Le isole dei poeti
decadenti sono spesso immaginarie, simili a paradisi terrestri sconosciuti a
tutti (o conosciuti da pochi eletti); lì vivono fantasiosi re dai contegni bizzarri, donne particolarmente affascinanti, bambini già deceduti che assumono
comportamenti decisamente inconsueti; lì crescono rose a non finire, o piante
rarissime. In altri casi le isole sono lugubri e terrificanti; molte poesie di
questo genere hanno trovato l'ispirazione dal famoso quadro: L'isola dei morti, del pittore elvetico Arnold
Böcklin. C'è poi chi, con estrema nostalgia, ricorda una favolosa isola del
passato, in cui ha vissuto un periodo particolarmente felice. In qualche caso
l'isola ha un evidente riferimento alla separazione, alla voglia di fuggire dal
mondo e dall'umanità. Infine vengono citate e descritte isole reali della
Grecia (Delo, Chio ecc.), e ne consegue una descrizione particolareggiata di un
periodo storico molto lontano (quello dell'antica Grecia), con relativi
personaggi mitologici. Sostanzialmente, le isole di questi poeti vogliono
mettere in luce il desiderio di una vita "altra", assolutamente
differente da quella reale; di rado invece si riscontra la presenza di
un'aldilà mostruoso, cupo, agghiacciante, che simboleggia la paura della morte.
Poesie sull'argomento
Diego Angeli:
"L'isola" in "L'Oratorio d'Amore. 1893-1903" (1904).
Giovanni Camerana:
"Ad Arnoldo Böcklin" in "Poesie" (1968).
Emanuele Castelbarco:
"L'isola" in "Pause e motivi" (1915).
Giovanni Chiggiato:
"Sogno d'una notte d'aprile" in "Rime dolenti" (1898).
Sergio Corazzini:
"Isola dei morti" in "L'amaro calice" (1905).
Cosimo Giorgieri
Contri: "L'isola del passato" in "Primavere del desiderio e
dell'oblio" (1903).
Domenico Gnoli:
"L'isoletta" in "Jacovella" (1905).
Arturo Graf:
"Isola arcana" in "Medusa" (1890).
Arturo Graf:
"L'isola dei morti" in "Le Danaidi" (1897).
Virgilio La Scola:
"Delo" in "La placida fonte" (1907).
Giuseppe Lipparini:
"L'isola dei morti" in "Nuove poesie" (1903).
Enzo Marcellusi:
"Il re" in "I canti violetti" (1912).
Pier Ludovico
Occhini: "L'isola felice" in "Biscuits de Sèvres" (1897).
Arturo Onofri:
"L'isola canora" in "Liriche" (1912).
Tullio Ortolani:
"L'isola della morte" in "In solitudine" (1899).
Angiolo Orvieto:
"L'isola delle rose" in "La sposa mistica. Il velo di Maya"
(1898).
Aldo Palazzeschi:
"La regola del sole" in "L'incendiario" (1910).
Luigi Siciliani:
"L'isola dei sogni" in "Rime della lontananza" (1906).
Agostino John
Sinadinò: "CHIO! - ignorata origine..."
in "La festa" (1900).
Teofilo Valenti:
"L'isola dei cigni" in "Le visioni" (1906).
Remigio Zena,
"L'invito di Lesbo" e "Ricovero" in "Le
pellegrine" (1894)
Testi
L'ISOLA DELLA MORTE
di Tullio Ortolani
- L'isola quella
della morte? - Quella -
Ed era fra l'immota
acqua ed il cielo
sì profondo il
silenzio, ed era nella
anima nostra un
desiderio anelo
d'alta quiete, che ci
parve enorme
il rumor de la prora
su la riva
lieve urtando. Qui
mirammo forme
misteriose di deserto
e viva
la visione de la nera
morte.
Noi camminammo su la
bianca terra
sterile, muti noi
varcammo porte
le quali mai nessuna
notte serra.
Voci? non l'eco del
leggero passo
lungo i canali
putridi che ancora
torvo il passato
maceran nel basso
fondo de l'acqua; non
ad ora ad ora
per l'aer grido d'un
uccello sperso,
onda di vento,
murmure di foglie.
Sì che ristemmo, come
alcun che verso
mova ad un tempio e
fermisi a le soglie.
Ristemmo. Era già
l'anima smarrita?
Una nube lontana tra
splendori
lontani veleggiava,
unica vita
che rispondesse al
battito dei cuori.
(Da "In
solitudine")
L'ISOLA
di Emanuele
Castelbarco
Tu che sei nata in
isola lontana
asprigna e forte di
selvaggio mare
certo conosci questa
voglia strana
di chiudere sé stessi
come bare,
di seppellir nel cuor
del proprio cuore
ogni nostro sorriso
ed ogni pianto,
giù nel profondo,
perché uman rumore
il divino non turbi
intimo incanto.
Come vanisce
d'isolane rive
voce per l'acque
risonanti e fonde
ma, rinchiusa, più
intensa vibra e vive
ripercossa contro il
cerchio delle sponde,
così l'anima mia
solinga e intenta
verso una meta, che
con ansia agogno,
lungi dal chiasso
uman che non la tenta,
nell'isola si chiude
del suo sogno.
(Da "Pause e
motivi")
Arnold Böcklin, "Die Toteninsel" (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Arnold_B%C3%B6cklin_-_Die_Toteninsel_I_(Basel,_Kunstmuseum).jpg) |
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