domenica 18 febbraio 2024

Poeti dimenticati: Giuseppe Albini

 

Nacque a Bologna nel 1863 e ivi morì nel 1933. Fu allievo di Giosuè Carducci e ben presto divenne insegnate universitario a Bologna, dove, dal 1898 tenne la cattedra di grammatica latina e greca. Dal 1924 fu ordinato senatore del Regno. Scrisse poesie fin dall’infanzia, sia in lingua italiana che in latino; fu ottimo traduttore, in particolare di Virgilio, di cui curò l’Opera omnia. Limitandoci ad un breve commento della sua produzione poetica in italiano, si può affermare che Albini rimase sempre un carducciano e, comunque, un poeta strettamente legato ad un fare poetico prettamente ottocentesco.

 

 

 

Opere poetiche

 

“Poesie varie”, Zanichelli, Bologna 1887.

“Liriche (1887-1893)”, Loescher, Torino-Roma 1894.

“Poesie”, Zanichelli, Bologna 1901.

 

 


 

Presenze in antologie

 

"Dai nostri poeti viventi", 3° edizione, a cura di Eugenia Levi, Lumachi, Firenze 1903 (pp. 14-15).

 

 

 

Testi

 

QUARTETTO

 

Scote il quartetto di Mozàrt le corde

Armoniose dei cavati legni:

Il suon s'effonde, né profana morde

Cura già più gli ammaliati ingegni.

 

E tu pure, o Gentil, non lungi siedi,

A le degne di te note beata;

Ma la linea purissima non vedi

Di tua pallida guancia delicata;

 

Che un marmo pare de la dotta Atene,

Se non che su da l'anima amorosa

Spesso una fiamma a colorarla viene,

Come i baci del sole un fior di rosa.

 

Odo e veggo: la sorte, aspra talora,

Gemina fonte di piacer mi schiude,

Ond'io raccolgo a delibar quest'ora.

Quanta è ne l'alma mia, forza e virtude.

 

Tale il greco nocchier, a cui possente

Inno giungeva su pel mar sicano,

Stava, teso l'orecchio, immobilmente

Pendulo il remo da la lenta mano.

 

     Gennaio 1887.

 

(da "Poesie varie", Zanichelli, Bologna 1887, pp. 82-83)

 

 

 

 

Da "TRAMONTI"

 

II.

Il giorno cade, un di que' giorni d'oro,

Ch'è rammarico a l'uom d'esser mortale:

Innanzi al Palatino imperiale

Porporeggia il novissimo decoro;

 

E le colonne memori dal Foro

Guardano ancor per la Via Trionfale:

Romita intanto il Campidoglio sale,

E di sua venustà non chiede alloro,

 

Una dama e dilegua. Il giorno cade,

E lentamente l'inamabil velo

Gli augusti spazi e le reliquie invade.

 

Tale da antico l'uom, intento, anelo,

Vedea fuggirsi per le lievi strade

Il sol nel mare e la bellezza in cielo.

 

(da "Poesie", Zanichelli, Bologna 1901, p. 8)

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