domenica 26 gennaio 2025

Poeti dimenticati: Guglielmo Felice Damiani

 Nacque a Morbegno, in provincia di Sondrio, nel 1875; morì a Napoli nel 1904, a causa di una grave malattia infettiva. Dopo aver frequentato il liceo a Como, si laureò a Pavia nel 1898. Iniziò quindi ad insegnare letteratura in varie località, tra cui Napoli; qui si dedicò anche al giornalismo e alla critica letteraria. Nella sua breve vita riuscì a pubblicare solamente due libri di versi; la sua opera poetica completa uscì postuma in due volumi, grazie all'interessamento del corregionale e poeta Giovanni Bertacchi. Influenzata dai poeti italiani del secondo Ottocento, la migliore lirica di Damiani è quella in cui si avverte una sincera nostalgia - velata anche di malinconia - nei confronti della vita trascorsa in età infantile e giovanile, nel suo paese montano.


Guglielmo Felice Damiani



Opere poetiche


"Le due fontane", Sandron, Milano-Palermo 1899.

"La casa paterna", Sandron, Milano 1903.

"Lira spezzata" (2 volumi), Zanichelli, Bologna 1912.



Presenze in antologie


"I Poeti Italiani del secolo XIX", a cura di Raffaello Barbiera, Treves, Milano 1913 (p. 1292).

"Antologia della lirica italiana", a cura di Angelo Ottolini, R. Caddeo & C., Milano 1923 (pp. 280-281).

"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. II, pp. 194-200).

"I poeti minori dell'Ottocento", a cura di Ettore Janni, Rizzoli, Milano 1955-1958 (vol. IV, pp. 287-295).



Testi


TRAMONTO D'OTTOBRE


Amica, non vedi che porpora

divampa su l'erte montane

e accende le nubi che sfumano

ardendo pel cielo lontane?


È un vespro d'ottobre su l'intimo

silenzio del borgo natio:

ché tace a quest'ora la garrula

contrada e discende l'oblio;


discende con l'ombre che smorzano

l'usato romor delle genti,

ma sogni infiniti risvegliano

nel cuore dei cuori dolenti...


Amica! Io so che s'approssima

il giorno del mesto saluto,

Io sento il rimpianto nostalgico

per ogni fuggente minuto;


si velano gli occhi, ché l'anima

mi trema nel seno commossa,

nel cuore l'angoscia mi penetra

un fuoco mi corre per l'ossa...


Son l'ultime sere! dileguano

le nubi col passo dei venti,

e intanto nel cuore mi straziano

i colpi dell'ore fuggenti;


gli sprazzi di sole mi sembrano

fantastici roghi lontani,

e i tristi nel cuor mi consumano

presagi d'un triste domani!


(da "Lira spezzata", Zanichelli, Bologna 1912, primo volume, pp. 163-164)





LO SPECCHIO


Era di luna quel pallor giallastro

che tra le nubi m'apparia di fronte

quando levai gli sguardi all'orizzonte

cercando invano il palpitar d'un astro;


ed a' miei piedi nell'orror verdastro

d'un'acqua silenziosa orba di fonte,

me stesso io vidi e con il tetro monte

la luna dietro nubi d'alabastro.


Tu pur nel fiume pigro della vita

ognor ti specchi, o passegger che vai

dietro un tuo sogno e non ti fermi mai;


ed esso altro non dà che la smarrita

ombra del vagar tuo, con le pietose

forme riflesse delle tristi cose.


(da "Lira spezzata", Zanichelli, Bologna 1912, secondo volume, p. 68)

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