Nacque a Palermo nel
1883 e ivi morì nel 1954. Si dimostrò già nella prima gioventù poeta
rivoluzionario, inizialmente infatti fondò una rivista poetica (La Fronda, 1905) i cui collaboratori
intendevano chiudere cogli esausti schemi del lontano passato; quindi aderì al
movimento futurista, da cui però si staccò quasi subito in polemica non F. T.
Marinetti. La sua appassionata e copiosa produzione in versi (fu tra i primi ad
adottare il cosiddetto "verso libero"), ad un certo punto si
interruppe improvvisamente e rimase sospesa per molti anni, per poi riprendere
a cominciare dal 1932 fino alle ultime raccolte caratterizzate da una
conversione al cristianesimo che rese i suoi versi molto più sobri rispetto
alla fase iniziale. Lavorò nei settori del giornalismo e dell'insegnamento e
pubblicò, oltre alle poesie, alcuni romanzi.
Opere poetiche
"Le Voci",
Sandron, Palermo 1903.
"Le canzoni
rosse", Sandron, Milano-Palermo-Napoli 1904.
"La leggenda
della vita", Edizioni di «Poesia», Milano 1909.
"La
Ritornata", Studio Editoriale Moderno, Catania 1932.
"L'Estate di San
Martino", Trimarchi, Palermo 1935.
"Liriche dei
tempi", Reber, Palermo 1939.
"Sillabe",
Berben, Modena 1949.
"Incantesimo del
fuoco", Corbaccio, Milano 1952.
Presenze in antologie
"Le più belle
pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba,
Lanciano 1928 (vol. III, pp. 3-17).
"La poesia italiana
di questo secolo", a cura di Pietro Mignosi, Edizioni del Ciclope, Palermo
1929 (pp. 154-155).
"La nuova poesia
religiosa italiana", a cura di Gino Novelli, La Tradizione, Palermo 1931
(pp. 123-127).
"Antologia della
lirica italiana. Ottocento e Novecento", nuova edizione, a cura di Carlo
Culcasi, Garzanti, Milano 1947 (p. 353).
"La lirica
moderna", a cura di Francesco Pedrina, Trevisini, Milano 1951 (pp.
630-636).
"Poeti
simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni
Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. 1, pp. 79-85; vol. 2, pp.
102-103; vo. 3, pp. 89-94).
"Dal simbolismo
al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (tomo secondo, pp.
449-454).
"Neoidealismo e
rinascenza latina tra Ottocento e Novecento", a cura di Angela Ida Villa,
LED, Milano 1999 (pp. 682-711).
"Sicilia, poesia
dei mille anni", a cura di Aldo Gerbino, Sciascia, Caltanissetta-Roma 2001
(pp. 388-390).
Testi
MALINCONIA D'UN
TRAMONTO
Che voli di rondini
in cielo!
S'inseguono a stormi,
trillando
attorno ai comignoli,
agli alti
abbaini ove l'ultima
luce
ancora tremola:
qualcuna
— solitaria — intesse
i suoi
ratti voli, incerta,
con brevi
gorgheggi chiamando.
Lontano.
a sciami, come
moscerini,
brulicano nell'oro
effuso
del crepuscolo. A
l'oriente
s'affaccia la sera
sul queto
specchio del mar che
si dislaga
oltre il porto,
candido come
latte, venato di
turchino.
L'orizzonte sbadiglia
nebbie
e il cielo s'imbruna.
Le file
dei platani verdi ed
inerti
dilungatisi a perdita
d'occhio
per l'ampio viale. Le
cose
si tacciono tutte: è
nell'aria
come uno stupor
religioso.
Quel pescatore che
ritorna
a riva nella sua
barchetta
remeggiando
tacitamente
pare lontanissimo.
Quella
carrozza che brontola
a pena
scorrendo sul
lastrico, pare
lontanissima. Io
stesso sento
ora qualche cosa di
me
assai lontana. Uniche
voci
nell'immensa torpida
calma,
le rondini passan
trillando:
monotona e fioca una
stanca
campana lontana
lontana
s'affanna, s'affanna
a sonare...
(da "La leggenda
della vita")
IL MIO DIO E L'ALTRO
DIO
Il mio Dio è un
piccolo dio,
piccolo come una
lucciola
fra i grandi astri
superbi ed immoti,
piccolo come un fiato
d'aria odorosa che
increspa appena.
La sua divinità è
tutta
nella sua
impossibilità a essere qualcosa.
Il mio Dio non è il
buio né la luce,
né la vita o la
morte,
né il giusto o
l'ingiusto.
È un atomo sperduto
che bisogna sapere
scoprire nell'immensità,
nell'immensità che è
fuori e che è dentro di noi.
Ma è anche
l'eternità.
L'altro dio è un
immenso e tronfio dio
grande come tutte le
cose visibili e invisibili,
che abbraccia tutto e
che sotto diversi nomi
è adorato dagli
uomini, anche dagli atei.
Insegna tutto in ogni
lingua, in ogni religione,
ma non può nulla:
anch'egli è inerte
e lascia che ogni
cosa e ogni persona
si muova, pensi,
agisca per lui
o contro di lui,
tutto permettendo
e perfino scoprendo;
impropizio
oggi all'eroe o al
santo, propizio domani
al bruto e a chi
lacerò le sue leggi;
esaltatore e
pervertitore; più Belzebù
che Jehova; benedetto
per i suoi prodigi,
adorato pei suoi
misfatti;
ma soprattutto sordo
e incapace a reagire
alla preghiera come
alla bestemmia,
pago d'essere
implorato o maledetto.
Io disprezzo un
simile dio
che si lascia così
severamente
giudicare da me. Egli
non è eterno.
Egli nacque dopo gli
uomini e morirà prima degli uomini.
(da "La
Ritornata")
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