domenica 19 marzo 2023

La poesia di Alfonso Gatto


 


Da quanto ricordo, le prime poesie che lessi di Alfonso Gatto (Salerno 1909 – Orbetello 1976), le rintracciai consultando alcuni vecchi libri scolastici; pur trovando, alcune volte, delle difficoltà nel capirne il senso, queste poesie mi piacquero, e così cominciai a cercare i suoi libri di versi negli scaffali delle librerie che più frequentavo allora. Il primo volume che comperai, s’intitola Poesie d’amore (Mondadori, Milano 1973), ed è, secondo me, anche uno dei suoi migliori. Gatto, praticamente da tutti i più illustri critici italiani, è stato definito poeta ermetico; certamente non si discute su questo, anche se, allo stesso modo in cui è stato catalogato in questa precisa tendenza o scuola poetica, coralmente si sono riscontrate delle differenze ben visibili rispetto al classico poetare, caratteristico dell’ermetismo. Per cercare di descrivere e meglio definire i versi del poeta campano, si è parlato di “surrealismo d’idillio” (Giansiro Ferrata), “esasperazione intellettuale della sensualità” (Eugenio Montale), “analogismo più dissoluto e alogico” (Pier Vincenzo Mengaldo) e altro ancora; ma, senza insistere su tali giudizi che, tra l’altro, possono appassionare soltanto gli addetti ai lavori, vorrei sottolineare un fare poetico estremamente coerente, che contraddistingue l’intera opera poetica di Gatto; infatti, dalla prima raccolta di prose e poesie intitolata Isola (1932), all’ultima, Desinenze (1977), che fu pubblicata dopo la prematura scomparsa dello scrittore salernitano, io ho notato che non esistono delle differenze particolarmente evidenti, come, per esempio, si possono facilmente identificare nelle opere di coetanei come Quasimodo, Sinisgalli, Luzi e Parronchi (altri poeti che attraversarono l’ermetismo in gioventù). Se è indiscutibile il fatto che molti versi di Gatto, spesso, risultino ostici alla lettura (specialmente se si voglia a tutti i costi trovare un significato all’interno di essi), è altrettanto indiscutibile che posseggano dei requisiti – simili a quelli della cosiddetta poesia pura – tali da renderli decisamente affascinanti; d’altra parte, come disse, tra gli altri, Giuseppe Ungaretti, una delle caratteristiche che rendono la poesia un’arte meravigliosa, è il mistero che a volte la circonda, e fa sì che il lettore s’innamori delle parole senza afferrarne completamente il significato. Chiudo questa breve disquisizione riportando i titoli di tutte le opere in versi pubblicate da Gatto (comprese alcune postume), e, dulcis in fundo, quattro tra quelle che considero le sue migliori poesie.  

 

 

Opere poetiche

 

“Isola”, Edizioni Libreria del 900, Napoli 1932.

“Morto ai paesi”, Guanda, Modena 1937.

“Poesie”, Edizioni di «Panorama», Milano 1939.

“Poesie”, Vallecchi, Firenze 1941 (2° ed. accresciuta, 1943)

“L’allodola”, Scheiwiller, Milano 1943.

“Amore della vita”, Rosa e Ballo, Milano 1944.

“La spiaggia dei poveri”, Rosa e Ballo, Milano 1944.

“Il capo sulla neve”, Milano-sera editrice, Milano 1949.

“Nuove poesie”, Mondadori, Milano 1950.

“Il sigaro di fuoco”, Bompiani, Milano 1945 (poesie per bambini).

“La forza degli occhi”, Mondadori, Milano 1954.

“La madre e la morte, Quaderni del Critone, Lecce 1960.

“Osteria flegrea”,  Mondadori, Milano 1962.

“Il vaporetto”, Nuova Accademia, Milano 1963 (poesie per bambini).

“La storia delle vittime” Mondadori, Milano 1966.

“Rime di viaggio per la terra dipinta”, Mondadori, Milano 1969.

“Poesie d’amore”, Mondadori, Milano 1973.

“Lapide 1975”, San Marco dei Giustiniani, Genova 1976.

“Desinenze”, Mondadori, Milano 1977.

“Tutte le poesie”, Mondadori, Milano 2005.

 

 

 

Testi

 

 

LUNA A SAN PIETRO

 

Passò sulle terrazze d'aria il bianco

silenzio della notte, estese l'ombra.

Così la luna da lontano udivo

posare appena la sua piazza e i Santi

trarre al fulgore rapido del cielo.

 

(da "Tutte le poesie", Mondadori, Milano 2005, p. 95)

 

 

 

 

ERA BEATO IL TEMPO CHE RICORDO

 

Portavi odore di campagna, il lume

sotto la casa bianca già di notte

e d'un carro lontano. Il vecchio sogno

di cui resto bambino è la tua voce

che spiega il fresco nel mio letto e il mare

mi rincalza alle spalle, contro il mento,

come una grande coperta di luna.

Sotto la loggia passavano gli anni,

da voce a voce la candida vela.

Era beato il tempo che ricordo.

 

(da “Tutte le poesie”, Mondadori, Milano 2005, p. 135)

 

 

 

 

A G.

 

La prima notte bella, tu dici.

La stagione sciolta dai freddi è già tra noi,

parole calme e passo a passo amore.

 

L'ultima luce nasce ove si spegne,

l'ultima voce col silenzio parla.

Innamorati ci dirà la tomba

solo la tomba giovane degli anni.

 

(da "Tutte le poesie", Mondadori, Milano 2005, p. 386)

 

 

 

 

PASSA NELLA GIOVENTÙ

 

Il mare affonda i suoi ricordi

passa passa nella gioventù.

 

Passa l'azzurro del mare,

stacca la ciminiera

a fondo il mare che va.

 

La morte è grande e serena.

 

(da “Tutte le poesie”, Mondadori, Milano 2005, p. 670)

 

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