Probabilmente questa opera in versi rappresenta il primo esempio italiano di poesia simbolista. L'autore, Luigi Gualdo (Milano 1844 - Parigi 1898), intellettuale raffinato e bohémien, visse molti dei suoi anni in Francia (e morì nella capitale francese), frequentando diversi intellettuali e scrittori transalpini, che certamente gli trasmisero idee e tendenze letterarie. Certamente, come hanno sottolineato molti critici, furono i poeti parnassiani ad influenzarlo maggiormente; ciò non toglie che alcuni suoi versi vadano inseriti in tutt'altro ambito, e mostrino evidenti tracce di decadentismo e di simbolismo. Charles Baudelaire, è il poeta che in maggior misura viene riecheggiato da Gualdo in questa sua unica raccolta poetica, seguito da Theophile Gautier, a cui lo scrittore milanese dedicò una poesia in occasione della sua morte (1872); Gautier, ovvero il poeta che affermò la suprema bellezza dell'arte: qualità eccelsa, riservata a menti eccelse, che permette, a chi riesce a comprenderla pienamente, d'innalzarsi oltre ogni miseria umana e di provare quelle sensazioni - esclusivamente cerebrali - che posseggono caratteristiche uniche, incommensurabili e imparagonabili. Accanto al Gualdo parnassiano, decadente e simbolista, in questi versi è facile percepire - sebbene più raramente - un poeta sopraffatto dalla malinconia, che anticipa determinate tematiche crepuscolari; d'altronde, già il titolo del libro, risulta emblematico a tal proposito.
Le nostalgie è composto da 39 poesie, ognuna numerata, che si
susseguono senza lacuna divisione di sorta nelle 220 pagine del volume che fu
pubblicato dall'editore Casanova di Torino nel 1883; più volte ristampato,
rivenne alla luce anche grazie alla Lampi di Stampa di Milano nel 2003; da
quest'ultima edizione (vedi foto qui sotto) ho tratto tre poesie di ottimo
valore che meritano senz'altro di essere rilette ed apprezzate.
ALLA SERA
Stanca è la terra
e lasse son le cose;
L'uomo è
languente come la natura.
Scende dal cìelo
una gran pace oscura.
Pendono già gli
steli delle rose.
L'uomo è
languente come la natura.
Sorgon dall'alme
le armonie nascose,
Pendono già gli
steli delle rose,
Cessa la gioia e
cede la sventura.
Sorgon nell'alme
le armonie nascose
Rivelatrici di
vita futura...
Cessa la gioia e
cede la sventura
Tra l'acri
voluttà misterïose.
Rivelatrici di
vita futura
Son le tinte
fugaci e calorose;
Tra l'acri
voluttà misterïose
V'è un senso di
speranza e di paura.
(da "Le
nostalgie", Lampi di Stampa, Milano 2001, pp. 47-48)
PAESAGGIO
Tutto riposa al
raggio della luna,
Ma il viale è nell'ombra
a noi davanti.
S'ergono all'aura
in lunga fila bruna
I profili degli
alberi giganti.
Biancheggia in
fondo tacita la villa
Tutta chiusa,
deserta o addormentata.
Non si scorge
laggiù lume o scintilla,
Ma la vôlta del
ciel tutta è stellata
Un poema infinito
ed amoroso
Le foglie vi
susurrano giulive...
Il parco nella
notte appar festoso
E le statue
intraviste quasi vive.
Dormono i nidi ed
i fragili fiori
Posan col capo
languido che pende,
Si confondon le
forme ed i colori...
- E l'ombroso vial
qualcuno attende. -
(da "Le
nostalgie", Lampi di Stampa, Milano 2001, pp. 185-186)
IN FONDO AI CHIARI ABISSI PREZIOSI
In fondo ai
chiari abissi prezïosi
Che il mar
contende irato agli occhi nostri,
Gl'ignorati
tesori stanno ascosi.
Difesi là da
spaventosi mostri
Ed ammassati in
cristalline valli
In tra lucenti
grotte e rosei chiostri;
In tra le piante
strane ed i coralli,
Nei profondi
splendor che, ignoti, per le
Iridi hanno
riflessi verdi e gialli,
Vergini d'ogni
sguardo stan le perle.
Così, lontani e
avvolti nel mistero
Dove sorgon
spettrali visioni,
Nel dominio
fatato del pensiero,
Tra la magìa
degli imminenti suoni,
Tra i vïolenti
olezzi e blandi e acuti,
Prede rapite e
ben celati doni,
Tra gli azzurri
vapor come perduti,
In confuso fulgor
misti e sommersi,
Attendendo i
poeti ed i lïuti,
Non anco detti
stanno i nuovi versi.
(da "Le
nostalgie", Lampi di Stampa, Milano 2001, pp. 219-220)
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