domenica 19 gennaio 2025

Le voci in 10 poesie di 10 poeti italiani del XX secolo

 Voci di persone care, che già da tanti anni non ci sono più. Voci che, quando eri un bambino, ti chiamavano dolcemente per nome (ti sembra ancora di udirle). Voci di amici, compagni di scuola o di lavoro, più o meno piacevoli da ricordare. E poi voci femminili, bellissime, associate a volti altrettanto belli: erano talmente suadenti che ti sono rimaste impresse nella mente come nel cuore, e non te le dimentichi dopo anni ed anni (le senti ancora, mentre ti dicono parole che nella realtà non pronunciarono mai). Voci di personaggi popolari: attori, attrici, doppiatori, cantanti, presentatori della tv e speaker radiofonici. Voci misteriose, non identificabili e forse soltanto immaginarie, che solamente certi poeti riescono a captare. E poi tante altre voci che, nel bene e nel male, fanno parte dei ricordi, della tua (nostra) vita passata e presente…  



LE VOCI IN 10 POESIE DI 10 POETI ITALIANI DEL XX SECOLO



LA SUA VOCE

di Angelo Barile (1888-1967)


Restar solo con te, col vivo azzurro

del cielo dove l'anima si avventa

come fuggente rondine in tempesta;


e sentir mentre palpita il sussurro

dei nostri morti un alito una lenta

voce - o padre! - passar su la mia testa.


(da "Poesie", Scheiwiller, Milano 1986, p. 141)





LE VOCI ODO DEI MORTI

di Arnaldo Beccaria (1904-1972)


Le voci odo dei morti,

le voci loro, mute, che mi chiamano.

«Prossimo ormai tu sei

alla fine del ponte» mi bisbigliano;

«e che dunque ci porti?». «Di quel poco

che i miei occhi han potuto

e saputo raccogliere» rispondo

«tutto sfuggiva alla mia ragione,

e nulla n'è rimasto.

Poco ho veduto; ancor meno ho compreso.

Molto, molto ho sofferto».

«Pur se molto hai sofferto» mi rispondono,

«qui il dolore, come la gioia, più

non hanno peso.

La pagina qui torna bianca. Morte

è indifferenza».

Questo dicono i morti, e hanno un sorriso:

il sorriso enigmatico dei morti.


(da "Sull'orlo del cratere", Mondadori, Milano 1966, p. 223)





VOCE

di Libero Bigiaretti (1905-1993)


Da questa stanza raggia

ancora la tua voce;

alza il cielo, incoraggia

a insistere la luce


che già appassisce. I moti

del tuo canto richiamano

i ricordi remoti

che dal tuo volto sciamano


verso il mio cuore. Sperde

l'inutile ronzio

delle strade il tuo verde

canto. Si desta il brio


domestico dei lumi

e respinge ai balconi

l'ombra mentre tra i fumi

di prima sera i suoni


operosi inabissa

(e s'inquieta la vela

d'una tenda prolissa

che inutilmente cela


la caduta del giorno).

Già penso alla mia foce,

al passato non torno:

resisto alla tua voce.


(da «Maestrale», gennaio 1942)





LA TUA VOCE

di Raffaele Carrieri (1905-1984)


Ovunque mi conduce la tua voce 

Pascoli trovo e fuochi per l'inverno.

Ritorna abete la porta chiusa

Passano fiumi sopra le ore

Cadono muri senza rumore

Quando vado con la tua voce.


(da "Stellacuore", Mondadori, Milano 1970, p. 85)





LE CARE VOCI

di Gian Carlo Conti (1928-1983)


È il più quieto pomeriggio; tutti

sono andati lontano.

La nostra casa rosa e celeste

appena vediamo tra la siepe

eppur così vicina la presenza.

Chi apre le finestre, chi chiama

e chi si muove dal passo conosciamo

e stesi sotto l'albero in un intimo

colloquio le care voci

in noi risuonano ancora.


