Ho deciso di pubblicare due post: questo ed un altro (il prossimo), che
avrebbero dovuto comparire su un nuovo blog da me curato, che, ahimé, non vedrà
mai la luce. Li pubblico perché, comunque, sono frutto di uno studio e di un
progetto importante per me, e, soprattutto per quanto contiene il secondo,
potrebbero essere utili a qualcuno che sta studiando o approfondendo gli
argomenti qui trattati.
Il mio interesse nei confronti della poesia si può dire che
sia nato nel 1992. Avevo ventisei anni, ero ormai un disoccupato cronico che,
dopo essersi diplomato, aveva smesso di studiare e faticava enormemente perfino
a cercare un lavoro (situazione che, probabilmente, si riscontra anche in molti
giovani di oggi). Inoltre i due anni precedenti erano stati tremendi: entrambi
i miei genitori si erano seriamente ammalati a breve distanza l'uno dall'altro,
e ancora non era certa la loro guarigione. Questi fatti avevano contribuito ad
una mia ulteriore introversione: una chiusura totale verso la vita, l'umanità,
il mondo intero. Trascorrevo quasi tutte le mie giornate in casa; a volte
guardavo la TV, altre ascoltavo della musica. Più raramente uscivo per fare
qualche breve passeggiata o per veloci commissioni. Fu in un noioso pomeriggio
invernale che, quasi per caso, andai a sfogliare dei vecchi libri di scuola, i
quali, chissà come, ancora si trovavano in soffitta. Uno di questi volumi, intitolato
Antologia della letteratura italiana
e curato da Mario Pazzaglia, era stato di mia madre. In tale volume mi piacque
ricercare alcuni noti poeti che, già ai tempi del liceo, mi avevano particolarmente
attratto: Giacomo Leopardi e Giovanni Pascoli. Qualche pagina dopo il poeta
romagnolo, mi imbattei in un capitolo dedicato ai poeti crepuscolari. Mi
accorsi di non conoscerli affatto (a parte Guido Gozzano) e, già nelle pagine
di presentazione, mi accorsi anche di apprezzarli alquanto per gli argomenti e
i sentimenti che i loro versi trattavano. Non fu Gozzano a stupirmi, ma Sergio
Corazzini: poeta romano vissuto appena ventuno anni (morì di tisi), autore di
poche poesie che mostrano un'anima nobile e sofferente, capace, in giovanissima
età, di scrivere versi magnifici. Il libro riportava soltanto due poesie del
Corazzini: Desolazione del povero poeta
sentimentale e Per organo di Barberia. Fu la prima a
lasciarmi stupefatto per la bellezza, la sincerità e l'intensità che possiede.
Ne rimasi immediatamente ammirato e cercai subito altre notizie ed altre poesie
su di lui e sugli altri poeti crepuscolari (Marino Moretti, Fausto Maria
Martini, Carlo Chiaves) che, sempre nel libro citato, erano appena ricordati.
In qualche altro libro scolastico trovai anche una poesia di Moretti, ma per il
resto nulla. Fu da allora che iniziai a comperare dei libri di poesia, a
cominciare da quello che raccoglieva l'intera opera in versi di Corazzini. A mano
a mano che aggiungevo volumi alla mia collezione, mi accorgevo che i miei
interessi non si limitavano alla lirica dei crepuscolari; mi appassionava anche
gran parte della poesia italiana del Novecento espressa in modo grandioso da
scrittori come Umberto Saba, Corrado Govoni, Aldo Palazzeschi, Vincenzo
Cardarelli, Diego Valeri, Giuseppe Ungaretti, Giorgio Vigolo, Salvatore
Quasimodo, Leonardo Sinisgalli, Attilio Bertolucci, Mario Luzi e tanti altri.
Anche altre scuole mi coinvolgevano, come quella decadente e quella simbolista;
in questo settore, però, mi fu chiaro che le migliori espressioni poetiche
appartenevano ad artisti francesi e belgi come Paul Verlaine, Jules Laforgue,
Maurice Maeterlinck e Georges Rodenbach (anche di costoro comperai dei volumi tradotti
in italiano). Quindi il mio interesse si spostò verso il secondo Ottocento,
ovvero il cinquantennio che ispirò in modo netto la poetica crepuscolare. Tra i
poeti che mi piacquero di più, appartenenti a questo preciso periodo, ci sono
Domenico Gnoli, Olindo Guerrini, Arturo Graf, Adolfo De Bosis e Gabriele
D'Annunzio (specialmente quello del "Poema paradisiaco"). Facendo
delle approfondite ricerche, fui ulteriormente intrigato da alcuni poeti che,
seppure citati in molti saggi letterari, non trovavano spazio in nessuna
antologia disponibile allora nelle librerie più rifornite. Per esempio, uno di
questi è Cosimo Giorgieri Contri: poeta che fu il vero anticipatore del
crepuscolarismo, a partire dalla raccolta "Il convegno dei cipressi".
