«Chiudi gli occhi agli
orrori della notte
apri gli occhi al bello del
giorno»
questo non lo disse il
saggio cinese
ma un certo vecchio
cocomeraio
che dal suo campo riusciva
a farsi dare
dal suo campo le più belle angurie
«chiudi gli occhi sull'orrido
della notte,
aprili alla bellezza del
giorno»
questo non lo disse il
saggio cinese
ma il vecchio cocomeraio
Amerio Botto.
Lui che non sapeva né
leggere né scrivere
ma gli dava il suo campo le
migliori angurie
con dentro come la più
bella bandiera
del nostro mondo.
La saggezza popolare
racchiusa in una frase detta da un anziano e analfabeta venditore di cocomeri già estinto, che un poeta trasforma in due bellissimi versi, seguiti da altri,
che mettono in risalto un uomo semplice, per nulla istruito, capace di attrarre
la parte più attenta e sensibile dell’umanità grazie agli ottimi frutti
scaturiti dal suo lavoro umile, e grazie alla sua scarna ma incontestabile
saggezza.
La poesia senza titolo che
inizia col verso Chiudi gli occhi agli
orrori della notte, fu scritta da Umberto Bellintani (Gorgo di San Benedetto Po 1914 - San Benedetto Po 1999), e fa parte della
raccolta Nella grande pianura,
pubblicata da Arnoldo Mondadori Editore di Milano nel 1998. Più precisamente,
si trova alla pagina 163 di detto libro, e chiude la terza ed ultima sezione: Un abbaino in piazza Teofilo Folengo,
che contiene i versi inediti del poeta lombardo. Nelle altre due, infatti, sono
riportate le poesie delle due precedenti raccolte di Bellintani: Forse un viso tra mille e E tu che mi ascolti.¹ Nella frase del
vecchio cocomeraio Amerio Botto, e anche nella poesia intera, si possono
rintracciare dei simboli. La “notte”, coi suoi orrori, equivale al male, che si
caratterizza anche con il buio completo o, volendo usare un colore, col nero;
gli occhi chiusi equivalgono ad una rimozione mentale di tutto ciò che
rappresenta il male e il conseguente orrore che si prova dalla sua constatazione. Il “giorno”, rappresenta invece il
bene e la bellezza; ciò che implicitamente si collega a queste caratteristiche
positive, sono la presenza del sole e la conseguente luminosità diffusa
(luce=bellezza; buio=orrore). Grazie al sole e alla luce (oltre che all’acqua),
possono crescere I magnifici cocomeri nel campo di Amerio Botto. Questi frutti,
tagliati a metà, divengono ancora più belli, per i colori che si sprigionano
dal loro interno, e che tanto somigliano a quelli della bandiera italiana, a
detta di Bellintani: “la più bella bandiera / del nostro mondo”.
NOTE
1) Forse un viso tra mille uscì nel 1953, presso l’editore Vallecchi di Firenze, e in Nella grande pianura è riportata solo parzialmente; E tu che mi ascolti fu pubblicato nel 1963, anch’essa dalla Mondadori, e qui viene ripresentata totalmente.
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