Scattare una foto
ad un obiettivo preciso, che sia un paesaggio, un oggetto, un animale, una
pianta o un essere umano, equivale ad immortalarlo. Quante fotografie, scattate
più di cent'anni or sono e conservate adeguatamente, possono ancora essere
osservate in tutta la loro magnificenza! Nei tempi anteriori alla scoperta
della fotografia, erano gli artisti a rendere immortale qualunque figura
vivente o meno, visibile sul nostro pianeta; e tutt'ora lo fanno, malgrado
esista la sorprendente e straordinaria possibilità di riprodurre qualunque
realtà fisica in modo perfetto, grazie, appunto alla fotografia. Da più di un
secolo, essa, come il cinema, è divenuta una vera e propria forma artistica,
che si aggiunge in modo prepotente a quelle già esistenti. Ma, almeno
personalmente, ciò che mi piace maggiormente di questa arte o, meglio, di
questa tecnologia, è la possibilità di riguardare vecchie foto che mi sono
rimaste nel cuore: me bambino, i genitori e i parenti scomparsi, gli animali
domestici, i compagni di scuola, i luoghi dove ho vissuto periodi felici...
Così, nascono gli album fotografici, dove si inseriscono le istantanee che
guardiamo di più, e che entrano di diritto nella storia della nostra vita:
importante o insignificante che sia. Oggi, anche il modo di fare una fotografia
è cambiato totalmente: gli smartphone
- questi oggetti ormai indispensabili per fare qualunque cosa - hanno già da
alcuni anni sostituito la vecchia macchina fotografica; se, grazie a questi
moderni mezzi tecnologici, c'è un chiaro guadagno in praticità e in semplicità,
è altrettanto vero che si è persa quell'emozione imparagonabile data dalla
vecchia procedura che richiedeva lo scattare una foto (per non parlare del
fascino e del maggiore valore artistico delle foto in bianco e nero). Ma i tempi cambiano, e le nuove generazioni, fra un po'
di anni, si meraviglieranno quando vedranno per la prima volta delle foto
stampate sulla carta, così come si meravigliò la mia, nel constatare che, nel
secolo XIX, esisteva un procedimento chiamato dagherrotipia, quanto mai
industrioso e complicato, che era l'unico di allora per poter sviluppare delle
immagini.
DA UNA FOTOGRAFIA
di Sibilla
Aleramo (pseud. di Marta Felicina Faccio, 1876-1960)
Un piccolo
rettangolo di carta platinata,
l'imagine a toni
grigi d'un ciglio di monte,
a sera, contro un
cielo di bioccoli di seta.
E tagliano monte
e cielo due righe,
sembrano righe di
musica,
sono su due fili
del telegrafo rondini ferme,
noticine nere,
nere distanti nere vicine,
rondini, tante,
dissimili tutte,
inserite nel
doppio grigio della sera,
e sembrano due
righe di musica.
(da
"Momenti", Bemporad, Firenze 1921, p. 115)
LA FOTOGRAFIA
di Alfredo
Baccelli (1863-1955)
Con l'artiglio di
schiume insulta il mare
la rupe, che,
grondante, si protende,
e dell'oro del
sole avvampa e splende:
un pino sembra
attonito guardare.
Un estèta
s'attarda a rimirare,
e tra la folla,
sotto bianche tende,
lo Zeiss puntato,
quella vista intende,
tutto in affanno,
a ben fotografare.
Tac! È fatta. Che
gioia ha dentro gli occhi!
D'avere in tasca
un pezzo d'Universo
crede, e,
partendo, è freccia che si scocchi.
Così noi siamo
tutti. E non sapremo
che la vita
inseguire è tempo perso?
Il mondo in noi
non è: mai non l'avremo.
(da «Quaderni di
poesia», dicembre 1933)
KODAK
di Giorgio
Caproni (1912-1990)
Mia figlia come una fidanzata.
Ah vacanza, seduti
all'ombra d'una
verde arcata
della Tour
Eiffel.
Parliamo
di nulla.
O ce ne stiamo muti.
Roma è lontana.
Un passero.
Una coppia eccitata
che scrive una
cartolina.
Tutto uno squillante stormo
(ci uniamo) di saluti.
(da "Poesie
1932-1986", Garzanti, Milano 1993, p. 765)
L' ISTANTANEA
di Guelfo
Civinini (1873-1954)
Voi non vedeste
che stamattina
appena usciti dal
cheto albergo
di quel
dolcissimo primo convegno,
mentre io
stringeva la piccolina
mano odorosa che d'ogni
usbergo,
cedendo alfine,
sciolse il ritegno,
e il vezzo
d'ambra soavemente
del seno il tenro
ritmo moveva,
voi non sapete
che la perfidia
d'un Pocket Kodak
impertinente
una biondissima
miss rivolgeva
sul nostro
idillio, come un'insidia.