Altri nomi sono quelli di Pietro Mastri, Marino Marin, Gustavo Botta, Guelfo
Civinini, Diego Angeli, Domenico Tumiati e altri ancora. Costoro li ritrovai tutti in una antologia
che per caso vidi sullo scaffale di una grande libreria romana. Si intitola
"Dal simbolismo al déco". Fu grazie ai due volumi di questa
preziosissima opera che conobbi ulteriori poeti a me, fino ad allora,
totalmente sconosciuti. Da allora in poi non mi limitai ad acquistare libri
nuovi, ma cominciai a frequentare anche le librerie antiquarie, dove ebbi modo
di reperire alcune raccolte ormai introvabili,
anche a prezzi molto bassi. Ogni volta che riuscivo a trovare un libro di
questi poeti era per me una gioia incredibile: l'interesse verso la poesia e
verso i vecchi volumi aveva fatto sì che trovassi ancora entusiasmi. Grazie a
ciò (e grazie al fatto che i miei genitori superarono quel momento difficile)
la mia esistenza è stata meno triste e più divertente. Ancora oggi, nella mia
vita la poesia occupa il primo posto.
Parlando di poesia (che sarà l'argomento "unico"
di questo blog), penso che nella storia di questa forma d'arte, nel nostro
paese e nella nostra lingua, esista un cinquantennio eccezionale, irripetibile,
per numero di talenti, per correnti poetiche di grandissimo valore e per altri
cento motivi. Questo periodo, che ho voluto, un po' a forza, costringere in
mezzo secolo, va dal 1880 al 1930. Gli anni limite, a mio avviso, non sono
affatto causali: il primo vide l'uscita del libro più importante di Arturo
Graf: Medusa, che poi, nei successivi
anni, fu riedito con molte aggiunte; il Graf, poeta che oggi è stato quasi
totalmente dimenticato, rappresenta uno dei migliori talenti (se non il
migliore) del XIX secolo. Come è noto, le sue lezioni universitarie,
influenzarono in modo netto il fare poetico di molti crepuscolari (Gozzano,
Chiaves, Vallini, Gianelli ecc.). I suoi versi, di rara bellezza e di
altrettanto rara coerenza, non furono mai abbastanza valorizzati, sì da
relegarlo addirittura tra i "minori". Insieme al Graf, metterei anche
Giovanni Camerana: poeta troppo facilmente definito scapigliato, che invece
ebbe il merito di innovare la poesia italiana, percependo e mettendo in pratica
la poesia simbolista, in special modo quella vicina a Paul Verlaine. Anche per
lui vale il discorso fatto per il Graf, poiché gli anni in cui cominciò a
comporre versi geniali e bellissimi, sono quelli intorno al 1880 (da come si
evince dalle date che il poeta piemontese usava porre in calce ai suoi
componimenti). E poi, sempre il 1880, è l'anno in cui vedono la luce altri
libri di versi che possono considerarsi come fondamento della poesia
crepuscolare. Infatti escono in quel preciso anno: Poesie di Enrico Nencioni; Poesie
di Edmondo De Amicis; Nuovi versi di
Vittorio Betteloni ecc. Non posso però negare che già precedentemente a questo
anno, fossero apparsi versi di autori come Emilio Praga, Igino Ugo Tarchetti,
Arrigo Boito, Alfredo Oriani e lo stesso Giovanni Camerana (in pratica degli
scapigliati) in cui si potevano individuare alcuni elementi innovativi
importanti. Basti pensare, a proposito del Tarchetti, alle prose poetiche
sperimentali intitolate Canti del cuore. Sarà
dunque probabile che ogni tanto , quando opportuno e necessario, il primo confine
sarà ignorato e verranno presi in considerazione poeti che, magari, in quel
preciso anno erano già defunti. Parlando invece dell'altro anno limite, ovvero
il 1930, si può ben dire che rappresenti l'inizio di un'altra corrente poetica
basilare: l'ermetismo. In quell'anno, infatti, uscì la prima raccolta di
Salvatore Quasimodo: Acque e terre,
seguita, nei successivi anni, da una serie di libriccini firmati dai maggiori
rappresentanti dell'ermetismo: Alfonso Gatto, Libero De Libero, Mario Luzi,
