...Ed anche quest'anno
è tornato l'autunno (mai così colmo di solitudine e sconforto), e con lui son
tornate le piogge, le giornate sempre più fredde, le prime foglie secche sulle
strade. Dopo un mite settembre, da più di due settimane è ottobre; quindi
arriverà novembre che coprirà ogni cosa di tristezza e di pianto. La città eterna è in uno stato di agonia: la periferia è sempre più degradata, abbandonata, squallida; per le strade le
automobili corrono all'impazzata di qua e di là; c'è chi sfoga la rabbia in
turpiloqui e volgarità di ogni tipo; le persone si affollano in luoghi dove
vigono le regole del denaro, del vizio, della vanità e dell'apparenza; si
discute di politica, di calcio, di problemi sociali che, probabilmente, non verranno
mai risolti. E le malinconie che nascono dall'ingiallirsi e, quindi, dal cadere
delle foglie dagli alberi? E la tristezza delle giornate grigie, piovose, tetre
che si succedono in questo periodo dell'anno? E i primi freddi che gelano il
corpo e l'anima causando una disperazione senza scampo? Non esistono più, o non
fanno più parte degli interessi umani. Non resta, quindi, per coloro che non si
sentono figli dei propri tempi, che aggrapparsi ai ricordi e, una volta di più,
andare a cercare nel passato remoto, versi di poeti che cantavano l'autunno.
Versi come questi.
MARINA
di Guido Ruberti
Ciel rosso. Ciel di
settembre.
Ambra e porpora fina
fusi in un tono
velato.
Pianura coverta di
brina
che sotto il sole
rifulge
siccome ondeggiante
broccato.
Colori di chiara
ametista.
Schiume di fina
batista
ornata di candide
trine.
Nuvole su l'orizzonte
come su pallida
fronte
da le pupille divine.
Niun grido pel mare
enorme:
niuna barca che vada
o volo di uccello che
cada:
nessuna terra
lontana,
o traccia o vestigia
umana.
L'azzurra distesa si
addorme.
Silenzio. Pace
tranquilla.
Mormora il soffio
leggero
un canto di lene
riposo:
ne l'alto l'Orsa
scintilla.
Autunno! Cielo
oblioso.
Silenzio. Pace
tranquilla.
(Da "Le
fiaccole", 1905)
DALLA MIA FINESTRA A CASTELVECCHIO
di Maria Pascoli
Tra il fumo di nebbie leggiere
tra un aureo titinno di voci
cominciano gialle a cadere
le foglie dei pioppi e dei noci.
Nell’aria s’indugiano un poco
cullate dal vento. In suo corso
sott’esse scivola roco
il rivo ch’è detto dell’Orso,
e pare che chiami che chiami
col roco suo ansare. Pian piano
le foglie vi calano a sciami
e vanno con esso lontano.
Ma dove? ma dove? La belva
che seco vi porta, oh quassù,
qui presso la placida selva
non vi ricondurrà mai più.
Un mattino di
Settembre 1899
(Inedita)
TERZINE AUTUNNALI
di Angiolo Orvieto
Domani, autunno, i
fiori
più soavi e dolenti,
ch'io le sue chiome
infiori:
domani i tuoi
lamenti,
Chopin, che le sue
piaghe
io con dolcezza
tenti.
Forse erano presaghe
le tue meste parole,
le tue paure vaghe?
Le morenti viole
e le pallide rose
in un languido sole
amavi. Chi ti pose
nel cuor la passione
delle soffrenti cose?
Lenta consolazione
or, miseria,
t'appresta
la pallida stagione.
Vieni: la bionda
testa
solleva; il cielo è
pieno
d'una gran pace
mesta:
pel vitreo sereno
cadon le foglie
morte,
ogni canto vien meno:
paiono insieme
assorte
in un sogno supremo
e la vita e la morte.
Vieni: noi sogneremo
gli antichi sogni,
cinti
di un nuovo velo
estremo;
noi sogneremo, vinti
dalla sorte fatale,
il sogno degli
estinti,
il bel sogno
immortale.
(Da "La Sposa
Mistica. Il Velo di Maya", 1898)
RIMPIANTI
di Clarice Tartufari
I lampi guizzan tra
le foglie morte,
Corre pel bosco un
timido lamento,
Rimbomba cupo il
tuono, e le contorte
Querce ribelli
lottano col vento.
Dell'ombra il fosco
vel copre le smorte
Opache forme, e
l'ampia vasca, in lento
Ritmo gemendo, esala
per le accorte
Bocche canore
l'intimo tormento.
