Ritengo che Alessandro Parronchi (Firenze 1914 – ivi 2007) sia uno dei migliori poeti italiani
del XX secolo, soprattutto in considerazione dei versi da lui scritti e
pubblicati a partire dalla metà del secolo da poco conclusosi. L’excursus
poetico di Parronchi mostra delle mutazioni anche piuttosto drastiche; infatti,
le prime tre raccolte del poeta fiorentino - che attraversano tutto il quinto
decennio del Novecento - debbono essere ricondotte a quell’ermetismo tutto
toscano e in particolare fiorentino, che le accomuna alle opere poetiche uscite,
su per giù negli stessi anni, di Mario Luzi e Piero Bigongiari. Ma, a partire
da L’incertezza amorosa (1952), la
poesia di Parronchi perde gran parte delle peculiarità iniziali, evidenziando
una sempre più limpida chiarezza; da qui in poi, come dicevo all’inizio del
post, i suoi versi – che spaziano su varie tematiche: dall’amore all’attualità,
dalla natura alla religiosità – si mostrano in tutta la loro bellezza, anche
quando il poeta esterna in modo lampante le sue preoccupazioni, i suoi timori
e, più raramente, la sua rabbia verso un’umanità che lui non comprende.
Difficile è stato per me scegliere soltanto tre poesie dall’intera opera
poetica di Parronchi (le trascrivo dopo l’elenco delle sue raccolte poetiche),
poiché sono moltissime quelle che amo e che rileggo spesso, dai due volumi che
le raccolgono in toto.
Alessandro Parronchi |
Opere poetiche
“I giorni
sensibili”, Vallecchi, Firenze 1941.
“I visi”,
Edizioni di «Rivoluzione», Firenze 1943.
“Un’attesa”,
Guanda, Modena 1949.
“L’incertezza
amorosa”, Schwarz, Milano 1952.
“Per strade di
bosco e città”, Vallecchi, Milano 1954 (nuova ed. Polistampa, Firenze 1994)
“Coraggio di
vivere”, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano 1956.
“La noia della
natura”, «Quaderni del Critone», Lecce 1958.
“Coraggio di
vivere” (nuova ed. ampliata), Garzanti, Milano 1961.
“L’apparenza non
inganna”, Scheiwiller, Milano 1966.
“Pietà
dell’atmosfera”, Garzanti, Milano 1970.
“Umori”, Galleria
Pananti, Firenze 1978.
“Replay”,
Garzanti, Milano 1980.
“Prime e ultime”,
Edizioni Pandolfo, Padova 1981.
“Ombra mai fu”,
Galleria Pananti, Firenze 1982.
“Intime”,
bidiellepi, Urbino 1983.
“Expertise per
Vittorio”, Scheiwiller, Milano 1986.
“Climax”,
Garzanti, Milano 1990.
“Il rispetto
della natura”, Galleria Pananti, Firenze 1990.
“Quale Orfeo?”,
Galleria Pananti, Firenze 1991.
“L’incertezza
amorosa” (nuova ed. ampliata), Galleria Pananti, Firenze 1992.
“Nuovo cammino”,
Galleria Pananti, Firenze 1994.
“Diadema – auto
antologia 1934-1997”, Mondadori, Milano 1998.
“Le poesie” (2 volumi), Polistampa, Firenze 2000.
ANCORA INVERNO
Fiochi albori
rasentano la strada,
rigido è il
biancospino alle ringhiere
delle ville
deserte, un’eco solo
della lor vita
rompono i latrati
la pace della
notte: ecco, una lampada
che nessuno ha
sospeso arde, scintilla
a un ignoto
balcone.
E dai palazzi
strascica nel lume
di luna una
lontana
brigata, un
soffio di scirocco porta
rumore di fontane
da una valle
scoscesa fra gli ulivi.
Frammenti di bei
giorni illuminati
e di prati
portati via dal vento
risorgono indecisi...
Sarà giorno!
Altre luci più
rosa già al crepuscolo
son prossime, a
me care
anime nel fruscìo
degli alberi
sorridono in segreto.
(da "Le
poesie", Polistampa, Firenze 2000, vol. I, p. 33)
LE TRE ETÀ
Fanciullo, spesso
m'isolavo
dai giuochi dei
compagni, non di rado
in appartati
soliloqui il senso
delle cose
indagando, abbrividivo
qualora un
teschio s'affacciasse a una parete
o nei sogni
risorgesse improvviso.
Vecchio, ancora
m'affascina il segreto
della natura. E
quando riattraverso
le montagne per
cui passai fanciullo,
mi sorprende
indicibile bellezza,
m'incanta
inaspettata meraviglia,
e più che vado
avanti più scopro
problemi
inesauribili a cui manca
spazio. Ed anche,
mi sembra, a questa età,
meditare la
morte, solo un lusso
che i frati, o i
saggi, possono concedersi.
Quello di cui non
seppi
serbare l'essenza
fu il tempo
dell'amore,
frutto maturo
subito
dissolto...
Le corse a
perdifiato
le passeggiate al
vespero, la luna
alta sopra la
casa,
le notti insonni,
gl'incensi bruciati
alle dee mattutine,
nulla ne serbo.
Perché quei momenti
eran sempre al di
là del desiderio
o già trascorsi.
Un caro
volto sulle mie
mani s'accostava
ma per affondare
nel buio del
passato, il dolce fianco
che oscillava al
mio fianco era realtà
oltrepassata
prima di raggiungerla.
(da "Le
poesie", Polistampa, Firenze 2000, vol. II, p. 417)
O MERLO CHE
SALTELLI...
O merlo che
saltelli allegro al bordo
della via e al
nostro rapido passaggio
non rinfili d'un
balzo nella siepe,
non temere
soltanto il cacciatore.
Ogni presenza
d'uomo è a te nemica.
Cerca scampo al
tuo vivere, Francesco
da tanto
abbandonò queste contrade
e non ritorna
più. Tieni presente
che in ogni uomo
è in potenza un assassino.
(da "Le
poesie", Polistampa, Firenze 2000, vol. II, p. 617)
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