Leonardo Sinisgalli ecc. Ebbene a me pare (e parlo da assiduo lettore di poesia
italiana) che, se non proprio in quell'anno, in quel periodo la nostra lirica
prenda una strada diversa e decisamente "nuova", che, in vero, in
parte era stata già tracciata da Giuseppe Ungaretti e da Eugenio Montale, con
opere che risalgono ad alcuni anni prima. Seppure verrà esclusa la poesia degli
ermetici, il confine del 1930 sarà, come già detto riguardo al 1880, ma per
diverse ragioni, a volte superato; il semplice motivo è che alcuni poeti di
generazioni "vecchie" pubblicarono delle opere interessanti (ma un
po' fuori dal contesto storico), anche nel quarto decennio del XX secolo. Stabilito
che questo blog si occuperà della poesia italiana nata in questo circostanziato
lasso di tempo, c'è da aggiungere che alcuni dei poeti attivi tra il 1880 ed il
1930, al di là del loro valore, verranno da me marginalizzati. Alcuni di
questi, come, per esempio, Giosuè Carducci ed i carducciani, non ne vollero mai
sapere di adeguarsi a certa poesia europea (e soprattutto francese), rimanendo
ancorati a modi prettamente ottocenteschi. Lo stesso discorso potrebbe verificarsi
per i preraffaelliti, i parnassiani e taluni classicisti. Sul versante
novecentesco, verranno parzialmente trascurati anche i vociani, ovvero i
fautori del frammentismo e della prosa poetica; questi (e mi riferisco
soprattutto a Papini, Rebora, Soffici e Boine), pur avendo pregi non
indifferenti, composero versi che non posseggono slanci e abbandoni: troppo
cerebrali, insomma. Lo stesso discorso vale per moltissimi poeti che si
preoccuparono principalmente del sociale (dalla prima Ada Negri a Piero Jahier):
anch'essi nobilissimi e di valore, ma, a mio modesto parere, fuori contesto
(almeno per quanto vuole rappresentare il mio blog). Infine, anche gran parte
dei futuristi rimarranno qui esclusi: più di tutti Filippo Tommaso Marinetti e
i suoi seguaci più affezionati. Il futurismo, poeticamente parlando, non è da
buttare, ma certamente in questa forma d'arte non ha espresso il meglio di sé.
Volendo invece parlare di correnti, scuole, movimenti e scrittori più isolati che
saranno al centro dell'attenzione nei post che pubblicherò prossimamente, di
certo saranno celebrati i crepuscolari. Questi poeti sono i migliori in
assoluto della storia poetica italiana (e non parlo soltanto di Gozzano e di Corazzini)
ed hanno emozionato, influenzato e coinvolto generazioni su generazioni, per
decenni. Non possono considerarsi soltanto crepuscolari Govoni e Palazzeschi:
due poeti di eccezionale talento, che ebbero, tra l'altro, il merito di
sperimentare il verso libero quando ben pochi osavano farlo. Certamente, oltre
al già citato Graf, saranno spesso protagonisti dei miei post sia il Pascoli
che il D'Annunzio: due mostri sacri della poesia italiana a cavallo tra il XIX
ed il XX secolo. Verranno molto approfonditi i versi di quei poeti che, quasi
clandestinamente, seguirono, in modo più o meno evidente, la corrente poetica
francese più rivoluzionaria dell'Ottocento: il simbolismo; mi riferisco a
Lucini, Quaglino, Botta, Tecchio, Tumiati, Donati, Dalmatico, Giribaldi,
Varaldo, Roccatagliata Ceccardi, Sinadinò, Cardile, Toscano, Scaglione e tanti
altri sconosciuti. Molto spazio avranno altri poeti che, involontariamente,
anticiparono il crepuscolarismo: Giorgieri Contri, Civinini, Bettini, Angeli,
Cena, Marin, Ricci Signorini... Allo stesso modo si terrà conto di un gruppo di
lirici che, seppur quasi ignorato dai migliori critici letterari, proseguì la
linea crepuscolare inaugurata da Corazzini e soci: Valeri, Cazzamini Mussi,
Valsecchi, Mazzola, Villaroel, Moscardelli, Viviani, Adobati, Donati Petténi,
Garsia ecc. Non saranno dimenticati,