«Vien l'autunno» voi
dite ed un sottile
Tremor mi scuote e
penso che più mai
Rifiorirà per me
tepido aprile.
«Vien la sera» voi
dite. «Ancora un giorno,
Un altro giorno è
andato» io penso «ed, ahi!
Per me l'alba del cor
non ha ritorno!»
(Da "Vespri di
maggio", 1897)
SONETTO ALL'AUTUNNO
di Mario Zarlatti
Ieri l'Estate; oggi
le dipartite
tristi d'Autunno, i
vesperi malati,
e i vostri canti sono
un po' velati,
Amante bionda di rose
sfiorite.
Non valgon queste
sete alte, sbiadite
de l'alcova, né i
seni profumati,
o incensiere dei
sette peccati,
questi tramonti
carichi d'ofite.
Lasciate che in un
canto senza rime
canti le perle de la
giarettiera,
pallide come le
stelle d'Autunno.
Lasciate che in un
fremito sublime
canti il comiato de
la Primavera,
e questo pianto
giallo de l'Autunno.
(Da «Giornale
d'Arte», 1904)
AUTUNNALE
di Diego Valeri
Il sole, il più
pallido sole,
fiorisce d'un biondo
chiaror d'illusione
le zolle più aspre e
più sole.
Il cuore, il più
povero cuore,
sorride con tenero
trepido amore
al suo più dolente
dolore.
È l'ora delle soavi
disperazioni.
È l'ora delle
profonde rassegnazioni.
È l'ora delle inattese
consolazioni.
L'ora del dolce
morire, anima mia.
Così sia.
(Da
"Crisalide", 1919)
ELEGIA AUTUNNALE
di Mario Venditti
Ricordo (una camera
ardente
è ciò che ricordo):
una grande
fiorita di gigli e
ghirlande
vegliata da trepidi
ceri
lacrimanti nei
candelieri;
e il ritmo
dell'indifferente
rosario d'un gruppo
di suore,
che a preci alternava
sbadigli;
e l'indefinibile
odore
che l'afa stillava
dai gigli.
Ricordo. E l'aroma
ottobrale
che insensibilmente
s'espande
per questa fiorita
d'aiuole
vegliata dall'ultimo
sole
e dalla cadenza
lontana
dell'abituale campana
mi pare che sia tale
quale
l'odore di quelle
ghirlande.
(Da "Il
terzetto", 1911)
AUTUNNO
di Marco Lessona
Lascia ch'io posi
sulla tua
spalla la testa
e pensiamo il
passato,
il nostro dolce
passato.
Non vedi come
sfioriscono
l'ultime rose nel
giardino?
Non senti là, nel
viale,
il cader lento delle
foglie
degli ippocastani?
Pensiamo
il nostro dolore
passato.
Pur nel silenzio
si parlano i cuori.
La intendi,
la intendi, o cara,
l'anima mia, che ti
dice:
È vero che quaggiù
tutto finisce? È vero
che quel che è stato
non torna più?
(Da "Versi
liberi", 1920)
PRIMIZIE AUTUNNALI
di Enzo Marcellusi
I primi venti... I
primi freddi... Le prime stille
bige sui curvi
frassini. Entro le tue pupille,
mia dolce creatura,
il primo, lungo tedio.
Eh! il poeta è
dannato a rifar l'epicedio
dell'estate defunta,
a ripetere l'eterna cantilena
delle rose disfatte:
«La vita è una catena
di menzogne». Oggi,
vento. Passano, immense rondini,
alte nubi. Ecco,
migrano. A vespro, sulle gronde,
la pioggia canterà.
Dormiremo. Sotto le
coltri rigate. Brr...
Diremo le parole,
che odoran di
tristezza. Sorrisi, con un po'
di pianto! Accennerai
qualche verso di Hugo:
«Aimer c'est savourer, aux bras d'un être cher,
La quantité de ciel
que Dieu mit dans la chair».
Passano grandi
nuvole. Io le guardo passare.
Scendono giù, dai
monti. Si sfioccano sul mare!
Lotta delle impalpabili,
sui monti, sul mare!
Starei, tutta la
vita, a guardare, a guardare...
Per questo cielo
incerto se piovere o far vento,
non darei della terra
intera il reggimento;
né pur se da un cielo
che non vedo, e non vedi,
le più belle Madonne
mi cadessero ai piedi.
(Da "I canti
violetti", 1913)
BALLATA LXXV
di Nicola Marchese
Tu che tante passare
anime hai scorte,
e che memore sei
d'ogni vestigio;
tu che un vivo hai
nel grande occhio tuo grigio
specchio al profilo
delle cose morte;
tu, Ottobre, insegna.
