Da quanto
ricordo, le prime poesie che lessi di Alfonso Gatto (Salerno 1909 – Orbetello
1976), le rintracciai consultando alcuni vecchi libri scolastici; pur trovando,
alcune volte, delle difficoltà nel capirne il senso, queste poesie mi
piacquero, e così cominciai a cercare i suoi libri di versi negli scaffali
delle librerie che più frequentavo allora. Il primo volume che comperai, s’intitola Poesie d’amore (Mondadori,
Milano 1973), ed è, secondo me, anche uno dei suoi migliori. Gatto,
praticamente da tutti i più illustri critici italiani, è stato definito poeta
ermetico; certamente non si discute su questo, anche se, allo stesso modo in
cui è stato catalogato in questa precisa tendenza o scuola poetica, coralmente
si sono riscontrate delle differenze ben visibili rispetto al classico poetare,
caratteristico dell’ermetismo. Per cercare di descrivere e meglio definire i
versi del poeta campano, si è parlato di “surrealismo d’idillio” (Giansiro
Ferrata), “esasperazione intellettuale della sensualità” (Eugenio Montale),
“analogismo più dissoluto e alogico” (Pier Vincenzo Mengaldo) e altro ancora;
ma, senza insistere su tali giudizi che, tra l’altro, possono appassionare soltanto
gli addetti ai lavori, vorrei sottolineare un fare poetico estremamente
coerente, che contraddistingue l’intera opera poetica di Gatto; infatti, dalla
prima raccolta di prose e poesie intitolata Isola
(1932), all’ultima, Desinenze (1977),
che fu pubblicata dopo la prematura scomparsa dello scrittore salernitano, io
ho notato che non esistono delle differenze particolarmente evidenti, come, per
esempio, si possono facilmente identificare nelle opere di coetanei come
Quasimodo, Sinisgalli, Luzi e Parronchi (altri poeti che attraversarono
l’ermetismo in gioventù). Se è indiscutibile il fatto che molti versi di Gatto,
spesso, risultino ostici alla lettura (specialmente se si voglia a tutti i
costi trovare un significato all’interno di essi), è altrettanto indiscutibile
che posseggano dei requisiti – simili a quelli della cosiddetta poesia pura –
tali da renderli decisamente affascinanti; d’altra parte, come disse, tra gli
altri, Giuseppe Ungaretti, una delle caratteristiche che rendono la poesia
un’arte meravigliosa, è il mistero che a volte la circonda, e fa sì che il
lettore s’innamori delle parole senza afferrarne completamente il significato.
Chiudo questa breve disquisizione riportando i titoli di tutte le opere in
versi pubblicate da Gatto (comprese alcune postume), e, dulcis in fundo, quattro tra quelle che considero le sue migliori
poesie.
Opere poetiche
“Isola”, Edizioni
Libreria del 900, Napoli 1932.
“Morto ai paesi”,
Guanda, Modena 1937.
“Poesie”,
Edizioni di «Panorama»,
Milano 1939.
“Poesie”, Vallecchi,
Firenze 1941 (2° ed. accresciuta, 1943)
“L’allodola”, Scheiwiller,
Milano 1943.
“Amore della vita”, Rosa e
Ballo, Milano 1944.
“La spiaggia dei poveri”,
Rosa e Ballo, Milano 1944.
“Il capo sulla neve”,
Milano-sera editrice, Milano 1949.
“Nuove poesie”, Mondadori,
Milano 1950.
“Il sigaro di fuoco”,
Bompiani, Milano 1945 (poesie per bambini).
“La forza degli occhi”,
Mondadori, Milano 1954.
“La madre e la morte,
Quaderni del Critone, Lecce 1960.
“Osteria flegrea”, Mondadori, Milano 1962.
“Il vaporetto”, Nuova
Accademia, Milano 1963 (poesie per bambini).
“La storia delle vittime”
Mondadori, Milano 1966.
“Rime di viaggio per la
terra dipinta”, Mondadori, Milano 1969.
“Poesie d’amore”,
Mondadori, Milano 1973.
“Lapide 1975”, San Marco
dei Giustiniani, Genova 1976.
“Desinenze”, Mondadori,
Milano 1977.
“Tutte le poesie”,
Mondadori, Milano 2005.
Testi
LUNA A SAN PIETRO
Passò sulle terrazze d'aria
il bianco
silenzio della notte,
estese l'ombra.
Così la luna da lontano
udivo
posare appena la sua piazza
e i Santi
trarre al fulgore rapido
del cielo.
(da "Tutte le
poesie", Mondadori, Milano 2005, p. 95)
ERA BEATO IL TEMPO CHE
RICORDO
Portavi odore di campagna,
il lume
sotto la casa bianca già di
notte
e d'un carro lontano. Il
vecchio sogno
di cui resto bambino è la
tua voce
che spiega il fresco nel
mio letto e il mare
mi rincalza alle spalle,
contro il mento,
come una grande coperta di
luna.
Sotto la loggia passavano
gli anni,
da voce a voce la candida
vela.
Era beato il tempo che
ricordo.
(da “Tutte le poesie”, Mondadori, Milano 2005, p. 135)
A G.
La prima notte bella, tu
dici.
La stagione sciolta dai
freddi è già tra noi,
parole calme e passo a
passo amore.
L'ultima luce nasce ove si
spegne,
l'ultima voce col silenzio
parla.
Innamorati ci dirà la tomba
solo la tomba giovane degli
anni.
(da "Tutte le poesie", Mondadori, Milano 2005, p. 386)
PASSA NELLA GIOVENTÙ
Il mare affonda i suoi
ricordi
passa passa nella gioventù.
Passa l'azzurro del mare,
stacca la ciminiera
a fondo il mare che va.
La morte è grande e serena.
(da “Tutte le poesie”,
Mondadori, Milano 2005, p. 670)
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