come già accennato, alcuni poeti futuristi che ebbero il merito di non
lasciarsi troppo trascinare dagli impeti distruttori di Marinetti; mi riferisco
a Buzzi, Folgore, Cavacchioli, D'Alba e agli stessi Govoni e Palazzeschi: due
geniacci che attraversarono i movimenti del loro tempo senza mai farsi troppo
coinvolgere. Alla stessa maniera verrà valorizzato un poeta come Onofri, la cui
poesia ha subito, nel tempo, drastiche e interessanti trasformazioni. Anche la
poesia religiosa o mistica (che dir si voglia) verrà presa in considerazione,
espressa da scrittori come A. S. Novaro, Sella, Giuliotti, Tozzi, lo stesso
Onofri, Comi ecc. E non saranno trascurati coloro che, con versi di rara
bellezza, parteciparono al clima decadente che caratterizzò questo determinato
periodo temporale della nostra letteratura; in questo caso si possono
raggruppare nomi di poeti ottocenteschi e novecenteschi, senza quasi notarne
alcuna differenza: Gnoli, Panzacchi, Gualdo, Marradi, Marchese, De Bosis,
Mastri, La Scola, Giaconi, Chiesa, Pastonchi, Lipparini, Gaeta, Catapano, Da
Verona, Siciliani...
Ho già parlato del cinquantennio che principalmente prenderò
in considerazione; ora, se volessi dividere quest'ultimo in decenni, certamente
quello più importante sarebbe il primo del XX secolo. I motivi risiedono nel
fatto che in questi dieci anni si sviluppa la corrente crepuscolare (che però
proseguirà anche per la prima parte del decennio successivo); nel fatto che alcuni
mostri sacri della poesia italiana del secondo Ottocento (Gnoli, Graf, Pascoli,
D'Annunzio) dànno alle stampe opere di grandissimo valore che, in quasi tutti i
casi, sono anche le ultime e, nello stesso tempo, le migliori; nel fatto che in
questo preciso periodo i poeti italiani cominciano a prendere confidenza col
verso libero; nel fatto che anche la prosa poetica, fino ad allora comparsa
quasi clandestinamente, trova molto spazio sia in riviste letterarie che in opere
poetiche vere e proprie (per quanto riguarda quest'ultime, si potrebbero
citare, ad esempio, La prima ora della
Academia di Gian Pietro Lucini, De
profundis clamavi ad te di Giuseppe Vannicola, I Salmi e le Glorie di Rosario Altomonte e I Canti di Faunus di Antonio Beltramelli); nel fatto che si
affermano in pieno e nascono riviste come Il
Marzocco, Riviera Ligure e Poesia, dove si accolgono i versi di
poeti nuovi; e infine nel fatto che il simbolismo poetico trova un maggior
numero di seguaci rispetto agli anni precedenti ed anche rispetto a quelli
successivi. Insomma, tra il 1900 ed il 1909 nascono un numero non indifferente
di versi, siano essi pubblicati in volumi o in riviste, che possono definirsi
qualitativamente alti, molto innovativi e ricchi di elementi originali, i quali
caratterizzeranno anche quelli dei decenni futuri.
Tra il 1880 ed il 1889 sono pochi coloro che vollero dire
qualcosa di nuovo; tra questi, come già accennato, vanno ricordati i nomi di
Arturo Graf (che pubblicò, nel 1880, un'opera fondamentale intitolata Medusa), di Giovanni Camerana, di Luigi
Gualdo, di Enrico Panzacchi, di Remigio Zena, di Pompeo Bettini, di Giacinto Ricci
Signorini (purtroppo considerato, a torto, un carducciano) e, ovviamente, di
Gabriele D'Annunzio. Volendo, a questi si potrebbero aggiungere altri nomi,
seppure discontinui nello sperimentare nuove strade poetiche: Enrico Nencioni,
Luigi Capuana (i suoi Semiritmi
possono considerarsi la prima opera poetica italiana in versi liberi), Vittorio
Betteloni, Olindo Guerrini, Edmondo De Amicis, Antonio Fogazzaro, Corrado
Corradino, Giovanni Marradi, E. Augusto Berta e Domenico Oliva. Per il resto,
la poesia italiana rimane ancorata ai vecchi schemi e ai soliti temi, con
Giosuè Carducci ed i carducciani a farla da padroni.