Ed il perspicuo gesto,
alto accennando, alle
pupille inani
qualche dell'infinito
orma riveli.
O la trama dirada ond'è
contesto
il sudario dei cieli
antelucani,
e il pulviscolo d'oro
onde tu veli
gli occidui roghi.
All'anima, pei cieli,
nella prima od
estrema ora del giorno,
s'apra così la via
del suo ritorno,
soleggiata dagli
occhi della Morte.
(Da "Le
liriche", 1911)
LE RICORDANZE
di Emanuele Sella
O astranzie rilucenti
come argento
ne la rada pruigine
dei fieni,
che convergete al
suol vinte dai leni
soffi più leni di
autunnale vento,
oggi l'ottobre
pénetra nei seni
de le colline; il
caldo raggio è spento
del sol che in cielo
temperò i baleni
fervidi di un giorno
che mettean sgomento.
Voi siete come stelle
sopra un mare,
(la vita è un mare e
lungi son le sponde)
ed io vi sto pensoso
a riguardare.
Del mar m'affanno per
toccar le rive:
(galleggiano i
ricordi sopra le onde
del mio passato come
stelle vive).
(Da "Questo è
sogno", 1900)
MATTINO D'OTTOBRE
di Piero Muzio
Sono le foglie d'oro
entro la bruma
gli aurei riflessi de
le morte aurore?
o son gli aurei
riflessi del mio cuore
che in un desio di
luce si consuma?
Pregan le cose, le
mie dolci amiche
che videro i miei
anni giovenili
andar pensosi per
viuzze apriche,
pregano al vate
rifiorenti aprili.
Rompe le nebbie il
sole, ecco, e le spazza,
e saettano i raggi e
le scintille;
sfoggia i suoi
diamanti a mille a mille
sovra l'erbe e su gli
alberi la guazza.
(Da "L'anima e
le cose", 1914)
SERA AMICA
di Francesco Gaeta
Sera stellante, sera
cristallina,
or che l'autunno sul
mondo cala!
Inconsolata canta a
l'ottobrina
aria, tra l'erba,
qualche cicala.
Su su per la
viottola, a distanza,
d'avvinazzati ci
segue un coro:
piove a noi molle,
piove la fragranza
de i rifiorenti
nespoli a loro.
Lasciamoli passar,
senza disgusto
— tanto, stasera,
tutto è carezza —;
mentr'io presso le
guance il boa ti aggiusto,
che un po' gelate
rende la brezza.
Oh la povera cosa che
tu sei,
e che, stasera, più
mi appartiene!
Come, qui stesso,
m'inginocchierei!
O cara, quanto ti
voglio bene!
(Da "Poesie
d'amore", 1920)
SULLA SPIAGGIA DI
RIMINI
di Giacinto Ricci
Signorini
Tutto sparì: della
letizia antica
non un ricordo sul
deserto lido;
pur quest'arena, ove
io stanco m'assido,
fu di speranze e fu
di sogni amica.
Tutto è passato:
grave calma implìca
il cielo e il mare;
non un volo o un grido:
l'anima guarda quel
silenzio infido
come fiaccata da una
gran fatica.
Declina il sole
torbido ed il vento
di foglie gialle i
bei viali insozza,
scuote le piante
prive di virtù.
Ahi! passa l'ora
piena di sgomento
e abbatte i cuori: e
il mare, il mar singhiozza
com'uom che pianga la
sua gioventù.
(Da "Poesie e
prose", 1903)
LA PIOGGIA. SOLLIEVO
di Luigi Donati
Piove d'ottobre sulle scabre zolle
di grappoli e biade già spoglie;
qui, al piano; la, sul colle.
Sia benedetto il pianto
che gl'intimi affanni ristora;
benedetto se mitiga le doglie
di chi pur dopo lunga età l'implora;
e agli uomini sia sacrosanto,
se un cupo astio discioglie
e in uno schianto amor da un odio estolle.
(Da "Consolatio afflictorum", 1899)
PIOGGIA D'OTTOBRE
di Guelfo Civinini
Mormorano le gronde
nella piccola corte
sovra le foglie morte
canzoni moribonde.
Il cuore si nasconde:
ha chiuso le sue
porte,
pensa le foglie
morte,
ascolta e non
risponde.
Batte l'acqua tenace
un' alberella grama,
altre foglie van giù:
un buon sogno di pace
il cuor stanco ricama
nel ciel grigio,
lassù.
