Quando Renzo
Pezzani (Parma 1898 - Castiglione Torinese 1951), nel 1927, pubblicò una delle sue opere poetiche più importanti: La rondine sotto l'arco, aveva già dato
alle stampe altri due volumetti di versi, che, malgrado evidenziassero già
alcune qualità del poeta parmense, non furono prese in considerazione più di
tanto, cadendo nell'anonimato. Ma questo libro, uscito grazie alla Società
Editrice Internazionale di Torino (la seconda edizione fu stampata due anni
dopo dall'editore Le Muse, sempre nel capoluogo piemontese), ebbe un certo
risalto, e fu lodato da molti critici, tra i quali, vi fu anche Pietro Mignosi (1895-1937),
che nel suo saggio antologico La poesia
italiana di questo secolo, ne parlò in modo entusiastico, come si può
leggere dal frammento che riporto di seguito, tratto dal libro citato:
Ricco di fantasia
e di sentimento (quante affinità, ma non letterarie intendiamoci, col Betti!¹)
il Pezzani pur mantenendo i vecchi schemi metrici ha saputo snodarli ed
arricchirli in una soavità di pause, si sospensioni di allungamenti pieni di
una incantata potenza evocatrice. Religioso in quel chiudere nel velo della
pietà fraterna il peccato e l'errore degli uomini, sa, talvolta, levarsi dal
suo piccolo mondo primaverile e claustrale alla contemplazione delle cose
eterne: Dio e la morte².
Il critico
siciliano aveva colto nel segno: Pezzani in questa raccolta mette in luce
quelle caratteristiche che diverranno costanti anche nelle opere successive,
sia nelle prose o nei versi destinati al pubblico infantile, che nelle altre.
Certamente il suo fare poetico deve molto a Giovanni Pascoli, e certamente
qualcos'altro prende da Angiolo Silvio Novaro, ma la sua scrittura in versi, da
questo punto in poi, diverrà personalissima, riconoscibilissima e troverà un
pubblico sempre più vasto, di tutte le età. Peccato che, da almeno un
cinquantennio, questo poeta sia stato messo da parte, e i suoi versi ormai si
possono leggere soltanto in qualche vecchia antologia scolastica.
La rondine sotto l'arco, nella sua 2° edizione, comprende 23 poesie divise nelle seguenti sezioni:
I. La rondine sotto l'arco; II. Le fiabe; III. Claustrale; IV. Cantilene
sulla fisarmonica; V. I canti del
reduce; VI. I canti del ritorno.
Per chiudere
riporto, tratta da questa raccolta, una poesia molto bella, che ricorda il
Pezzani più legato al mondo infantile, e che si paleserà in modo netto a
partire dalla raccolta Sole, solicello,
uscita nel 1933.
LA LODOLETTA
FERITA
O lodoletta dolce
e sospesa,
come una fiamma
nel sole accesa,
come un fiore
senza stelo,
fiore di piume,
fiorisci nel cielo.
Porti nel becco
il mattino sereno
come il
verdissimo filo di fieno...
C'è più rugiada
nel tuo canto
che lagrime nel
mio pianto.
È più fresco il
tuo cuore d'uccello
che l'acqua che
porta, trottando, il ruscello.
Ma l'uomo armato
di freccia e d'arco,
o creatura,
t'attende al varco;
e c'è del sangue
nel tuo destino...
Passa una nube
tra il sole e il giardino.
Cerca la freccia
scagliata, il tuo cuore:
piccolo grano
semente d'amore.
O lodoletta! il
tuo corpo esangue
ha tutto
macchiato gli spini di sangue.
Ora ogni goccia
una spina feconda,
da ogni spina
germoglia una fronda,
da ogni fronda
germoglia un fiore:
tutto di rose era
pieno il tuo cuore,
o lodoletta, fior
senza stelo,
fiore di piume
caduto dal cielo.
(da "La
rondine sotto l'arco", Le Muse, Torino 1928, pp. 92-94)
NOTE
1) Si tratta di
Ugo Betti (1892-1953), autore di ottimi volumi di versi come Il Re silenzioso (1922) e Canzonette.
La Morte (1932).
2) Frammento
tratto da La poesia italiana di questo
secolo di Pietro Mignosi, Edizioni del Ciclope, Palermo 1929.
Nessun commento:
Posta un commento