Il 1891 è un anno basilare, perché vede l'uscita della prima
edizione di Myricae: opera d'esordio
di Giovanni Pascoli d'importanza massima. Allo stesso livello va posto il libro
di Gabriele D'Annunzio che uscì due anni dopo: Poema paradisiaco (fonte principale d'ispirazione, insieme a Myricae, per i crepuscolari). Poi, tra
il 1894 ed il 1896, nascono le prime raccolte poetiche del simbolismo italiano;
gli autori sono Gian Pietro Lucini, Giovanni Tecchio, Ceccardo Roccatagliata
Ceccardi, Cosimo Giorgieri Contri, Romolo Quaglino e Diego Angeli. Del 1897 è Il 1° Libro dei Trittici: un'opera
altamente sperimentale e decisamente simbolista scritta a tre mani da
Alessandro Giribaldi, Alessandro Varaldo e Mario Malfettani. Sempre in questi
anni si assiste all'uscita di ulteriori raccolte interessanti di Domenico
Tumiati, Pier Ludovico Occhini, Ricciotto Canudo e Agostino John Sinadinò: vere
scommesse per il tipo di poesia praticato e, comunque, sempre riconducibili
all'ambito simbolista-decadente (i loro punti di riferimento sono, per lo più,
scrittori franco-belgi come Verlaine, Rimbaud, Mallarmé, Lafourge, Rochenbach,
Maeterlinck...).
Passando al decennio compreso tra il 1910 ed il 1919, ho già
detto di come risulti denso di opere poetiche ottime; in particolare sono i
primi anni ad offrire il meglio: Poesie
scritte col lapis (1910) e Poesie di
tutti i giorni (1911) vedono la completa affermazione di Marino Moretti
che, anche grazie al famoso articolo di Giuseppe Antonio Borgese, fu catalogato
come poeta crepuscolare insieme a Carlo Chiaves ed a Fausto Maria Martini:
anche loro ben presenti nella scena poetica italiana, rispettivamente con le
raccolte Sogno e ironia (1910) e Poesie provinciali (1910). Guido Gozzano
pubblica, nel 1911, la raccolta I colloqui,
in cui raggiunge l'apice della sua scrittura in versi; la sua scomparsa
prematura avverrà nel 1916. Nel 1912 esce la prima edizione di Murmuri ed echi: opera poetica di Mario
Novaro che molto si rifà alla filosofia; e, a proposito di filosofia, nello stesso
anno vengono pubblicati postumi alcuni mirabili versi di Carlo Michelstaedter:
filosofo italiano morto suicida a soli ventitre anni. Sempre del '12 è
l'edizione definitiva dell'opera poetica di Luisa Giaconi (morta quattro anni
addietro) intitolata Tebaide. Proseguendo,
sono da ricordare le raccolte Pianissimo
(1914) di Camillo Sbarbaro, poeta che erroneamente fu incluso tra i
"vociani" e che invece possiede peculiarità simili a quelle dei
crepuscolari e dei decadenti; ancora del '14 è Canti orfici di Dino Campana: definito da alcuni il Rimbaud
italiano; infine, tra il 1916 ed il 1919, vengono pubblicate le due migliori
raccolte di Diego Valeri: Umana e Crisalide. Per il resto si assiste, in
prevalenza, al consolidamento di alcuni movimenti artistici e, quindi, anche
poetici, come il futurismo, l'espressionismo ed il cosiddetto
"frammentismo" che ebbe, quale miglior palcoscenico, la rivista La Voce. In quest'ultimo ambito va
inserita anche la poesia di Giuseppe Ungaretti: originalissima, affascinante
senz'altro, ma che ha ben poco in comune, come ho già detto, con quella di cui
intendo occuparmi maggiormente; per questo motivo mi limito soltanto a citare
altri volumi interessantissimi ma "lontani dal centro", come: Frammenti lirici (1913) di Clemente Rebora,
Poemi lirici (1914) di Riccardo
Bacchelli, Prologhi (1916) di
Vincenzo Cardarelli, Opera prima (1917)
di Giovanni Papini, e Con me e con gli
alpini (1919) di Piero Jahier. Purtroppo duole dire che anche i versi di
due talentuosi poeti come Corrado Govoni ed Aldo Palazzeschi, in questi anni
subirono una sorta di involuzione, risultando meno affascinanti rispetto ai
primi. Malgrado questa considerazione, vanno comunque segnalate le Poesie elettriche (1911) e L'inaugurazione della primavera (1915)
di Govoni e L'incendiario (1910) di
Palazzeschi. Mi sembra infine il caso di ricordare qualche raccolta dei
migliori poeti futuristi come Versi
liberi (1913) di Paolo Buzzi; Cavalcando
il sole (1914) di Enrico Cavacchioli e Città
veloce (1919) di Luciano Foglore, anche se quest'ultima presenta
peculiarità che poco appartengono al movimento fondato da Marinetti.
