domenica 19 giugno 2022

Chiudi gli occhi agli orrori della notte


 


«Chiudi gli occhi agli orrori della notte

apri gli occhi al bello del giorno»

questo non lo disse il saggio cinese

ma un certo vecchio cocomeraio

che dal suo campo riusciva a farsi dare

dal suo campo le più belle angurie

 

«chiudi gli occhi sull'orrido della notte,

aprili alla bellezza del giorno»

questo non lo disse il saggio cinese

ma il vecchio cocomeraio Amerio Botto.

Lui che non sapeva né leggere né scrivere

ma gli dava il suo campo le migliori angurie

con dentro come la più bella bandiera

del nostro mondo.

 


 COMMENTO

La saggezza popolare racchiusa in una frase detta da un anziano e analfabeta venditore di cocomeri già estinto, che un poeta trasforma in due bellissimi versi, seguiti da altri, che mettono in risalto un uomo semplice, per nulla istruito, capace di attrarre la parte più attenta e sensibile dell’umanità grazie agli ottimi frutti scaturiti dal suo lavoro umile, e grazie alla sua scarna ma incontestabile saggezza.

La poesia senza titolo che inizia col verso Chiudi gli occhi agli orrori della notte, fu scritta da Umberto Bellintani (Gorgo di San Benedetto Po 1914 - San Benedetto Po 1999), e fa parte della raccolta Nella grande pianura, pubblicata da Arnoldo Mondadori Editore di Milano nel 1998. Più precisamente, si trova alla pagina 163 di detto libro, e chiude la terza ed ultima sezione: Un abbaino in piazza Teofilo Folengo, che contiene i versi inediti del poeta lombardo. Nelle altre due, infatti, sono riportate le poesie delle due precedenti raccolte di Bellintani: Forse un viso tra mille e E tu che mi ascolti.¹ Nella frase del vecchio cocomeraio Amerio Botto, e anche nella poesia intera, si possono rintracciare dei simboli. La “notte”, coi suoi orrori, equivale al male, che si caratterizza anche con il buio completo o, volendo usare un colore, col nero; gli occhi chiusi equivalgono ad una rimozione mentale di tutto ciò che rappresenta il male e il conseguente orrore che si prova dalla sua constatazione. Il “giorno”, rappresenta invece il bene e la bellezza; ciò che implicitamente si collega a queste caratteristiche positive, sono la presenza del sole e la conseguente luminosità diffusa (luce=bellezza; buio=orrore). Grazie al sole e alla luce (oltre che all’acqua), possono crescere I magnifici cocomeri nel campo di Amerio Botto. Questi frutti, tagliati a metà, divengono ancora più belli, per i colori che si sprigionano dal loro interno, e che tanto somigliano a quelli della bandiera italiana, a detta di Bellintani: “la più bella bandiera / del nostro mondo”.

 

 

NOTE

1) Forse un viso tra mille uscì nel 1953, presso l’editore Vallecchi di Firenze, e in Nella grande pianura è riportata solo parzialmente; E tu che mi ascolti fu pubblicato nel 1963, anch’essa dalla Mondadori, e qui viene ripresentata totalmente.

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