Nacque a San Luca
(Reggio Calabria) nel 1895 e morì a Roma nel 1956. Molto noto per i suoi
romanzi, la sua attività poetica è praticamente sconosciuta. L'unico libro di
versi che pubblicò è incentrato sulla tremenda esperienza della Grande Guerra,
a cui Alvaro partecipò uscendone ferito alle braccia dopo appena un anno. Le
poesie che seguirono la raccolta d'esordio, che molto somigliano a dei racconti
in versi, oltre che ritornare sugli eventi bellici, spesso descrivono
situazioni familiari, ricordi d'infanzia e di gioventù, amori trovati e perduti
ed altro ancora.
Opere poetiche
"Poesie
grigioverdi", Lux, Roma 1917.
"Il
viaggio", Morcelliana, Brescia 1942.
Presenze in antologie
"Antologia della
lirica italiana", a cura di Angelo Ottolini, R. Caddeo & C., Milano
1923 (pp. 310-311).
"Le più belle
pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba,
Lanciano 1928 (vol. I, pp. 13-24).
"Poesia d'amore
del Novecento", a cura di Paola Decina Lombardi, Mondadori, Milano 1992
(pp. 161-163).
"Poesia italiana 1224-1961. Un'Antologia", a cura di Antonio Carlo Ponti, Guerra, Perugia 1996 (pp. 220-221).
"Le notti chiare
erano tutte un'alba", a cura di Andrea Cortellessa, Bruno Mondadori,
Milano 1998 (pp. 185-186; 263-267).
Testi
A UN COMPAGNO
Se dovrai scrivere
alla mia casa,
Dio salvi mia madre e
mio padre,
la tua lettera sarà
creduta
mia e sarà benvenuta.
Così la morte entrerà
e il fratellino la
festeggerà.
Non dire alla povera
mamma
che io sia morto
solo.
Dille che il suo
figliolo
più grande, è morto
con tanta
carne cristiana
intorno.
Se dovrai scrivere
alla mia casa,
Dio salvi mia madre e
mio padre,
non vorranno sapere
se sono morto da
forte.
Vorranno saper se la
morte
sia scesa
improvvisamente.
Di’ loro che la mia
fronte
è stata bruciata là
dove
mi baciavano, e che
fu lieve
il colpo, che mi
parve fosse
il bacio di tutte le
sere.
Di’ loro che avevo
goduto
tanto prima di
partire,
che non c’era segreto
sconosciuto
che mi restasse a
scoprire;
che avevo bevuto,
bevuto
tanta acqua limpida,
tanta,
e che avevo mangiato
con letizia,
che andavo incontro
al mio fato
quasi a cogliere una
primizia
per addolcire il
palato.
Di’ loro che c’era
gran sole
pel campo, e tanto
grano
che mi pareva il mio
piano;
che c’era tante
cicale
che cantavano; e a
mezzo giorno
pareva che noi
stessimo a falciare,
con gioia, gli uomini
intorno.
Di’ loro che dopo la
morte
è passato un gran
carro
tutto quanto per me;
che un uomo, alzando
il mio forte
petto, avea detto:
Non c’è
uomo più bello preso
dalla morte.
Che mi seppellirono
con tanta
tanta carne di madri
in compagnia
sotto un bosco
d’ulivi
che non intristiscono
mai;
che c’è vicina una
via
ove passano i vivi
cantando con
allegria.
Se dovrai scrivere
alla mia casa,
Dio salvi mia madre e
mio padre,
la tua lettera sarà
creduta
mia e sarà benvenuta.
Così la morte entrerà
e il fratellino la
festeggerà.
(Da "Poesie
grigioverdi")
BALLATA IN CERCA DI
PADRONE
Ho nella mente un
paese
con un cimitero e due
chiese.
Nel cimitero la biada
cresceva
e falciata il
guardiano la vendeva
ché in quel paese
tutto era giardino.
In quel paese tutto
era giardino,
cuore d’uomo e di
femmina persino.
Cori e danze eran
belli a vedere
nella malinconia di
certe sere
quando il mondo
pareva là finire.
Ed a me piacque
meglio di seguire
armi e tamburo, e
seppi mal patire
andando con la sacca
pesa indosso
spezzato nervo a
nervo e osso a osso.
Ogni mio straccio
verde sventolava.
Come i bambini dietro
a una fanfara,
così contento e
giulivo marciava.
Ma il mondo è grande
e nessuno s’è accorto
che per l’amor di
tutti sarei morto,
per pagare le colpe
di nessuno.
Amor deluso, nessuno
ti vuole,
né il tuo paese dal
troppo sole,
né la gente che tu
seguisti puro
tutto superbo al rullo
d’un tamburo.
Buona gente, per
servo chi mi vuole?
(Da "Il
viaggio")
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