Bonario, obeso
demone pneumatico,
«Bidendum», che
su assidue
familiari stampe,
od erti
pinnacoli di
fiera (dalle schiuse
persiane in roseo
lume
notturno al
Valentino si sgranava
il languido
fragore delle giostre,
un'aroma spirava
estasiante
di primavera e di
Krapfen...), vegliasti
i miei sogni
d'infanzia: ahi, che purtroppo
a far mia non
appresi l'orgogliosa
tua divisa: Michelin
boit l'obstacle.
Più tardi
fu mito
l'eleganza inaccessibile
il nero
«borsalino»
coi guanti e la
mazza, posati
tra gialli
cortinaggi
sulla poltrona
ricurva, nel classico
manifesto di
Dudovich. Ben altre
uniformi
attendevano
le nostre
adolescenze al varco.
Ben altre
luminarie
che quelle della
sospirata festa.
Oggi, nei miei
calanti
anni, formicola
innumere
di emblemi,
simboli, enigmi,
sue meraviglie
dispiegando, il neo-
capitalistico
Olimpo. Tra morbidi
caleidoscopi di
luci
al neon, altri
mostri, altri idoli
sulle città
lampeggiano. M'aggiro
sperso,
sopravvissuto,
sordo tra i nuovi
oracoli. Una fauna
diabolica
ossessiona
i miei viaggi, i
miei sogni: m'incalzano
per autostrade
lisce di vertigine
in fuga verso il
tramonto
mio, del mio
secolo, aquile
ossute, serpi,
felini di fuoco,
e l'esapodo cane
fiammeggiante
del
Supercortemaggiore.
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