opere poetiche anticipatrici del crepuscolarismo, uscite su per giù in quegli anni, "Il convegno dei cipressi" di Cosimo Giorgieri Contri e "Mysterium" di Giovanni Tecchio.
EliminaE queste ultime da te citate anticipano addirittura le su citate opere. Mi pare siano addirittura entrambe del 1894
RispondiEliminaSì, anche se è giusto ricordare che tutti debbono molto ad un'altra opera poetica fondamentale, anche per i crepuscolari: "Poema paradisiaco" di Gabriele D'Annunzio, uscito l'anno precedente.
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