La terza decade del Novecento vede l'esordio poetico di
Eugenio Montale con la celebre raccolta Ossi
di seppia (1925); anche altri poeti già abbastanza noti come Cardarelli,
Rebora, Saba e Ungaretti continuarono a pubblicare volumi notevoli. Ma i libri
che più verranno considerati da questo blog, compresi nel decennio 1920-1929,
saranno altri. Per cominciare, verranno spesso citati e riprodotti i versi di Sandro
Baganzani: uno dei migliori prosecutori della scuola crepuscolare. Per lo
stesso motivo vi saranno anche le poesie di Augusto Garsia e di Ugo Betti.
Troveranno posto addirittura i pascoliani (con tutto che Pascoli era già
scomparso da molto tempo) come A. S. Novaro e Renzo Pezzani. Considerazione
consistente avranno poi i poeti mistici (e, in più rari casi, esoterici) come
Emanuele Sella, Girolamo Comi, Luigi Fallacara e Arturo Onofri; in particolare,
quest'ultimo è protagonista assoluto in un periodo che vede la sua poesia
trasformarsi radicalmente, soprattutto dopo 1924, con una produzione imponente,
smisurata, pubblicata anche diversi anni dopo la sua morte (avvenuta nel 1928).
Bisogna però precisare che, qualitativamente, quest'ultimo decennio risulta
inferiore, almeno rispetto ai tre che lo precedono; tant'è che dopo di esso ho
deciso di non andare (a parte qualche rara eccezione di cui ho già parlato).
Mi sembra giusto dare qualche delucidazione sui contenuti
dei post di questo blog. Principalmente si divideranno in queste categorie: Poeti, Opere poetiche, Poesie, Argomenti poetici, Scuole e movimenti.
Nella prima, non esisterà, come avviene nel blog I libri de la stanza ascosa, alcuna definizione: non ci saranno i
"dimenticati", perché ogni autore verrà presentato semplicemente con
nome e cognome; per tutti cercherò di analizzare attentamente le opere poetiche
pubblicate (se sono riuscito a reperirle), purché rientrino in un certo lasso
di tempo. Altri post saranno dedicati a raccolte poetiche particolarmente
interessanti, anche se non conosciutissime. Altri ancora a poesie che, per la
loro eccezionalità e bellezza, meritano di essere trattate a sé. Per quel che
riguarda gli argomenti, non verranno trattati presentandoli come specifici di certi
poeti (decadenti, simbolisti, crepuscolari ecc.), cosa che è avvenuta ed
avviene nel blog citato. Quanto alle scuole ed ai movimenti, si parlerà di
poeti che, nati in un qualsiasi cenacolo di una qualsiasi città italiana oppure
vicini soltanto per contatti epistolari, seppero camminare insieme creando
versi sia validi che coerenti alla loro idea. Non escludo, poi, di inserire in
futuro altri tipi di post.
Infine, è doveroso ricordare delle antologie e dei saggi
fondamentali, imprescindibili, grazie ai quali è nata in me la passione per
questi poeti e queste poesie:
I crepuscolari: saggio
e composizioni, a cura di Nino Tripodi, Edizioni del Borghese, Milano 1966
Poeti simbolisti e
liberty in Italia, a cura di Glauco Viazzi e Vanni Scheiwiller, Scheiwiller,
Milano 1967-1972.
Dal simbolismo al déco,
a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981.
Gozzano
e i crepuscolari, a cura di Cecilia Ghelli, Garzanti, Milano
1983.
Vent'anni o poco più. Storia e poesia del movimento
crepuscolare, di Giuseppe Farinelli, Otto/Novecento, Milano 1998.