Così la piccola
fotografia,
fra un idoletto
d'incerta lega
sotto la patina
d'antichità
e un vecchio vaso
di farmacia
tolto dal fondo
della bottega
d'un mercante di
bric-à-brac,
andrà lontano,
lontano assai:
e nella casa
dell'inglesina,
in un salotto
sovra il Tamigi
freddo e
nebbioso, non vedrà mai
il sole biondo di
stamattina
romper ridendo
dai cieli grigi.
(da "L'urna",
Dante Alighieri, Roma 1900, pp. 81-84)
SON IO?
di Luigi Crociato
(pseud. di Luigi Krischan Wurmberg, 1870-1935)
«Sei tu!
Sdoppiato! Vivo!» si ridice
a perdifiato.
Rido, e dico a
l'immagine felice
del risultato:
«Maschera model,
fotografia
del carnevale;
nel ritrarmi si
aveva l'albagia
di farmi tale!
Tali saran la
fronte, il naso, il ceffo
da semplicione;
tali forse son
gli occhi, se non beffo,
d'un buon
santone.
Ma quel tale son
io? Di me soltanto
sei l'ironia;
d'un giorno vano
tu mi sei il rimpianto
e l'avarìa.
In te, se pur non
vedo la fattura
d'un'Afrodite,
sento ancor meno
assai la mia natura
di dinamite.
A chi ti guarda,
o immagine, dir sembri:
- Ecco il
pagliaccio! -
Sta ben che
alcuno te così rimembri,
testa di
ghiaccio!»
Villan chi sputa;
stolto chi lingueggia,
chi sbuccia il
vero;
più che sculta,
talor, val pietra greggia:
vale il mistero!
(da "Le
Ultime Liriche", Tipografia Moderna di Trieste, 1969, pp. 51-53)
FOTOGRAFIA
di Valerio
Magrelli (1957)
È che lo scatto
recide l'ombelico
della luce.
Recide, quella forbice,
il filamento
lento e lungo dello
sguardo, budello
del nutrimento,
separa
perché l'immagine
venga al mondo
dividendosi
dalla madre.
E quella pupa
d'ombra,
quel bozzolo, è
la cesta
lasciata a
galleggiare sulle acque
per mettere in
salvo la forma.
(da
"Didascalie per la lettura di un giornale", Einaudi, Torino 1999, p.
58)
LETTERA
di Nelo Risi
(1920-2015)
Ho un'immagine di
te tra le mie carte
e i libri che
comprammo...
era l'età
felice delle
rose, aprile maggio
giugno, di là dal
vetro di veranda
i cigni
popolavano il tuo lago
e un volo in un
istante ricreava
il vero in un
romantico paesaggio;
o forse autunno
tra giardini d'ombra
con un vento che
accumula le foglie
verso sera, a La
Tour... ma è tanto antica
la tua
fotografia, che non mi aiuta?
(da "Poesia
d'amore del '900", Mondadori, Milano 1992, p. 435)
FOTOGRAFIA
di Umberto Saba
(pseud. di Umberto Poli, 1883-1957)
Questo volto che
indurano gli affanni
ed il tempo, e tu
a volo,
Nora, gentile
fotografa, hai colto;
è il mio, tu
dici. – Io, se mi vedo, è solo
morto. O ragazzo
di quindici anni.
(da "Tutte
le poesie", Mondadori, Milano 1994, p. 612)
PER UNA
FOTOGRAFIA DI TE GIOVANE
di Francesco
Tentori (1924-1995)
Affacciata al
balcone della vita
sorridi - non a
me, di me non sai
il nome né le contrade
che vedono
il pio passo
consumare le vie -
sorridi dalla
primavera schiusa
nei rossi gialli
lilla della veste
tagliata a metà
braccio dove posa
la mano e sfiora
forse una parvenza
che si disegna
appena nella luce
declinante:
sorridi, non concedi
atro di te che
l'attesa e il sospiro.
(da
"Migrazioni", Passigli, Firenze 1997, p. 118)
RIGUARDANDO UNA
TUA FOTOGRAFIA
di Alberto
Viviani (1894-1970)
Oggi proprio di
Martedì
ò pensato
di riguardare una
tua fotografia
per avere un'idea
precisa
di quanto io ti ò
amato.
Ò guardato, ò
guardato,
ò contato
anche sui diti
ma non ò sommato.
C'era una piccola
macchia d'inchiostro
su un lato
che mi à
distratto:
e così mi à fatto
dimenticare
quanto ti avevo
amato
e quanto ti
dovevo amare.
(da "Rose
d'argento", Tip. Galileiana, Firenze 1916, p. 79)
Che post utile e interessante: grazie!
RispondiEliminahttp://giuliopk.blogspot.com/