Novembre è,
probabilmente, il mese più caro ai poeti decadenti e simbolisti; ciò si spiega
facilmente: nei trenta giorni dell'undicesimo mese dell'anno solare, la
stagione autunnale (anch'essa particolarmente cara a questi poeti) si mostra in
tutto il suo splendore o, ancora meglio, in tutto il suo grigiore; in questo periodo caratterizzato da un clima sempre più rigido; da giornate sempre più corte; da
piogge sempre più copiose e insistenti; da una grande quantità - non
riscontrabile in altri mesi - di foglie che cadono dagli alberi sempre più spogli,
viene da sé che a guardare il cielo, la terra, gli alberi e il paesaggio
circostante, si possa provare una netta sensazione di totale decadimento, di
fine imminente; causa di tutto ciò è anche un mutamento umorale, conseguente
alle tipiche manifestazioni stagionali, che si concretizza in una malinconia
straripante (non a caso, alcune tra le migliori poesie crepuscolari vedono il
mese di novembre quale protagonista). C'è poi da aggiungere che in questo
preciso mese cade il giorno della commemorazione dei defunti: ricorrenza che
oggi è assai trascurata, ma che un secolo fa veniva tenuta ancora in gran
considerazione. Ecco allora che il novembre diviene il mese dei morti,
manifestandosi con le tipiche caratteristiche della perdita assoluta, di un
non-ritorno conclusivo. Le foglie cadute, il cielo perennemente grigio, la
pioggia, il paesaggio spettrale, non sono altro che simboli di morte; in questo
contesto, il mese di novembre è a sua volta simbolo di scomparsa definitiva.
Poesie sull'argomento
Mario Adobati:
"Novembre" in "I cipressi e le sorgenti" (1919).
Diego Angeli:
"L'estate dei morti" in "L'Oratorio d'Amore" (1904).
Ugo Betti:
"Canzoncina di novembre" in "Canzonette - La morte" (1932).
Giovanni Camerana:
"Capovolti si specchiano" in "Poesie" (1968).
Francesco Cazzamini
Mussi: "Novembre" in "I Canti dell'adolescenza (1904-1907)"
(1908).
Carlo Chiaves:
"Novembre" in "Tutte le poesie edite e inedite" (1971).
Guelfo Civinini:
"Canzonetta novembrina" in "I sentieri e le nuvole" (1911).
Vincenzo Fago:
"Nel mar grigio si spegne doloroso" in "Discordanze"
(1905).
Francesco Gaeta:
"Novembrina" in "Poesie d'amore" (1920).
Cosimo Giorgieri
Contri: "Verso il novembre" in "La donna del velo" (1905).
Corrado Govoni:
"Ognissanti", "Ne la notte dei morti" e "Il giorno dei
morti" in "Armonia in grigio et in silenzio" (1903).
Corrado Govoni:
"Novembre" in "Poesie elettriche" (1911).
Arturo Graf:
"Novembre" in "Morgana" (1901).
Arturo Graf:
"Tristezza di novembre" in "Le Danaidi" (1905).
Arturo Onofri:
"Novembre" in "Liriche" (1914).
Giovanni Pascoli:
"Novembre" in "Myricae" (1900).
Francesco Pastonchi:
"Novembre" in "I versetti" (1930).
Francesco ed Emilio
Scaglione: "Mattina di novembre" in "Limen" (1910).
Giovanni Tecchio:
"Novembre" in "Canti" (1931).
Aurelio Ugolini:
"Novembre" in "Viburna" (1905).
Diego Valeri:
"Mattino di Novembre" e "Ed è giunto il novembre..." in
"Umana" (1916).
Testi
NOVEMBRE
di Arturo Graf
Oh come triste e
disperato e fiero
Fischia tra le
sfrondate arbori il vento,
Empie il bosco di
strida e in suo tormento
Trae delle foglie il
cenere leggiero!
Simile a fumo
procelloso e nero
Da borea scende un
ravviluppamento
Di tetre nubi, è
d’ombra e di sgomento
Tutto colma del ciel
l’ampio emisfero.
Lungo i botri
scoscesi e le fiumare,
E in vetta al colle
desolato, gela
Tremando al vento
l’erica selvaggia.
Sotto l’immensa e
cieca nube il mare,
Cupo, senza un
baglior, senza una vela,
Flagella urlando la
scogliosa spiaggia.
(da
"Morgana")
NOVEMBRE
di Aurelio Ugolini
Cielo che gli occhi
ne abbarbagli e stanchi
su città grige e
aride campagne;
riso di sole pallido
che imbianchi
tombe terragne:
novembre! Oh come gli
alberi sfrondati
treman riflessi nei
cerulei fonti,
e come senza fine e
desolati
sono i tramonti!
Tutto s'adagia in
un'indifferente
quiete, in un languir
triste di suoni
e di colori: il cuor
piange le spente
illusioni.
Una ne brilla ancor,
ma per le strade
tutto ai libecci il
platano si spoglia;
ma nelle tue foreste,
autunno, cade
l'ultima foglia.
(da
"Viburna")
Jakub Schikaneder, "Na Dusicky" (da questa pagina web) |
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