Circa trent’anni
fa, quando per la prima volta consultai un’antologia dedicata ai poeti italiani
del XIX secolo, la mia attenzione si concentrò, tra l’altro, su alcuni versi di
Olindo Guerrini (Forlì 1845 – Bologna 1916). Ciò che mi piacque di più, nelle
poesie di Guerrini che tale antologia riportava, erano determinate atmosfere,
assai vicine a quelle che, alcuni decenni dopo, avrebbero caratterizzato la poesia dei crepuscolari. Ma Guerrini non fu soltanto un
precursore del crepuscolarismo: la sua poesia – e in particolare la sua prima
raccolta – rappresentò qualcosa di inaspettato e di scandaloso nel panorama
della letteratura italiana del secondo Ottocento. Postuma (questo il titolo della raccolta d'esordio) infatti, fu attribuita ad
un amico del poeta: Lorenzo Stecchetti, morto di tisi a soli trent’anni;
soltanto in seguito si seppe che il vero autore di tali versi era il poeta
emiliano, che per questo fu accusato ferocemente da alcuni critici di amoralità
e blasfemia. In verità, a leggerlo oggi, tale volumetto (così come l’intera
opera in versi di Guerrini) non suscita alcuna reazione scandalistica o cose
del genere. Sono versi che in Italia, evidentemente, non erano mai comparsi
fino ad allora, e che in parte si rifacevano a quelli dei poeti maledetti
francesi (in particolare a Baudelaire). Guerrini, che visse sempre un’esistenza
assai tranquilla, svolgendo l’attività d’impiegato e di bibliotecario nel
capoluogo emiliano, non può essere paragonato ai migliori poeti stranieri che
vissero ed operarono in quel preciso periodo storico; la sua poesia possiede
ben diverse caratteristiche, vicine alla satira e, magari, in certi casi anche
all’erotismo; ma il “maledettismo” è qualcosa che non gli appartiene assolutamente.
Il poeta forlivese fu inserito, dai critici del suo tempo, tra i cosiddetti
realisti (gruppo che comprende anche altri discreti poeti italiani come Mario
Rapisardi e Felice Cavallotti). Nel cospicuo volume intitolato Le Rime di Lorenzo Stecchetti,
pubblicato nel 1903, il Guerrini chiude definitivamente la sua carriera poetica,
tornando ad usare il suo primo pseudonimo (ne usò anche degli altri), e
riunendo tutta la sua migliore produzione in versi che, ripeto, ha quale
migliore qualità, la presenza di atmosfere malinconiche anticipatrici della
poesia crepuscolare. Chiudo riportando un elenco delle opere poetiche di Olindo
Guerrini, seguito da tre poesie tratte da una ristampa delle Rime.
Opere poetiche
“Postuma” (di
Lorenzo Stecchetti), Zanichelli, Bologna 1877.
“Polemica” (di
Lorenzo Stecchetti), Zanichelli, Bologna 1878.
“Nova polemica”,
Zanichelli, Bologna 1879.
“Giobbe” (con
Corrado Ricci), Treves, Milano 1882.
“Rime” (di Argia
Sbolenfi), Monti, Bologna 1897.
“Le Rime” (di Lorenzo Stecchetti), Zanichelli, Bologna 1903.
Piatto anteriore di una ristampa de "Le Rime di Lorenzo Stecchetti" |
Testi
QUANDO CADRAN LE FOGLIE E TU VERRAI
Quando cadran le
foglie e tu verrai
A cercar la mia
croce in camposanto,
In un cantuccio
la ritroverai
E molti fior le
saran nati accanto.
Cògli allora pe'
tuoi biondi capelli
I fiori nati dal
mio cor. Son quelli
I canti che
pensai ma che non scrissi,
Le parole d'amor che non ti dissi.
(da “Le Rime di Lorenzo Stecchetti”, Zanichelli, Bologna, p. 32)
QUANDO SCROSCIA
LA PIOVA E FISCHIA IL VENTO
Quando scroscia
la piova e fischia il vento
E nella notte
latra la tempesta,
Se dal freddo
origlier levo la testa
Chiamarmi da
lontano un urlo sento;
E sui cubiti
allor pien di spavento
Mi levo, ascolto
e il respirar s'arresta...
Ahi, la conosco,
la conosco questa
Implacabile voce
di lamento!
Eppur nella città
dorme ogni cosa,
Eppur l'eterno
oblio l'ossa conforta
Sotto le pietre
bianche alla Certosa.
Sola tu, sola tu,
dietro la porta
Del monumento tuo
vegli gelosa
E mi chiami e mi vuoi, povera morta.
(da “Le Rime di Lorenzo Stecchetti”, Zanichelli, Bologna, p. 114)
PREGHIERA DELLA
SERA
De' miei semplici
padri antico Iddio,
Se vana ombra non sei,
Dio di mia madre
in cui fanciullo, anch'io
Innocente credei;
Se pur tu scruti
col pensiero augusto
De' nostri cori il fondo,
Se menzogna non è
che tu sia giusto
Con chi fu giusto al mondo,
Guarda:
dell'agonia patir gli orrori
Ogni giorno mi tocca:
Guarda l'anima
mia di che dolori
E di che fiel trabocca!
Abbrevia tu, se
puoi, le maledette
Ore del mio soffrire,
Avventami, mio
Dio, le tue saette:
Mio Dio, fammi morire!
(da “Le Rime di Lorenzo Stecchetti”, Zanichelli, Bologna, p. 137)
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