(Da "I sentieri
e le nuvole", 1911)
SERA AUTUNNALE
di Corrado Govoni
Oh i monotoni i
lunghi sibili
che fa il vento tra
le vetrate
contro cui chinano le
teste scolorate
i miei poveri fiori
inguaribili!
È l'autunno dai
freddi lunghi e penetranti,
è la fine del sole
caldo sulle soglie,
è la livida morte
delle foglie,
è la triste stagion
dei camposanti!
Nell'orto, sotto
l'acquerugiola tetra,
come palle di roseo
sapone
lustrano i pomi; una
bianca statua in disgregazione
sta raccolta in
disparte su un sedil di pietra.
Come nebbia di sogno
lenta verso i piani
fluttua l'anima
dell'autunno nella sera oscura
dall'antico giardino
ove matura
la gentile anarchia
dei melograni.
(Da "Poesie
elettriche", 1911)
SONETTO D'AUTUNNO
di Sergio Corazzini
Foglie e speranze
senza tregua, foglie
e speranze; non hanno
rami e cuori
cadute eguali allor
che i primi ori
Autunno triste su la
terra accoglie?
L’anima poi che
nell’audaci voglie
si disfece con gli
ultimi rossori
della sua giovinezza,
in foglie e fiori
malinconicamente si
discioglie.
E resta il cuore e
resta il ramo: soli
sospiranti in un
intimo richiamo
la rossa estate e il
suo vivere corto.
Ma se tornino i buoni
e dolci soli
primaverili,
rinverranno il ramo
pien di speranza e il
cuore, invece, morto.
(Da "L'amaro
calice", 1905)
AUTUNNO
di Umberto Saba
Quanta malinconia di
foglie morte
nei deserti viali,
dove tutte
appassirono le frali
gioie che al sogno
mio dava la sorte!
Oh, una malinconia
grande, infinita
quasi, un dolor
d'ogni gioia più forte,
che ben sa la mia
vita,
simile all'ingiallita
foglia, ad un buio di
giorni autunnali.
(Da
"Canzoniere", 1921)
RIME DE L'AUTUNNO
di Umberto Bottone
Questi viali dove
spargo il mio
buon sangue,
sorellina, ò già percorsi;
a questa fonte bevvi
a lenti sorsi
specchiandomi nel
vago tremolio.
Quest'agave, sorella,
ò già odorato
con voluttà, sì come
odoro i bianchi
ceri del tempio,
quando sono stanchi
per aver tutto il
giorno lacrimato.
E seppi ancora i
mille incantamenti
de le corse morenti e
de le morte,
mi aprì già il sole
tutte le sue porte
e la luna l'impero
degli argenti.
Questi salici, questi
derelitti
salici, senza ormai
lacrime più,
mi furono compagni, e
il buon Gesù
che ci guarda co'
suoi grandi occhi afflitti.
Un giorno ebbe una
lampada votiva
ne la chiesola adesso
diroccata,
e una lunga preghiera
gli ò cantata
quando sentivo il
cuor che mi moriva.
Sorella, piangi?
Forse ti fa male
il mio male? Ti
prende la tristezza
de l'autunno? La
nostra tenerezza,
o dimmi non è uguale,
non è uguale?
Forse ti prende la
malinconia
dei ricordi? Ripensi
forse al dolce
passato? Dimmi, il
tuo dolor non molce,
amica, la mia buona
compagnia?
Vano è il ricordo!...
Tutto è morto, tutto
dovea morire con le
moriture
cose. Le nostre
giovinezze pure
glorifichiamo in un
sereno lutto.
Ecco, avanza la
nostra ultima sera,
e il crepuscolo fa da
trovadore;
su, stringiamoci
cuore sopra a cuore
sognando una lontana
primavera.
(Da "Lumi
d'argento", 1906)
COLIAMBI D'UN VECCHIO
AUTUNNO
di Aurelio Ugolini
Ora l'autunno di
luminosi e folti
tappeti adorna le
ville. È un infinito
cader di foglie,
foglie su foglie: quali
cullansi lievi come
ali tronche in aria,
quali si levan
frettolose labendo.
Così allorquando la
dolce giovinezza
t'è via trascorsa
lontano, ed hai varcata
la sessantina, dal
vecchio cuor le vane
illusioni cadono e
gli aurei sogni.
Allor ti senti
sfuggire a poco a poco
la vita, e presso ti
si scoperchia un'arca,
l'arca solinga dove,
sciolti i ginocchi
e ritornato polvere,
dormirai
in pace il sonno
d'una perpetua notte.
(Da
"Viburna", 1908)
Frederic Edwin Church, "Autumn" |
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