domenica 24 ottobre 2021

Novembre nella poesia italiana decadente e simbolista

 

Novembre è, probabilmente, il mese più caro ai poeti decadenti e simbolisti; ciò si spiega facilmente: nei trenta giorni dell'undicesimo mese dell'anno solare, la stagione autunnale (anch'essa particolarmente cara a questi poeti) si mostra in tutto il suo splendore o, ancora meglio, in tutto il suo grigiore; in questo periodo caratterizzato da un clima sempre più rigido; da giornate sempre più corte; da piogge sempre più copiose e insistenti; da una grande quantità - non riscontrabile in altri mesi - di foglie che cadono dagli alberi sempre più spogli, viene da sé che a guardare il cielo, la terra, gli alberi e il paesaggio circostante, si possa provare una netta sensazione di totale decadimento, di fine imminente; causa di tutto ciò è anche un mutamento umorale, conseguente alle tipiche manifestazioni stagionali, che si concretizza in una malinconia straripante (non a caso, alcune tra le migliori poesie crepuscolari vedono il mese di novembre quale protagonista). C'è poi da aggiungere che in questo preciso mese cade il giorno della commemorazione dei defunti: ricorrenza che oggi è assai trascurata, ma che un secolo fa veniva tenuta ancora in gran considerazione. Ecco allora che il novembre diviene il mese dei morti, manifestandosi con le tipiche caratteristiche della perdita assoluta, di un non-ritorno conclusivo. Le foglie cadute, il cielo perennemente grigio, la pioggia, il paesaggio spettrale, non sono altro che simboli di morte; in questo contesto, il mese di novembre è a sua volta simbolo di scomparsa definitiva.

 

 

 

Poesie sull'argomento

 

Mario Adobati: "Novembre" in "I cipressi e le sorgenti" (1919).

Diego Angeli: "L'estate dei morti" in "L'Oratorio d'Amore" (1904).

Ugo Betti: "Canzoncina di novembre" in "Canzonette - La morte" (1932).

Giovanni Camerana: "Capovolti si specchiano" in "Poesie" (1968).

Francesco Cazzamini Mussi: "Novembre" in "I Canti dell'adolescenza (1904-1907)" (1908).

Carlo Chiaves: "Novembre" in "Tutte le poesie edite e inedite" (1971).

Guelfo Civinini: "Canzonetta novembrina" in "I sentieri e le nuvole" (1911).

Vincenzo Fago: "Nel mar grigio si spegne doloroso" in "Discordanze" (1905).

Francesco Gaeta: "Novembrina" in "Poesie d'amore" (1920).

Cosimo Giorgieri Contri: "Verso il novembre" in "La donna del velo" (1905).

Corrado Govoni: "Ognissanti", "Ne la notte dei morti" e "Il giorno dei morti" in "Armonia in grigio et in silenzio" (1903).

Corrado Govoni: "Novembre" in "Poesie elettriche" (1911).

Arturo Graf: "Novembre" in "Morgana" (1901).

Arturo Graf: "Tristezza di novembre" in "Le Danaidi" (1905).

Arturo Onofri: "Novembre" in "Liriche" (1914).

Giovanni Pascoli: "Novembre" in "Myricae" (1900).

Francesco Pastonchi: "Novembre" in "I versetti" (1930).

Francesco ed Emilio Scaglione: "Mattina di novembre" in "Limen" (1910).

Giovanni Tecchio: "Novembre" in "Canti" (1931).

Aurelio Ugolini: "Novembre" in "Viburna" (1905).

Diego Valeri: "Mattino di Novembre" e "Ed è giunto il novembre..." in "Umana" (1916).

 

 

 

Testi

 

NOVEMBRE

di Arturo Graf

 

Oh come triste e disperato e fiero

Fischia tra le sfrondate arbori il vento,

Empie il bosco di strida e in suo tormento

Trae delle foglie il cenere leggiero!

 

Simile a fumo procelloso e nero

Da borea scende un ravviluppamento

Di tetre nubi, è d’ombra e di sgomento

Tutto colma del ciel l’ampio emisfero.

 

Lungo i botri scoscesi e le fiumare,

E in vetta al colle desolato, gela

Tremando al vento l’erica selvaggia.

 

Sotto l’immensa e cieca nube il mare,

Cupo, senza un baglior, senza una vela,

Flagella urlando la scogliosa spiaggia.

 

(da "Morgana")

 

 

 

 

NOVEMBRE

di Aurelio Ugolini

 

Cielo che gli occhi ne abbarbagli e stanchi

su città grige e aride campagne;

riso di sole pallido che imbianchi

                   tombe terragne:

 

novembre! Oh come gli alberi sfrondati

treman riflessi nei cerulei fonti,

e come senza fine e desolati

                   sono i tramonti!

 

Tutto s'adagia in un'indifferente

quiete, in un languir triste di suoni

e di colori: il cuor piange le spente

                   illusioni.

 

Una ne brilla ancor, ma per le strade

tutto ai libecci il platano si spoglia;

ma nelle tue foreste, autunno, cade

                   l'ultima foglia.

 

(da "Viburna")



Jakub Schikaneder, "Na Dusicky"
(da questa pagina web)


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