Ecco tre poesie natalizie
scritte da tre ottime poetesse italiane del Novecento. Come è facile notare,
questi versi non celebrano la più importante festa cristiana dell'anno, ma
mostrano segni di sconcerto, di sofferenza e di tristezza. Il Natale è
presente, ma è vissuto in situazioni particolari o con sentimenti contrastanti.
Donata Doni
scrisse la sua poesia in un ospedale (come si evince dal luogo riportato in
calce alla sua composizione), a soli tre giorni dal 25 dicembre. Nei suoi versi
si respira il clima di palpabile tribolazione fisica e mentale, dovuto alla
malattia e all'umanità sofferente da cui era circondata la poetessa in quel
difficilissimo momento. La Doni elenca una serie di azioni che non può fare,
che sono quelle della tradizione natalizia, e che la stragrande maggioranza
dell'umanità fa nei giorni che precedono la festa. Malgrado ciò, essa si rende
conto che può fare qualcosa d'altro, di ben più profondo e di estremamente
importante: stare vicino a chi, come lei, sta vivendo un periodo di forte
sofferenza. Il verso finale indica più che mai l'aspetto religioso della
poesia: la nascita di Gesù, rappresenta soprattutto qualcosa di fondamentale
proprio per la parte dell'umanità più sofferente, poiché grazie alla sua vita e
al suo messaggio, questo enorme popolo fino ad allora ignorato, diverrà
importante e troverà una speranza e un conforto nelle parole del Cristo.
La poesia di
Luciana Frezza è di tutt'altro tono, e descrive l'insignificanza dei natali
moderni. La mancanza dell'anno preciso nel titolo in cui compaiono soltanto i
primi due numeri, sembra voler accomunare tutti i natali del XX secolo, che si
susseguono, fastosi e ripetitivi, causando in chi li vive anno dopo anno, una
sorta di impalpabile indifferenza, che si va accentuando e che comporta una
assoluta perdita di significato della festa.
Infine, la lirica
di Daria Menicanti, in cui il Natale passa decisamente in secondo piano, poiché
ciò che risalta è il breve messaggio indirizzato ad un uomo che non risponde alle
lettere di una donna evidentemente innamorata; questi versi esprimono
un'amarezza ed una rassegnazione che, comunque, non impediscono alla poetessa
di scrivere a quest'uomo parole di comprensione, inserendo anche gli auguri di
Natale, che però sono definiti del caso
e, quindi, quasi obbligati, o comunque poco sentiti.
UN NATALE
di Donata Doni
(1912-1972)
Non puoi
confonderti
nel dedalo delle
strade illuminate
nell'attesa del
Natale.
Non puoi sentirti
sospingere dalla folla,
fra le vetrine
dei negozi,
il frastuono,
l'aria di festa.
Non puoi cogliere
in Piazza Navona
il sorriso
estatico dei bambini,
né attendere la
mezzanotte
fra un lieto
scambio di doni.
Puoi solo stare
accanto
a chi soffre, a
chi geme, a chi piange.
Anche questa è
una nascita.
Roma, Policlinico Gemelli, 22
dicembre 1971
(da "Il
fiore della gaggìa", Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1973)
NATALE 19...
di Luciana Frezza
(1926-1992)
Le sere vicine al
Natale
nella città che
si chiude
i bimbi vestiti
di rosso
le donne nelle
sciarpe
percorrono vie di
presepe,
tra selve di
abeti inchiodati
tra file di
fanali
- è come se anche
questo Natale
fosse passato -
saliamo
gli anni e non
resta
a poco a poco
che questa mano
che sfiori.
(da
"Comunione col fuoco. Opera poetica", Editori Riuniti 2013)
BIGLIETTO
NATALIZIO A GIULIO
di Daria
Menicanti (1914-1995)
Non ti scrivo per
quello. Capisco
bene come succede.
Anch'io ti scrivo
solo oggi gli
auguri del caso.
Non ti chiedo
perché non hai risposto
ancora alle mie
lettere: si rimanda,
si rimanda
indefinitamente
e, prima ancora
che per sé, si muore
negli altri
(da "Il
concerto del grillo", Mimesis, Milano-Udine 2013)
Nessun commento:
Posta un commento