Secondo il mio modestissimo parere è ancora da scoprire la reale importanza della poesia di Giovanni Camerana (Casale Monferrato 1845 - Torino 1905), scrittore piemontese che viene spesso accomunato ai cosiddetti "scapigliati" ma che, nella sua opera poetica, attraversò più di una corrente e, per certi versi, fu uno dei precursori del simbolismo poetico italiano. Nato a Casale Monferrato, dopo gli studi universitari esercitò per tutta la vita la professione di magistrato e, ritenendola incompatibile con la poesia, coltivò la sua passione letteraria senza mai pubblicare un volume di versi, limitandosi, in casi tutto sommato sporadici, a far apparire alcune sue poesie in riviste, senza mai rivelarsi e firmandosi con una semplice "Y". La prima edizione dei suoi Versi uscì due anni dopo la sua morte, nel 1907. Nel 1956 fu pubblicata, a cura di Francesco Flora, una seconda, più accurata raccolta delle poesie di Camerana, mentre è del 1968 quella che può ancora oggi definirsi la sua opera poetica completa; curato da Gilberto Finzi, quest'ultimo libro contiene molte poesie rimaste fino a quell'anno inedite o come.
Si è detto che Giovanni Camerana è stato considerato un poeta prettamente scapigliato, ciò in realtà è vero soltanto se ci si riferisce alla prima fase poetica dello scrittore piemontese, ovvero quella che, grosso modo, si svolge negli anni compresi tra il 1865 ed il 1870. Quando la corrente scapigliata ormai è al suo tramonto, viste anche le precoci scomparse di esponenti illustri quali Emilio Praga e Igino Ugo Tarchetti, la poesia di Camerana assume nuove caratteristiche, le quali, sono perfettamente riassunte da Piero Nardi nel volume Scapigliatura ( Zanichelli, Bologna 1924):
Un tedio
dell'esistenza, prima ancora di vivere; una nostalgia del passato, bello perché
lontano e perché irriconducibile; una aspirazione, continuamente risorgente, a
un ideale vago, continuamente delusa dalla realtà inesorabile; un vuoto, dopo
l'inquietudine, una stanchezza suaditrice di morte.
Ben calzante è
anche questa breve analisi, sempre riferita alla seconda fase della lirica del
Camerana, che ha fatto Giuseppe Petronio in Poeti
minori dell'Ottocento (UTET, Torino 1959):
Sempre più con
gli anni si andò avvicinando ad una fosca dolorosa religiosità, ad una
affascinata contemplazione della morte, e sempre più andò cercando i simboli
(la nera Madonnina di Oropa; il paesaggio di Olanda; un quadro di Bocklin) che
dicessero quella sua angoscia, e le forme espressive - da quelle alla
Baudelaire a quelle parnassiane, da quelle simbolistiche a quelle dei più
moderni pittori - che gli permettessero di effondere la sua tetra visione del
mondo.
Insomma Camerana
nel suo percorso poetico ha cercato sempre di aggiornarsi e di esprimere, con
forme adeguate ai tempi, il suo profondo "mal de vivre" che lo
avrebbe portato al suicidio.
Chiudo riportando
l'elenco dei volumi pubblicati postumi, che riuniscono i versi di Camerana,
seguiti dalle presenze del poeta piemontese nelle antologie più importanti e, infine, tre poesie che risalgono alla sua fase più dolente e visionaria.
Medaglia di Leonardo Bistolfi (da "Poeti minori dell'Ottocento", UTET, Torino 1959, p. 657) |
Opere poetiche
"Versi",
Streglio, Genova-Torino-Milano 1907.
"Poesie",
Garzanti, Milano 1956.
"Poesie",
Einaudi, Torino 1968.
Presenze in
antologie
"Poesie
moderne (1815-1887)", raccolte e ordinate da Raffaello Barbiera, Treves,
Milano 1889 (pp. 289-290).
"I Poeti
Italiani del secolo XIX", a cura di Raffaello Barbiera, Treves, Milano 1913
(pp. 1127-1129).
"Antologia
della lirica italiana", a cura di Angelo Ottolini, R. Caddeo & C.,
Milano 1923 (p. 234).
"Antologia
della lirica italiana. Ottocento e Novecento", nuova edizione, a cura di
Carlo Culcasi, Garzanti, Milano 1947 (pp. 125-126).
"La lirica
moderna", a cura di Francesco Pedrina, Trevisini, Milano 1951 (pp.
301-304).
"Poeti
minori del secondo Ottocento italiano", a cura di Angelo Romanò, Guanda,
Bologna 1955 (pp. 244-256).
"I poeti
minori dell'Ottocento", a cura di Ettore Janni, Rizzoli, Milano 1955-1958
(vol. III, pp. 70-81).
"Un secolo
di poesia", a cura di Giovanni Alfonso Pellegrinetti, Petrini, Torino 1957
(pp. 25-26).
"Poeti
minori dell'Ottocento", a cura di Luigi Baldacci, Ricciardi, Napoli 1958
(pp. 929-939).
"Poeti
minori dell'Ottocento", a cura di Giuseppe Petronio, U.T.E.T., Torino 1959
(pp. 655-670).
"Poeti della
scapigliatura", a cura di Mario Petrucciani e Neuro Bonifazi, Argalia,
Urbino 1962 (pp. 161-204).
