Nacque a Genova
nel 1880 e ivi morì nel 1953. Prosatore, drammaturgo e traduttore, come poeta
esordì con una raccolta incentrata sulle vicende della Grande Guerra, alla
quale partecipò. Convinto dannunziano, fu tra i protagonisti dell'impresa di
Fiume. Fondò e diresse varie riviste, tra le quali Caffaro e Le Opere e i Giorni.
I suoi versi risentono di influssi parnassiani e decadenti; in particolare, si
nota una vicinanza - per temi ed atmosfere - alla poesia dei crepuscolari.
Opere Poetiche
"Fiamme",
Sonzogno, Milano 1918.
"Immagini
allo specchio", Alpes, Milano 1926.
"Il cuore
del tempo", Libreria Bozzi, Genova 1935.
Testi
DOLORE
Dolore, io ben
conosco il tuo segno,
poiché quello che
in prima era tormento
or s'è cangiato
in un rodere lento,
ch'è morso e
lacerìo senza ritegno.
Schiavo perduto
sono in cieco regno,
straccio logoro
in preda ad acqua e a vento,
senza speranza
più né pentimento
nelle tue mani
abbandonato in pegno.
Or dimmi tu se in
questa atroce guerra
vuoi perdurarmi
per la mia tortura
in fin ch'io
spenga l'ultima parola;
o vuoi che in
grembo alla materna terra
m'affretti
volontaria ostia immatura
che nel
disfacimento si consola.
(da «Le Opere e i Giorni», febbraio 1927)
FÒLE
Fòle, fòle d'ogni
colore
come i fiori del
campo,
innumerevoli come
le stelle
e, talune, anche
più belle,
intorno al
vecchio mio cuore,
stanco senza più
scampo,
il vostro laccio
tessete
e, poco a poco,
stringete.
Null'altro che
fòle cercai
nella vita
errabonda:
ho vissuto di
fòle
come si vive di
sole.
Vaghe fòle che
amai,
che tornate come
l'onda
al mio cuor di
macigno,
ma per voi
dischiuso scrigno,
verità siete voi
certa
più chiara di
ogni saggezza:
Dio, musica, pena
ond'è colma ogni
vena;
sul cupo mistero
aperta
finestra;
superstite ebbrezza
dagli obliati
Miti,
nei deserti
infiniti
della realtà
scomparsi;
pòlline rinascente,
che da ignote
contrade
rifiorisce per
tutte le strade;
fòle onde fiero
riarsi
nella storia di
mia gente,
donde sgorgò la
canzone,
che la mia vita
compone,
or che il Tempo
mi conduce
colà dove la mia
sfinge
deporrà
dall'ambiguo viso
l'enigma del suo
sorriso,
sia in me la
vostra luce,
che dall'eterno
attinge
immortale
splendore
sovra l'umano
errore.
(da "Il
cuore del tempo", Libreria Bozzi, Genova 1935, pp. 72-74)
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