Appropinquandosi il
giorno di Ognissanti, mi pare opportuno pubblicare un post in cui dieci poeti
italiani del Novecento parlano di dieci santi più o meno
famosi. Come si noterà, ci sono degli apostoli come Giovanni e
Pietro; delle sante molto popolari come Chiara d'Assisi e Caterina da Siena;
c'è (e non poteva mancare) San Francesco d'Assisi e, infine, vi figurano anche
alcuni santi tutt'ora molto presenti nell'immaginario popolare, soprattutto per
gli aneddoti quasi leggendari riguardanti la loro vita, che, attraverso i
secoli si sono diffusi tra la gente di tutte le classi sociali. Alcuni santi
sono qui descritti per un episodio particolarmente significativo della loro
esistenza: Agostino, per esempio, lo si vede nel momento in cui incontra un angelo
in forma di bambino; Stefano invece, è colto nel momento terribile del martirio
(morì in seguito a lapidazione). Martino e Rocco sono raffigurati in modo
classico: il primo durante uno dei suoi molti pellegrinaggi; il secondo, sempre
in cammino, in compagnia del suo immancabile, fedelissimo cane. Buona lettura.
L'APOSTOLO GIOVANNI
di Antonino Anile
(1869-1943)
O di Gesù discepolo
diretto
se nelle soste
dell'andare amavi
piegare il capo sul
divino petto
di Lui, dimmi ora tu
quel che ascoltavi.
Certo gli occulti a
noi moti soavi
onde accestisce il
grano dal costretto
germe in ombra e 'l
pulsar dei tronchi gravi
ad urger linfe al
fiore in cima eretto;
e come ai nidi, a
tessere leggiadre
piume, si seguan
premurose l'ore
e nasce l'ala; e come
l'aria gode
cullare il canto
ancor prima che s'oda.
Tu ascoltavi in quel
cuore d'ogni cuore
il ritmo: la profonda
ansia del Padre.
(da "Nuovi
sonetti religiosi", L'Eroica, Milano 1931)
CHIARA DI ASSISI
di Renzo Barsacchi
(1924-1996)
Era un fresco mattino
colmo di uccelli
nuovi e sopra il nitido
filo dei monti
camminava l'aria
nei suoi veli
purissimi.
Leggevo
di Chiara, gli occhi
a stella
aspri di luce come la
fece Simone,
curva quel tanto come
piega il vento
l'esilità del giglio.
E rivedevo
quando impose a
fratel Bentivenga
di andar per olio per
le sue sorelle
e le lampade
asciutte.
Ripensavo alla sua
casa di pietra
semplice e nuda come
l'acqua che brilla
di se stessa,
all'immane
gioia che vi stava
e alle mie stanze ingombre
d'inutile e di troppo,
alla mia vita
sonora dei campani
dei lebbrosi.
(da "Marinaio di
Dio", Nardini, Firenze 1985)
MARTIRIO DI SANTO
STEFANO
di Elena Bono
(1921-2014)
Non più difende col
gomito
il gracile viso.
Giace nel sangue
prega e piange piano.
(da "Alzati
Orfeo", Garzanti, Milano 1958)
SAN MARTINO (DA UN
ALBUM)
di Vincenzo
Cardarelli (1887-1959)
Sempre ti vedo e
penso, San Martino
solo soletto e di
notte in cammino
Ed è la notte dei
tempi, un piovoso
Medioevo remoto e
pauroso.
Sei così rustico, sei
così antico,
e così serio in volto
e così amico!
Vai per terre e per
borghi a passi eguali,
buon pellegrino, e
liberi i mortali
d'ogni male, fai
piovere e ristare,
della campagna nume
tutelare.
Magno Martino, santo
parrocchiano,
tutto tu puoi sul
popolo cristiano.
A un tuo cenno è
sconfitto anche il demonio
che tentò nel deserto
Sant'Antonio.
(da
"Opere", Mondadori, Milano 1981)
SANT’AGOSTINO
di Giovanni Cena
(1870-1917)
Sant'Agostino assorto
in suoi austeri
problemi andando un
giorno in riva al mare,
vide un fanciullo
intento a singolare
trastullo; ond'egli
uscito di pensieri,
rise e disse:
"Che fai, bambolo, speri
il mare in questi
cerchi imprigionare?
E quei:
"Meglio" rispose "che indagare
come tu fai terribili
misteri!"
Così, tratte da
facili miraggi
l'ingenue menti e
gl'intelletti chiari
s'affaticano ancora
in opre vane.