"L'antologia
dei poeti italiani dell'ultimo secolo", a cura di Giuseppe Ravegnani e
Giovanni Titta Rosa, Martello, Milano 1963 (pp. 57-61).
"Poeti
minori dell'Ottocento italiano", a cura di Ferruccio Ulivi, Vallardi,
Milano 1963 (pp. 459-471).
"Secondo Ottocento",
a cura di Luigi Baldacci, Zanichelli, Bologna 1969 (pp. 1118-1122).
"Poeti
simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni
Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. 3, pp. 40-43).
"La
Scapigliatura", a cura di Elio Gioanola, Marietti, Torino 1975 (pp.
198-222).
"Poeti della
rivolta", a cura di Pier Carlo Masini, Rizzoli, Milano 1977 (pp. 119-123).
"Poesia
italiana dell'Ottocento", a cura di Maurizio Cucchi, Garzanti, Milano 1978
(pp. 386-396).
"Otto secoli
di poesia italiana", a cura di Giacinto Spagnoletti, Newton Compton, Roma
1993 (pp. 533-534).
"Poesia
religiosa italiana", a cura di Ferruccio Ulivi e Marta Savini, Piemme,
Casale Monferrato 1994 (pp. 567-570).
"Lirici
della Scapigliatura", seconda edizione aggiornata a cura di Gilberto
Finzi, Mondadori, Milano 1997 (pp. 199-234).
"Dagli
scapigliati ai crepuscolari", a cura di Gabriella Palli Baroni, Istituto
poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2000 (pp. 231-251).
"Torino Art
Nouveau e Crepuscolare", a cura di Roberto Rossi Precerutti, Crocetti,
Milano 2006 (pp. 27-33).
"La poesia
scapigliata", a cura di Roberto Carnero, Rizzoli, Milano 2007 (pp.
391-422).
"Poeti per
Torino", a cura di Roberto Rossi Precerutti, Viennepierre, Milano 2008 (p.
17)
Testi
COROT
È autunno. Il
parco tanto verde un dì,
Splendido tanto,
Intirizzisce
nella nebbia; il canto
Cessò nei rami;
ogni allegria finì;
È il triste
ottobre. I fracidi sentier
Son seminati
Di foglie gialle
e piene d’acqua; i prati
Fumano, come un
immenso incensier;
Sullo stagno, che
attonito squallor,
Che strana calma!
Forse lenta nel
fondo erra la salma
Di qualche ondina
dai capelli d’or;
Le bacian l’alghe
flessuose il piè
Fatto di neve;
Non è una morta,
è un’ombra bianca e lieve,
Una ideale
trasparenza ell’è;
Nel buio specchio
rigato qua e là
Di un tenue filo
Bianco, immerge
la selva il suo profilo,
La selva sacra
per antica età;
È autunno, è il
pianto fùnebre, il respir
Dell’agonia;
Gravi echi d’arpa
e strofe d’elegia
Paion dal lago e
dalla selva uscir...
Cuorgnè, 1°
ottobre 1878
(da
"Poesie", Einaudi, Torino 1968, p. 13)
DIES ILLA
O tu che scendi
la funerea valle,
Sotto il ciel di
novembre, centenario
Fantasima dei
monti ermi, le spalle
Dal troppo tempo
affrante e dal dolor;
Tu che tremi, ed
incespichi, e barcolli
Come al ribrezzo
di qualche invisibile
Fossa, e sei
giunto alle boscaglie, ai colli
Bianchi, ove il
vento della vita muor;
Tu che puoi dir:
«Finii la mia giornata;
Era un incubo, e
la finii; le orribili
Pareti a picco, i
gorghi, la implacata
Bruma, la notte
rea, tutto varcai»;
Tu che puoi dir:
«Sono stanco, ero la casa
Buia, la casa
deserta da secoli,
Perduta in mezzo
la campagna rasa;
Ero la frana che
non cessa mai;
Sono stanco e curvo, un Golgota fu il calle,
Ma splende
l'alba, il mar dei morti tremola...»
O tu che scendi
la funerea valle,
Centenario
fantasma viaggiator;
O tu immobile al suol, giallo carcame,
Vedi! - a te
salgon le anelanti invidie
Come il fumo dal
rogo, e nella infame
Pugna ti sognan
le agonie del cor.
Nervi, 4 febbraio
1889.
(da
"Poesie", Einaudi, Torino 1968, p. 144)
A LEONARDO
BISTOLFI
Bistolfi, se al
pensier tuo stanco arrida
Malinconicamente
il contemplare, —
Lontan dalle
plebee stupide grida, —
Le argentee nubi
alte nel cielo e il mare
Nordico, vieni! —
A noi fausto il migrare,
A noi prole di
duol, verso la fida
Olanda immensa, e
le sue dune e il mare
Che le flagella,
il mar pieno di strida,
Pien di tuoni e
di tènebra. — Vedremo
Harlem nebbiosa
in fondo al piano, e il giro
Dei remoti mulini
al filo estremo
Degli orizzonti;
e sentirem, nel tetro
Silenzio
vesperal, come un sospiro,
Passar di
Ruysdael, grave, lo spetro
12 novembre 1892.
(da
"Poesie", Einaudi, Torino 1968, p. 156)
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