Piccolo libro inutile è il titolo di un volumetto poetico
pubblicato nel 1906 dalla Tipografia operaia romana. Gli autori sono Sergio
Corazzini (Roma 1886 - ivi 1907) e Alberto Tarchiani (Roma 1885 - ivi 1964);
del primo, esponente di spicco della corrente che fu in seguito definita
"crepuscolarismo", sono qui presenti otto poesie; di Tarchiani,
invece, precedute da una breve prosa poetica, si possono leggere dieci liriche.
Per quanto concerne Corazzini, malgrado lo scarso numero di composizioni in
versi che compaiono in Piccolo libro
inutile, si può affermare che qui il poeta romano raggiunse l'apice del suo
brevissimo excursus letterario, poiché i versi di Desolazione del povero poeta sentimentale, così come quelli di Per organo di Barberia e non solo, sono
dei veri e propri capolavori, destinati a far parte delle migliori e più severe
antologie inerenti la poesia italiana del Novecento. Ho citato due poesie, ma
le restanti non sono certamente da trascurare, anzi, direi che
complessivamente, questo gruppo di liriche rappresenti il meglio dell'opera
poetica di Corazzini. Quanto a Tarchiani, la sua attività poetica iniziò e
nello stesso tempo terminò con questa esigua raccolta. Pure, ci furono diversi
critici - tra cui Pier Vincenzo Mengaldo - che ebbero buone parole nei suoi
confronti; fatto sta che Tarchiani decise, dopo la morte prematura dell'amico
Corazzini, di troncare di netto con la letteratura, dedicandosi ad attività ben
differenti.
Volendo ora
parlare delle riedizioni di questo libriccino, ricordo che, recentemente, sono
state pubblicate due ristampe di Piccolo
libro inutile: la prima, edita da San Marco dei Giustiniani a Genova nel
2013 (vedi foto sotto); la seconda, pubblicata da Diana Edizioni nel 2021 (ivi
sono comprese altre due raccolte di Corazzini: Dolcezze e L'amaro calice).
Esiste anche un'ebook recentissimo,
edito da StreetLib nel 2021; infine c'è anche un sito web dove è possibile leggere e scaricare gratuitamente la famosa
raccolta dei due poeti romani in formato originale.
Passando ai saggi
critici riguardanti specificatamente le poesie di Piccolo libro inutile, posso tranquillamente affermare che Sergio
Corazzini vantò e tutt'ora vanta una serie innumerevole di commenti più o meno
approfonditi di insigni critici letterari riguardanti la sua intera produzione
in versi. Diverso è invece il discorso, se si parla di Tarchiani poeta;
personalmente, consiglio di leggere almeno il capitolo a lui dedicato da Angela
Ida Villa nel volume Neoidealismo e
rinascenza latina tra Otto e Novecento (LED, Milano 1999), perché in queste
pagine si fa un'analisi molto approfondita delle dieci poesie ivi presenti,
oltre che di tutta la fase prettamente letteraria - che in sostanza va
ricondotta alla sua prima gioventù - del diplomatico romano.
Chiudo riportando
l'indice del volumetto, seguito da due sonetti presenti nella raccolta,
rispettivamente di Corazzini e di Tarchiani.
Piccolo libro
inutile
QUESTE SONO LE
LIRICHE DI SERGIO CORAZZINI
Desolazione del
povero poeta sentimentale.
Ode all'ignoto
viandante.
San Saba.
Sonata in bianco
minore.
A Gino Calza.
per organo di
Barberia.
Canzonetta
all'amata.
Dopo.
LIRICHE DI
ALBERTO TARCHIANI
[Un giorno
d'estate...].
A Suora Paola
delle Francescane.
Dalle torri del
silenzio.
Mattutino.
Polla d'acqua
dolce.
Il fanciullo
cieco.
Notturno.
Alle cose
perdute.
Sull'argine di
una gora morta.
Alle foci di un
perenne desiderio.
Amen.
SAN SABA
di Sergio
Corazzini
Forse, Antonello,
nostra sora Morte,
da la qual nullo
uomo può scampare,
udendo quel tuo
dolce sospirare
piana venne a le
nostre anime assorte,
poi che vedemmo
le tre chiuse porte
ove i beati
stannosi a pregare
e i mendichi non
osano levare
occhi, in temenza
della buona sorte?
Forse, Antonello,
se desio di vita
ci crebbe l’ora
de le prime stelle
e un di piccoli
orti vanimento
sì rassegnati al
trasfiguramento
che le ingenue
anime sorelle
non pensaronsi
aver la via smarrita.
(da "Piccolo
libro inutile", Tipografia operaia romana, Roma 1906, p. 19)
AMEN
di Alberto
Tarchiani
Anima, andremo,
sì, per vie serene
e lontano, tra i
monti, a salvamento:
alle cerule
soglie d'un convento
stenderemo
sull'erba nostre pene.
Cori sommessi
udremo, e cantilene
pie di compagni e
favole di vento:
beveremo nei
calici d'argento:
faremo un nido
delle nostre vene!
Ma passeranno
l'albe per la valle
e le notti
stellate, come fiumi:
a piedi scalzi,
un dì, verrà la morte.
Tremeranno, di
brividi, le porte:
crudeli mani accecheranno
i lumi:
andrai piano
gemendo, anima, sola!
(da "Piccolo
libro inutile", Tipografia operaia romana, Roma 1906, p. 89)
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