domenica 24 marzo 2024

La mia barca

 

A secco ho tirato la mia barca

e l'acqua mi ha compianto,

ha compianto il vecchio marinaio.

Nella bonaccia nella tempesta

fedele sono stato alla mia barca.

Lontano va il mare e non si stanza.

 

 


 

COMMENTO

La mia barca è il titolo di una poesia di Raffaele Carrieri (Taranto 1905 – Pietrasanta 1984). Io l’ho trascritta dal volume Stellacuore (Mondadori, Milano 1970), che raggruppa tutte le raccolte di versi del poeta pugliese, pubblicate entro quel preciso anno. Qui, è possibile leggerla all’interno della sezione intitolata La giornata è finita, che è anche il titolo di una raccolta pubblicata sempre da Mondadori, nel 1963.

Il contenuto, parla di una barca di proprietà del poeta, portata dallo stesso a riva in modo definitivo; per tale motivo, l’acqua del mare, come se fosse un essere vivente, compiange l’uomo che ha rinunciato per sempre alla navigazione; lo compiange come fosse un vecchio marinaio che, a causa dell’età troppo avanzata, decide di rimanere a terra per il resto della sua vita. Il poeta, quindi, afferma che, ai tempi in cui si trovava in mare, fu sempre fedele alla sua barca, non abbandonandola mai in qualsiasi situazione meteorologica. L’ultimo verso, invece, è una constatazione che dimostra quanto il mare sia differente dagli esseri umani, poiché, al contrario di questi ultimi, non si ferma mai in nessun posto, viaggiando sempre e comunque.

A mio avviso, la barca altro non è che lo spirito avventuroso del poeta, il quale visse da bohemien per gran parte della sua esistenza; la sua fedeltà alla barca, quindi, è la sua coerenza ad uno stile di vita in cui ha creduto finché ha potuto, ovvero fino all’arrivo della vecchiaia. La sua rinuncia al viaggio, e quindi all’avventura, seppure dolorosa, si è resa necessaria; soltanto il mare (che potrebbe simboleggiare la forza vitale) non invecchia mai, e può quindi proseguire il suo viaggio per l’eternità. 

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