(da "Non si ricordano più. Le poesie", Guanda, Parma 1991, p. 33)





UNA VOCE AL TELEFONO

di Donata Doni (Santina Maccarrone, 1913-1972)


Una voce amica al telefono.

L'intervallo di tanti chilometri

riporta un moto dell'anima,

un accento gentile.

Lunghe strade dividono

i nostri cammini.

Prati, colli, monti

si frappongono inesorabili.

Eppure la voce giunge

dalla città del mio cuore,

nitida, inalterata.

È come una carezza

tepida sopra il volto,

è come una rugiada

sopra un fiore stanco.

È un richiamo ai giorni

della mia giovinezza,

è un ritrovarsi dell'anima.

Voce amica parlami ancora,

oltre lo spazio, oltre il tempo.

Sarò ancora la dolce compagna

degli anni degli incantesimi.


                                                           Roma 21 gennaio 1972


(da "Il fiore della gaggìa", Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1973, p. 152-153)





LA VOCE

di Ada Negri (1870-1945)


Ero sul punto in cui son chiusi ancora

gli occhi, ma la memoria a noi ritorna,

quando una voce mi chiamò nel sonno.

Voce di spazio; e pur parea venire

da una bocca vicina alla mia bocca,

e mover l'aria presso il mio respiro.

Diceva: «Ada», «Ada», soltanto, in due

note d'irresistibile dolcezza.

Oh, non del mondo. Oh, non v'è piú nessuno

che mi chiami, nel mondo. Una celeste

serenità rideva in quella voce

così mutata di quand'era in terra

a parlarmi d'amore. E nel mio sonno

io non la riconobbi; e non risposi.


Ma tornerà. Venuta era per dirmi

(più vi ripenso e più lo credo, in cuore)

che l'ora viene: ch'io sia pronta; e nulla

porti con me, fuor che l'ardore antico.

Io sono pronta. E sol per la certezza

di risentir da quella voce il mio

nome, or vivo; e seguirla. Il corpo resti,

che tanto pianse; e lo raccolga l'alba.


(da "Vespertina. Il dono", Mondadori, Milano 1943, pp. 86-87)





LA VOCE DELL'ORO

di Aldo Palazzeschi (Aldo Giurlani, 1885-1974)


Sono alti i cipressi che formano il cerchio,

nel basso le siepi di spine  's'intrecciano terribilmente.

Al centro del cerchio è il pozzo profondo

ch'ha in fondo, 

lo dice la gente, 

il tesoro.

Sono alte le siepi di spine,

raggiungon la chioma degli alti cipressi,

terribili intreccian le braccia fra loro.

Da secoli e secoli tanti

nessuno tagliò quella macchia paurosa,

la gente, da secoli tanti,

non passa vicino a quel cerchio.

Soltanto la sera al calare del sole

ognuno sta attento in orecchi,

dal centro del cerchio, 

dal fondo del pozzo profondo, 

vien fuori un lamento: «la voce dell'oro».


(da "Poesie", Preda, Milano 1930. pp. 66-67)





VOCE UMILE E PERENNE

di Lucio Piccolo (1901-1969)


Voce umile e perenne

sommesso cantico

del dolore nei tempi,

che ovunque ci giungi

e ovunque ci tocchi,

la nostra musica è vana

troppo grave, la spezzi;

per te solo vorremmo

il balsamo ignoto, le bende…

ma sono inchiodate

dinnanzi al tuo pianto le braccia

non possiamo che darti

la preghiera e l’angoscia.


(da "Plumelia, La seta Il raggio verde", Scheiwiller, Milano 2001, p. 76)





TUTTE LE COSE SONO QUIETE

di Leonardo Sinisgalli (1908-1981)


In attesa della Tua voce

Che tiene gli astri sono io.

La Tua voce nasce nel vento

E l’alba preme sul petto.

Si rovescia al colore

La foglia, Ti annunzia

E passa a farmi rumore.


(da "Tutte le poesie", Mondadori, Milano 2020, p. 29)



Gerald Moira, "The Silent Voice"
(da questa pagina web)


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