domenica 3 ottobre 2021

La poesia di Giovanni Camerana

 

Secondo il mio modestissimo parere è ancora da scoprire la reale importanza della poesia di Giovanni Camerana (Casale Monferrato 1845 - Torino 1905), scrittore piemontese che viene spesso accomunato ai cosiddetti "scapigliati" ma che, nella sua opera poetica, attraversò più di una corrente e, per certi versi, fu uno dei precursori del simbolismo poetico italiano. Nato a Casale Monferrato, dopo gli studi universitari esercitò per tutta la vita la professione di magistrato e, ritenendola incompatibile con la poesia, coltivò la sua passione letteraria senza mai pubblicare un volume di versi, limitandosi, in casi tutto sommato sporadici, a far apparire alcune sue poesie in riviste, senza mai rivelarsi e firmandosi con una semplice "Y". La prima edizione dei suoi Versi uscì due anni dopo la sua morte, nel 1907. Nel 1956 fu pubblicata, a cura di Francesco Flora, una seconda, più accurata raccolta delle poesie di Camerana, mentre è del 1968 quella che può ancora oggi definirsi la sua opera poetica completa; curato da Gilberto Finzi, quest'ultimo libro contiene molte poesie rimaste fino a quell'anno inedite o come.

Si è detto che Giovanni Camerana è stato considerato un poeta prettamente scapigliato, ciò in realtà è vero soltanto se ci si riferisce alla prima fase poetica dello scrittore piemontese, ovvero quella che, grosso modo, si svolge negli anni compresi tra il 1865 ed il 1870. Quando la corrente scapigliata ormai è al suo tramonto, viste anche le precoci scomparse di esponenti illustri quali Emilio Praga e Igino Ugo Tarchetti, la poesia di Camerana assume nuove caratteristiche, le quali, sono perfettamente riassunte da Piero Nardi nel volume Scapigliatura ( Zanichelli, Bologna 1924):

 

Un tedio dell'esistenza, prima ancora di vivere; una nostalgia del passato, bello perché lontano e perché irriconducibile; una aspirazione, continuamente risorgente, a un ideale vago, continuamente delusa dalla realtà inesorabile; un vuoto, dopo l'inquietudine, una stanchezza suaditrice di morte.

 

Ben calzante è anche questa breve analisi, sempre riferita alla seconda fase della lirica del Camerana, che ha fatto Giuseppe Petronio in Poeti minori dell'Ottocento (UTET, Torino 1959):

 

Sempre più con gli anni si andò avvicinando ad una fosca dolorosa religiosità, ad una affascinata contemplazione della morte, e sempre più andò cercando i simboli (la nera Madonnina di Oropa; il paesaggio di Olanda; un quadro di Bocklin) che dicessero quella sua angoscia, e le forme espressive - da quelle alla Baudelaire a quelle parnassiane, da quelle simbolistiche a quelle dei più moderni pittori - che gli permettessero di effondere la sua tetra visione del mondo.

 

Insomma Camerana nel suo percorso poetico ha cercato sempre di aggiornarsi e di esprimere, con forme adeguate ai tempi, il suo profondo "mal de vivre" che lo avrebbe portato al suicidio.

Chiudo riportando l'elenco dei volumi pubblicati postumi, che riuniscono i versi di Camerana, seguiti dalle presenze del poeta piemontese nelle antologie più importanti e, infine, tre poesie che risalgono alla sua fase più dolente e visionaria.

 

Medaglia di Leonardo Bistolfi
(da "Poeti minori dell'Ottocento", UTET, Torino 1959, p. 657)

 


Opere poetiche

 

"Versi", Streglio, Genova-Torino-Milano 1907.

"Poesie", Garzanti, Milano 1956.

"Poesie", Einaudi, Torino 1968.

 


 


Presenze in antologie

 

"Poesie moderne (1815-1887)", raccolte e ordinate da Raffaello Barbiera, Treves, Milano 1889 (pp. 289-290).

"I Poeti Italiani del secolo XIX", a cura di Raffaello Barbiera, Treves, Milano 1913 (pp. 1127-1129).

"Antologia della lirica italiana", a cura di Angelo Ottolini, R. Caddeo & C., Milano 1923 (p. 234).

"Antologia della lirica italiana. Ottocento e Novecento", nuova edizione, a cura di Carlo Culcasi, Garzanti, Milano 1947 (pp. 125-126).

"La lirica moderna", a cura di Francesco Pedrina, Trevisini, Milano 1951 (pp. 301-304).

"Poeti minori del secondo Ottocento italiano", a cura di Angelo Romanò, Guanda, Bologna 1955 (pp. 244-256).

"I poeti minori dell'Ottocento", a cura di Ettore Janni, Rizzoli, Milano 1955-1958 (vol. III, pp. 70-81).

"Un secolo di poesia", a cura di Giovanni Alfonso Pellegrinetti, Petrini, Torino 1957 (pp. 25-26).

"Poeti minori dell'Ottocento", a cura di Luigi Baldacci, Ricciardi, Napoli 1958 (pp. 929-939).

"Poeti minori dell'Ottocento", a cura di Giuseppe Petronio, U.T.E.T., Torino 1959 (pp. 655-670).

