Ecco l’isola di Progne
ove sorridi
ai gridi
della rondine trace
che per le molli crete
ripete
le antiche rampogne
al re fallace,
e senza pace,
appena aggiorna,
va e torna
vigile all’opra
nidace,
né si posa né si tace
se non si copra
d’ombra la riviera
a sera
circa l’isola leggiera
di canne e di crete,
che all’aulete
dà flauti,
alla migrante nidi
e, se sorridi, lauti
giacigli all’amor folle.
Ecco l’isola molle.
Ecco l’isola molle
intra du’ Arni,
cuna di carmi,
ove cantano l’Estate
le canne virenti
ai vènti
in varii modi,
non odi?,
quasi di nodi
prive e di midolle,
quasi inspirate
da volubili bocche
e tocche
da dita sapienti,
quasi con arte elette
e giunte insieme
a schiera,
su l’esempio divino,
con lino
attorto e con cera
sapida di miele,
a sette a sette,
quasi perfette
sampogne.
Ecco l’isola di Progne.
COMMENTO
Intra
du’ Arni è
il titolo di una delle più celebri liriche presenti nella raccolta poetica Alcyone di Gabriele D’Annunzio (Pescara 1863 - Gardone Riviera 1938), ovvero nel Terzo libro delle Laudi (gli
altri due, usciti rispettivamente nel 1903 e nel 1904, sono Maia ed Elettra). Pur se datata 1904, la raccolta Alcyone
fu pubblicata, in prima edizione, nel dicembre del 1903, insieme ad Elettra (entrambe comprese nel Secondo libro delle Laudi) presso
l’editore Treves di Milano. Io l’ho trascritta da una ristampa (Mondadori, Milano 2007) di
questa che è unanimemente considerata l’opera poetica più importante di
D’Annunzio. La lirica, molto probabilmente, fu
scritta dal poeta abruzzese durante l’estate del 1902. Il testo parla di
un’isola situata in mezzo all’Arno che
possiede un fascino tutto particolare e che, per il poeta, diviene l’isola dei
sogni. Lui la battezza “Isola di Progne”, per la presenza di molte rondini
(secondo la mitologia greca, Progne o Procne, fu tramutata in rondine); questo
luogo, a parte le rondini che pullulano, è deserto, e possiede un terreno
sabbioso; vi sono anche dei canneti, dove gli uccelli passeriformi costruiscono i loro nidi;
quando soffia il vento, le canne emettono dei suoni assai piacevoli, simili a
musiche suadenti. Tutti questi elementi fanno sì che l’isola sembri un luogo
incantato, un paradiso terrestre, dove il poeta sogna di vivere insieme alla
compagna, perché, soli e felici in quel contesto unico, possano amarsi
follemente durante tutto il resto della loro vita. Personalmente, ritengo che
questa poesia sia la migliore in assoluto dell’intera raccolta, grazie ad una
musicalità non comune, e anche grazie ad una sintetica ma efficacissima
descrizione di luoghi e sensazioni che hanno poco a che fare con la realtà e
molto con il sogno.
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