Neoidealismo
e rinascenza latina tra Ottocento e Novecento, di Angela Ida
Villa, LED, Milano 1999
Dagli scapigliati ai
crepuscolari, a cura di Gabriella Palli Baroni, Istituto poligrafico e
Zecca dello Stato, Roma 2000.
Seguo da molto tempo il tuo interessante blog incentrato sulla poesia. A volte penso che esista un nesso inscindibile tra poesia e sofferenza, perché nessuno meglio di un poeta che soffre sa elevare in versi le sue angosce, per la gioia di chi ama la poesia. E non è un caso se il più grande poeta italiano è un certo Leopardi. Io credo che se la natura non si fosse accanita su di lui rendendolo infelice, probabilmente non avrebbe mai potuto deliziarci con i suoi versi dedicati all’amata Silvia. Io credo che nessuno meglio di chi è stato infelice, o si sente infelice, può darci lezioni di quotidiana felicità. Molti dei poeti che menzioni in questo tuo interessante articolo hanno avuto problemi con la vita. E forse, proprio per questo, ci hanno lasciato versi bellissimi che rendono più sopportabile la nostra esistenza.
RispondiEliminaUn caro saluto
Come potrei non essere d'accordo con te. A proposito di sofferenza interiore e poesia, tempo fa dedicai un post ai "poeti suicidi", proprio perché molti tra i migliori scrittori di versi ebbero una vita così dolente e travagliata, che a volte decisero di farla terminare in anticipo. È vero che non tutte le poesie nascono dalla sofferenza interiore, ma buona parte di esse sì, e chi ha sofferto vi si rispecchia in modo impressionante.
EliminaUn caro saluto e grazie per i complimenti
Concordo appieno sulla topicita del cinquantennio: 1880-1930. Anch'io ho un debole per questi poeti di cui ho fatto recentemente ampia incetta nella biblioteca centrale di Roma, trovandomi ivi di passaggio. Ho notato che il crepuscolarismo è quasi sempre l'accessit a questa poesia italiama detta "minore". Essa contiene delle eccezionali perle come "un giorno" di vallini, la cui lettura prende letteralmente anche oggi. Bisognerebbe far di tutto per custodirne la memoria, perché non vadano disperse. Dal mio canto ne recito spesso i versi ai miei conoscenti, notando un grande coinvolgimento da parte loro. Ricordo ancora l'impatto che ebbe su uno di essi una delle (per me) più belle poesie crepuscolari, ossia:"Il dolce infermo" di gianelli. Ad un dipomando trasmisi invece la mia passione per Sergio Corazzini:ricordo il suo rammarico a motivo del fatto che a scuola non facessero mai cenno a poeti di questa portata.
RispondiEliminaConcordo appieno sulla topicita del cinquantennio: 1880-1930. Anch'io ho un debole per questi poeti di cui ho fatto recentemente ampia incetta nella biblioteca centrale di Roma, trovandomi ivi di passaggio. Ho notato che il crepuscolarismo è quasi sempre l'accessit a questa poesia italiama detta "minore". Essa contiene delle eccezionali perle come "un giorno" di vallini, la cui lettura prende letteralmente anche oggi. Bisognerebbe far di tutto per custodirne la memoria, perché non vadano disperse. Dal mio canto ne recito spesso i versi ai miei conoscenti, notando un grande coinvolgimento da parte loro. Ricordo ancora l'impatto che ebbe su uno di essi una delle (per me) più belle poesie crepuscolari, ossia:"Il dolce infermo" di gianelli. Ad un dipomando trasmisi invece la mia passione per Sergio Corazzini:ricordo il suo rammarico a motivo del fatto che a scuola non facessero mai cenno a poeti di questa portata.
RispondiEliminaHai citato opere poetiche e poesie molto belle, che, come hai ben detto, non tutti conoscono, anche per il fatto che nei libri di testo delle scuole vengono totalmente ignorate. Personalmente, non sono stato per nulla aiutato dalla scuola a farmi venire la passione per questi poeti; ho dovuto fare da solo e, come ho spiegato in questo post, tutto è avvenuto un po' per caso. Così, umilmente, ho dato e tutt'ora sto dando un piccolo contributo affinché altri possano appassionarsi e possa rimanere qualcosa di questi poeti anche nel web. Forse la poesia ai giorni nostri ha un ruolo marginale, ma certamente torva ancora delle anime disposte ad ascoltarla e a innamorarsene. Io, se fossi riuscito a far appassionare una sola persona tramite questo blog, mi riterrei soddisfatto.
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