"Poeti della scapigliatura", a cura di Mario Petrucciani e Neuro Bonifazi, Argalia, Urbino 1962 (pp. 161-204).

"L'antologia dei poeti italiani dell'ultimo secolo", a cura di Giuseppe Ravegnani e Giovanni Titta Rosa, Martello, Milano 1963 (pp. 57-61).

"Poeti minori dell'Ottocento italiano", a cura di Ferruccio Ulivi, Vallardi, Milano 1963 (pp. 459-471).

"Secondo Ottocento", a cura di Luigi Baldacci, Zanichelli, Bologna 1969 (pp. 1118-1122).

"Poeti simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. 3, pp. 40-43).

"La Scapigliatura", a cura di Elio Gioanola, Marietti, Torino 1975 (pp. 198-222).

"Poeti della rivolta", a cura di Pier Carlo Masini, Rizzoli, Milano 1977 (pp. 119-123).

"Poesia italiana dell'Ottocento", a cura di Maurizio Cucchi, Garzanti, Milano 1978 (pp. 386-396).

"Otto secoli di poesia italiana", a cura di Giacinto Spagnoletti, Newton Compton, Roma 1993 (pp. 533-534).

"Poesia religiosa italiana", a cura di Ferruccio Ulivi e Marta Savini, Piemme, Casale Monferrato 1994 (pp. 567-570).

"Lirici della Scapigliatura", seconda edizione aggiornata a cura di Gilberto Finzi, Mondadori, Milano 1997 (pp. 199-234).

"Dagli scapigliati ai crepuscolari", a cura di Gabriella Palli Baroni, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2000 (pp. 231-251).

"Torino Art Nouveau e Crepuscolare", a cura di Roberto Rossi Precerutti, Crocetti, Milano 2006 (pp. 27-33).

"La poesia scapigliata", a cura di Roberto Carnero, Rizzoli, Milano 2007 (pp. 391-422).

"Poeti per Torino", a cura di Roberto Rossi Precerutti, Viennepierre, Milano 2008 (p. 17)

 

 

 

Testi

 

 

COROT

 

È autunno. Il parco tanto verde un dì,

Splendido tanto,

Intirizzisce nella nebbia; il canto

Cessò nei rami; ogni allegria finì;

 

È il triste ottobre. I fracidi sentier

Son seminati

Di foglie gialle e piene d’acqua; i prati

Fumano, come un immenso incensier;

 

Sullo stagno, che attonito squallor,

Che strana calma!

Forse lenta nel fondo erra la salma

Di qualche ondina dai capelli d’or;

 

Le bacian l’alghe flessuose il piè

Fatto di neve;

Non è una morta, è un’ombra bianca e lieve,

Una ideale trasparenza ell’è;

 

Nel buio specchio rigato qua e là

Di un tenue filo

Bianco, immerge la selva il suo profilo,

La selva sacra per antica età;

 

È autunno, è il pianto fùnebre, il respir

Dell’agonia;

Gravi echi d’arpa e strofe d’elegia

Paion dal lago e dalla selva uscir...

 

Cuorgnè, 1° ottobre 1878

 

(da "Poesie", Einaudi, Torino 1968, p. 13)

 

 

 

 

DIES ILLA

 

O tu che scendi la funerea valle,

Sotto il ciel di novembre, centenario

Fantasima dei monti ermi, le spalle

Dal troppo tempo affrante e dal dolor;

 

Tu che tremi, ed incespichi, e barcolli

Come al ribrezzo di qualche invisibile

Fossa, e sei giunto alle boscaglie, ai colli

Bianchi, ove il vento della vita muor;

 

Tu che puoi dir: «Finii la mia giornata;

Era un incubo, e la finii; le orribili

Pareti a picco, i gorghi, la implacata

Bruma, la notte rea, tutto varcai»;

 

Tu che puoi dir: «Sono stanco, ero la casa

Buia, la casa deserta da secoli,

Perduta in mezzo la campagna rasa;

Ero la frana che non cessa mai;


Sono stanco e curvo, un Golgota fu il calle,

Ma splende l'alba, il mar dei morti tremola...»

O tu che scendi la funerea valle,

Centenario fantasma viaggiator;

 

O tu immobile al suol, giallo carcame,

Vedi! - a te salgon le anelanti invidie

Come il fumo dal rogo, e nella infame

Pugna ti sognan le agonie del cor.

 

Nervi, 4 febbraio 1889.

 

(da "Poesie", Einaudi, Torino 1968, p. 144)

 

 

 

 

A LEONARDO BISTOLFI

 

Bistolfi, se al pensier tuo stanco arrida

Malinconicamente il contemplare, —

Lontan dalle plebee stupide grida, —

Le argentee nubi alte nel cielo e il mare

 

Nordico, vieni! — A noi fausto il migrare,

A noi prole di duol, verso la fida

Olanda immensa, e le sue dune e il mare

Che le flagella, il mar pieno di strida,

 

Pien di tuoni e di tènebra. — Vedremo

Harlem nebbiosa in fondo al piano, e il giro

Dei remoti mulini al filo estremo

 

Degli orizzonti; e sentirem, nel tetro

Silenzio vesperal, come un sospiro,

Passar di Ruysdael, grave, lo spetro

 

12 novembre 1892.

 

(da "Poesie", Einaudi, Torino 1968, p. 156)

 

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