Alcuni desideri si
adempiranno,
altri saranno
respinti. Ma io
sarò passata
splendendo
per un attimo. Anche
se nessuno
mi avesse guardata
risulterebbe
ugualmente giustificato -
per quel lucente
attimo -
il mio esistere.
Questa breve poesia è
di Margherita Guidacci (Firenze 1921 - Roma 1992). Fu pubblicata nella raccolta Anelli del tempo (Città di Vita, Firenze
1993), uscita un anno dopo la morte della poetessa fiorentina; ora si trova nel
volume Le poesie (Le Lettere, Firenze
1999) che raccoglie l'intera opera poetica della Guidacci.
Sono pochi versi
bellissimi in cui una stella cadente (probabilmente durante una notte di
agosto) parla di sé, del suo passaggio splendido e fugace. Come è noto a tutti,
esiste una leggenda secondo la quale, nella notte di San Lorenzo, chi riesce ad
avvistare una stella cadente può esprimere un suo recondito desiderio ed esso,
sicuramente si avvererà. L'inizio della poesia parla, appunto, dei desideri
espressi guardando in cielo le cosiddette stelle cadenti (che in realtà sono
tutt'altra cosa). Ma, dice la poetessa, al di là dei desideri che si
realizzeranno o meno, ciò che conta è il passaggio della stella nel cielo; essa, con la sua scia splendente, anche se del tutto inosservata, rimane comunque
qualcosa di significativo; ciò che giustifica la sua irrisoria esistenza è quel
lucente attimo che, evidentemente,
possiede qualcosa di estremamente importante. Sembrerebbe che la Guidacci abbia
paragonato il velocissimo passaggio della stella cadente nel cielo notturno a
quello della vita umana sulla terra; da qui la dichiarazione finale che va di
pari passo ad una fede religiosa ben radicata: anche la vita che all'apparenza
sembri completamente inutile, così come la vita di breve durata ha un
significato ed un'importanza.
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