lunedì 2 aprile 2018

L'età dei semidei

Bonario, obeso demone pneumatico,
«Bidendum», che su assidue
familiari stampe, od erti
pinnacoli di fiera (dalle schiuse
persiane in roseo lume
notturno al Valentino si sgranava
il languido fragore delle giostre,
un'aroma spirava estasiante
di primavera e di Krapfen...), vegliasti
i miei sogni d'infanzia: ahi, che purtroppo
a far mia non appresi l'orgogliosa
tua divisa: Michelin
boit l'obstacle.

                     Più tardi
fu mito l'eleganza inaccessibile
il nero «borsalino»
coi guanti e la mazza, posati
tra gialli cortinaggi
sulla poltrona ricurva, nel classico
manifesto di Dudovich. Ben altre
uniformi attendevano
le nostre adolescenze al varco.
Ben altre luminarie
che quelle della sospirata festa.

Oggi, nei miei calanti
anni, formicola innumere
di emblemi, simboli, enigmi,
sue meraviglie dispiegando, il neo-
capitalistico Olimpo. Tra morbidi
caleidoscopi di luci
al neon, altri mostri, altri idoli
sulle città lampeggiano. M'aggiro
sperso, sopravvissuto,
sordo tra i nuovi oracoli. Una fauna
diabolica ossessiona
i miei viaggi, i miei sogni: m'incalzano
per autostrade lisce di vertigine
in fuga verso il tramonto
mio, del mio secolo, aquile
ossute, serpi, felini di fuoco,
e l'esapodo cane fiammeggiante
del Supercortemaggiore.



Questa bella poesia fu scritta da Sergio Solmi nel 1962, e pubblicata per la prima volta nel volume Dal balcone, Mondadori, Milano 1968. Io l'ho estratta dal primo tomo delle Opere, Adelchi, Milano 1983. Il titolo è evidentemente ironico, e si riferisce al periodo del boom economico. In questi versi Solmi descrive i simboli del consumismo, a partire dal celebre "omino" della Michelin (azienda che produce pneumatici), per giungere all'allora modernissimo "cane a sei zampe" del Supercortemaggiore (un tipo di benzina che venne commercializzata dalla Agip); una serie di emblemi, di mostri, di figure fantastiche e diaboliche che si sono viste in giro per il mondo, a partire dai primi anni del Novecento. Il poeta, ormai anziano, si aggira ancora per la città invasa da questi miti del "capitalistico Olimpo", sentendosi come un sopravvissuto, ovvero sempre più estraneo e smarrito di fronte a questa invasione pubblicitaria perpetrata dalle grandi industrie a discapito dei cittadini, ormai totalmente inglobati in un mondo vuoto e disumano.



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