E ritentano ancor,
pargoli e saggi,
in piccoletto cerchio
accoglier mari
e l'universo in brevi
menti umane.
(da
"Poesie", Bemporad, Firenze 1922)
SAN FRANCESCO
di Luigi Fallacara
(1890-1963)
San Francesco sente
che l'anima
dell'universo è in
lui solo una voce,
s'apre a donarla
allargando le braccia,
perché suo strumento
è la croce.
I piedi azzurrati
s'affiggono,
metton radici nel
profondo,
radici di chiodi
turgidi
per cui sale il
dolore del mondo.
Protese le mani
sorreggono,
impeto di raggi, il
cielo:
cala sulla faccia
madida
lo splendore, come un
velo.
Dalla ferita del
fianco vivida,
sorga la musica
ascosa,
profondo, profondo è
il cantico,
il cantico
dell'eterna rosa.
[da "Poesie
(1914-1963)", Longo, Ravenna 1985]
MISSIONE DI PIETRO
di Alda Merini
(1931-2009)
Quando il Signore, desolato
e grigio,
ombra della Sua ombra
incespicava
dentro il Suo verbo
colmo di incertezza,
Pietro comparve,
forte nella braccia
e nelle membra a
reggerLo nel mondo...
Quando Pietro fu solo
nel peccato,
quando già rinnegava
il Suo Signore
e Lo vendeva a tutti
nella frode,
Dio non comparve (si
era già velato
per la notte più
oscura profetata),
ma gli fece suonare
dentro il cuore
le campane più vive
del riscatto.
PIETRO FU IL PRIMO A
IMMEGERSI NEL SANGUE!
(da "Fiore di
poesia 1951-1997", Einaudi, Torino 1998)
SAN ROCCO
di Renzo Pezzani
(1898-1951)
San Rocco è quel
mendico
che ha un cane per
amico,
un cane spelato,
bastardo
ma di bellissimo
sguardo.
Un cagnolino che va
zoppo
col cacciator senza
schioppo
perché di anime è
cacciatore
san Rocco del
Signore.
Van da piazza a
casolare
che tutti li han
visti passare,
dormire ai cantoni,
chiedere un tozzo
di pane e un sorso
d'acqua del pozzo,
e San Rocco parlare
alla bestiola
come ai bimbi il
maestro di scuola.
È un cagnino di pelo
bruno
che a vedrlo non lo
vorrebbe nessuno,
né per la greggia, né
per l'aia,
ché non ringhia e non
abbaia.
Ma San Rocco ne è
contento:
ha il cane e non ha
l'armento;
ha il guardiano e non
ha la cascina;
ha un compagno quando
cammina;
quando mangia ha un
invitato,
quando ha freddo ne è
scaldato.
Il cane zoppo, il
saio liso
quattro passi dal
Paradiso.
(da
"Innocenza", S.E.I., Torino 1950)
SAN CLEMENTE
di Clemente Rebora
(1885-1958)
A te apparve, San
Clemente mio,
posto a morir coi
martiri in esilio,
vita in prodigio,
l'Agnello di Dio.
Non m'avviene così; a
morte anch'io,
null'altro appare a
me, mentre m'umilio.
che il corpo mio che
si disfa vivo.
T'avvii tu al mare
che t'ammanta
mentre invocano tutti
il Ciel ti salvi:
e, suo Vicario, dolce
lagrimando,
l'invocazion di
Cristo tu ripeti:
- Accogli, Padre, lo
spirito mio -
e l'ansito del mar fa
coro immenso.
Non m'avviene così,
che pur m'avvio,
senza far pianto né
sentir consenso,
in un mar di miseria
a sprofondare.
(da "Le
poesie", Garzanti, Milano 1988)
LA VERGINE DI SIENA
di Giulio Salvadori
(1862-1928)
Odo i cori degli
Angeli inneggianti
te, Caterina, vergine
potente.
Cantano il lume
dell'accesa mente
onde ridean quaggiù
gli occhi stellanti;
Cantano il cuore
aperto agli altrui pianti,
la regal fronte
inchina a ogni umil gente,
le braccia che
accogliean maternamente
l'umiliata fronte
degli erranti.
Cantano l'ineffabile
dolore
onde morivi qui senza
morire
pel gregge del
Pastore abbandonato;
Cantan l'ardir
magnanimo del core
onde tu, sola e
povera, tra l'ire,
richiamasti il Pastor
dal suo peccato.
(da "Ricordi
dell'umile Italia", Libreria Editrice Internazionale, Torino 1918)
Annibale Carracci, "La lapidazione di Santo Stefano" |
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