sabato 24 giugno 2023

Intra du' Arni

 

Ecco l’isola di Progne

ove sorridi

ai gridi

della rondine trace

che per le molli crete

ripete

le antiche rampogne

al re fallace,

e senza pace,

appena aggiorna,

va e torna

vigile all’opra

nidace,

né si posa né si tace

se non si copra

d’ombra la riviera

a sera

circa l’isola leggiera

di canne e di crete,

che all’aulete

dà flauti,

alla migrante nidi

e, se sorridi, lauti

giacigli all’amor folle.

Ecco l’isola molle.

 

Ecco l’isola molle

intra du’ Arni,

cuna di carmi,

ove cantano l’Estate

le canne virenti

ai vènti

in varii modi,

non odi?,

quasi di nodi

prive e di midolle,

quasi inspirate

da volubili bocche

e tocche

da dita sapienti,

quasi con arte elette

e giunte insieme

a schiera,

su l’esempio divino,

con lino

attorto e con cera

sapida di miele,

a sette a sette,

quasi perfette

sampogne.

Ecco l’isola di Progne.

 

 

COMMENTO

 Intra du’ Arni è il titolo di una delle più celebri liriche presenti nella raccolta poetica Alcyone di Gabriele D’Annunzio (Pescara 1863 - Gardone Riviera 1938), ovvero nel Terzo libro delle Laudi (gli altri due, usciti rispettivamente nel 1903 e nel 1904, sono Maia ed Elettra). Pur se datata 1904, la raccolta Alcyone fu pubblicata, in prima edizione, nel dicembre del 1903, insieme ad Elettra (entrambe comprese nel Secondo libro delle Laudi) presso l’editore Treves di Milano. Io l’ho trascritta da una ristampa (Mondadori, Milano 2007) di questa che è unanimemente considerata l’opera poetica più importante di D’Annunzio. La lirica, molto probabilmente, fu scritta dal poeta abruzzese durante l’estate del 1902. Il testo parla di un’isola situata in mezzo all’Arno che possiede un fascino tutto particolare e che, per il poeta, diviene l’isola dei sogni. Lui la battezza “Isola di Progne”, per la presenza di molte rondini (secondo la mitologia greca, Progne o Procne, fu tramutata in rondine); questo luogo, a parte le rondini che pullulano, è deserto, e possiede un terreno sabbioso; vi sono anche dei canneti, dove gli uccelli passeriformi costruiscono i loro nidi; quando soffia il vento, le canne emettono dei suoni assai piacevoli, simili a musiche suadenti. Tutti questi elementi fanno sì che l’isola sembri un luogo incantato, un paradiso terrestre, dove il poeta sogna di vivere insieme alla compagna, perché, soli e felici in quel contesto unico, possano amarsi follemente durante tutto il resto della loro vita. Personalmente, ritengo che questa poesia sia la migliore in assoluto dell’intera raccolta, grazie ad una musicalità non comune, e anche grazie ad una sintetica ma efficacissima descrizione di luoghi e sensazioni che hanno poco a che fare con la realtà e molto con il sogno. 




 

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