Ho qui riunito una
serie lunga di poesie che hanno, come argomento principale, uno o più oggetti,
siano essi di uso comune, obsoleti, rari o preziosi; a volte tali oggetti sono
definiti più genericamente "cose" e, nel caso di Sergio Corazzini e
di Tito Marrone, le "cose" si animano provando sentimenti comuni agli
esseri umani oppure provocano dei piccoli rumori che appaiono misteriosi, e che
soltanto i poeti riescono ad identificare. Molti oggetti di cui parlano questi
versi entrano di diritto nel repertorio simbolista, decadente e crepuscolare,
assumendo simbologie ben precise (si pensi ad esempio all'organo di Barberia,
che divenne protagonista nella poesia europea di fine Ottocento e d'inizio
Novecento); a tal proposito, i vecchi pendoli, i carillon, le pietre e le
colonne consumate ecc. divengono l'emblema di un passato che ormai non conta
più nulla, e i poeti stessi, si immedesimano in questi oggetti antichi e
frusti, avendo la netta impressione che perfino l'arte poetica sia qualcosa che
non interessa più ad alcuno, divenendo, così, essa stessa un oggetto che si
osserva quasi distrattamente e che emana una sensazione di vetustà e di
inutilità.
Poesie sull'argomento
Giuseppe Altomonte.
"Piccola penna" in «Marforio», febbraio 1904.
Antonino Anile:
"Ad una vecchia vela" in "I Sonetti dell'Anima" (1907).
Antonio Beltramelli:
"La corona" in "I Canti di Faunus" (1908).
Paolo Buzzi: "Le
falci" in "Aeroplani" (1909).
Carlo Chiaves:
"La pietra corrosa" e "Fra le ceneri" in "Sogno e
ironia" (1910).
Guelfo Civinini:
"Le bòccole" in "L'Urna" (1900).
Guelfo Civinini:
"L'istantanea" in "I sentieri e le nuvole" (1911).
Sergio Corazzini:
"Soliloquio delle cose" in «Cronache latine», dicembre 1905.
Luigi Crociato:
"Il ventaglio" in "Canta il selvaggio" (1912).
Vincenzo Fago:
"Una coppa di marmo orientale" in "Discordanze" (1905).
Enrico Fondi:
"La fiala" in "Poesia", agosto/settembre/ottobre 1909.
Riccardo Forster:
"La scala" in "La Fiorita" (1905).
Diego Garoglio:
"La cisterna del chiostro" in "Sul bel fiume d'Arno"
(1912).
Cosimo Giorgieri
Contri: "Il carillon" in "Il convegno dei cipressi" (1894).
Cosimo Giorgieri
Contri: "Il vecchio pendolo" in «Nuova Antologia», aprile 1907.
Domenico Gnoli:
"La colonna" in "Poesie edite e inedite" (1907).
Corrado Govoni:
"Le vasche", "Il pendolo di biscotto" e "Paramenti e
simboli" in "Le Fiale" (1903).
Corrado Govoni:
"Gli organi di Barberia" e "Le pendole di campagna" in
"Fuochi d'artifizio" (1905).
Corrado Govoni:
"Caleidoscopio" in "Gli aborti" (1907).
Corrado Govoni:
"Nimresia canzone" in "Poesie elettriche" (1911).
Gian Pietro Lucini:
"Stava nel tempio, dove io solo adoro" in "Il Libro delle
Figurazioni Ideali" (1894).
Gian Pietro Lucini:
"Per l'anima d'un vaso infranto" in "Le antitesi e le
perversità" (1971).
Remo Mannoni,
"Il pugnale" in «Il Paggio d'Amore», luglio 1903.
Tito Marrone:
"Le piccole cose" in «La Vita Letteraria», giugno 1905.
Pietro Mastri:
"Un'ala" e "La piccola falce" in "Lo specchio e la
falce" (1907).
Pietro Mastri:
"La panchina di legno" in "La fronda oscillante" (1923).
Nicola Moscardelli:
"Le chiavi" in "La Veglia" (1913).
Francesco Pastonchi:
"La ruota" in "Sul limite dell'ombra" (1905).
Ceccardo
Roccatagliata Ceccardi: "L' Anfora" in "Il Libro dei
Frammenti" (1895).
Emanuele Sella:
"L'Allegoria del Destino" in "Rudimentum" (1911).
Domenico Tumiati:
"Il tappeto" in "Musica antica per chitarra" (1897).
Domenico Tumiati:
"Il piccione azzurro" in "Liriche" (1937).
Diego Valeri:
"Notturno" in "Umana" (1916).
Testi
LA CORONA
di Antonio
Beltramelli
Nella mia camera dispoglia,
sopra uno scaffale nero, posa, unico segno di dovizia, un'antichissima corona
regale. Un giorno un povero pescatore me la recò in dono. Dal fondo inesplorato
dei mari essa era risorta fra le reti dell'uomo solitario. E da molti anni
stava sul nero scaffale, pallida traccia di un regno e di una storia, ignota
come l'anima degli abissi.
Ma stamane, come
entravo nella mia nuda stanza, un vivo fluire di fresche risa mi ha colpito sì
che ho rivolto gli occhi a riguardare. Ed ecco, nel sole fiottante dalla
finestra parta, mi è apparsa Annabella mia. Ella si era imposta sui biondi
capelli disciolti l'antichissima corona.
- Io sono Annabella -
ha gridato - io sono Annabella regina!
E così, in verità, ho
pensato perché solo la piccola bionda ha avuto virtù di animare lo stanco oro
di luna, sorto dal fondo dei mari per chi cantò la diana al suo sonno.
(da "I canti di Faunus", Perrella, Napoli 1908)
LE CHIAVI
di Nicola Moscardelli
Povere chiavi, aprite
cassetti di oro
scontente:
fatte mezzane dell’avarizia
e dell’usura.
Aprite cassetti di
amore
(lettere, riccioli,
ritratti,
piccolo mondo a volo
di uccello)
e siete le buone
nutrici
che non tradiscono.
Oh se un giorno
poteste aprire il mio cuore,
questo scrigno
che contiene chissà
quanti tesori
che ignoro!...
Dite, dite, buona
gente,
chi avesse trovata
una chiave
una chiave tanto
bella
che un giorno
chiudeva il mio cuore?
Forse tu, tu l'hai
trovata
e l'hai celata
per farmi morire
cercando
dolorando
spasimando,
umile solenne povero!
(da "La
veglia", Unione Arti Grafiche, L'Aquila 1913)
(da questa pagina web)James Ensor, Bronzen pot met spookgestalten
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