- Stai sognando?
Rispondi!
- Ero lontano...
Fuori da questo tempo
e questo spazio,
in luoghi dove non
arriva l'occhio
della TV col suo
nembo di cenere,
che in questo tempo e
spazio scopre nuovi
paesi dove la nostra
ansia dilaghi.
Altri i miei cieli. E
i sogni anche più vaghi.
Questi pochi versi sono di Alessandro Parronchi e fanno parte del volume Coraggio di vivere, edito da Garzanti nel 1960. È la nona poesia
compresa nell'ultima sezione intitolata Il
paesaggio dipinto (1955-'60), che raccoglie le poesie cronologicamente più
recenti rispetto alle altre del libro. Il primo verso inizia con una domanda,
cui segue un'esclamazione; si tratta, probabilmente, della voce della compagna
del poeta. Ebbene, mentre tutti e due si trovano seduti in una stanza della
loro casa davanti al televisore acceso, la donna si accorge che il suo compagno
non è presente: lo coglie infatti assorto in chissà quali pensieri... Da qui
l'iniziale domanda, seguita da un comando dovuto al fatto che l'uomo continua a
rimanere in silenzio. Poi la risposta del poeta: la sua confessione di
viaggiare con la mente al di fuori del tempo e dello spazio reali, in cerca,
forse, di un mondo più gradevole rispetto a quello che mostra lo schermo della
TV (definito eloquentemente come nembo di
cenere, visto che a quel tempo esistevano soltanto apparecchi televisivi in
bianco e nero); c'è da aggiungere poi, che nel periodo in cui fu scritta questa
poesia la televisione era giunta nelle case degli italiani da pochi anni, ed
esisteva, quindi, soltanto un unico canale della Rai. Parronchi, insomma, cerca
semplicemente di evadere dalla realtà troppo oppressiva, soprattutto nei
momenti in cui, terminato l'orario di lavoro, si ritrova con la famiglia, nella
propria casa davanti alla TV che, invece di distrarlo, parla di guerre lontane,
di crisi mondiali od altre cose simili, immettendo nella mente del poeta
soltanto un'ansia insopportabile. Ecco quindi spiegata la fuga verso altri cieli e verso sogni vaghi che possono trovarsi soltanto in mondi irreali. E tale
discorso è validissimo anche ai giorni nostri: il tempo della globalizzazione
in cui qualunque fatto avvenga nel mondo ha una risonanza massima che giunge
dovunque. Per il resto, la TV offre spettacoli quasi sempre mediocri (per non
dire pessimi), e l'unico modo per fuggire da una realtà deprimente rimane
ancora una volta il sogno, la fantasia, la ricerca artificiosa di qualcos'altro
al di fuori del nostro problematico e angusto mondo...
Nessun commento:
Posta un commento