Vi sono disparate e
fantasiose interpretazioni del futuro: c'è chi (Chiaves e Marrone) s'immagina
il post mortem e vede la propria
anima che spia i beffardi e cinici comportamenti dei vivi, oppure immagina
mondi paradisiaci dove vivere una seconda, più tranquilla esistenza. Graf vede
la Terra ormai spopolata da qualsivoglia forma vitale; Ruberti si vede già
vecchio e rassegnato, cercare di cogliere il buono della vita anche nella tarda
età. La poesia della Giaconi è, in sostanza, un'esortazione a vedere
ottimisticamente il futuro, mentre la Aganoor esprime un desiderio, o meglio
una preghiera, perché cessi il gelo (interiore?) e giunga finalmente la bella
stagione. Decisamente pessimiste sono le poesie di Camerana e di Cena;
misteriosa e inquietante quella di Donati Pétteni, il quale descrive i
terribili presentimenti di un bambino che riesce a percepire il futuro.
Poesie sull'argomento
Vittoria Aganoor:
"Fantasia" in "Leggenda eterna" (1900).
Giovanni Camerana:
"E tu salivi la campagna bionda"
in "Poesie" (1968).
Giovanni Cena:
"Dopo il festino" in "Homo" (1907).
Carlo Chiaves:
"Pessimismo" in "Sogno e ironia" (1910).
Gabriele D'Annunzio:
"Innanzi l'alba" in "Alcyone" (1904).
Federico De Maria:
"C'è qualche cosa..." in "La Ritornata" (1932).
Giuliano Donati
Pétteni: "Presentimenti" in "Intimità" (1926).
Luisa Giaconi:
"Il domani" in "Tebaide" (1909).
Arturo Graf: "È
morta la vita" in "Medusa" (1890).
Giuseppe Lipparini:
"L'inconsapevole" in "Le foglie dell'alloro. Poesie
(1898-1913)" (1916).
Tito Marrone:
"Ancora" in "Liriche" (1904).
Nino Oxilia:
"Aspettando una donna" in "Gli orti" (1918).
Guido Ruberti:
"L'ultimo sogno" in "Le fiaccole" (1905).
Testi
E TU SALIVI LA CAMPAGNA BIONDA
di Giovanni Camerana
E tu salivi la
campagna bionda
E sulle labbra ti
fioriva il canto,
Ma ti attendeva la
vallea profonda,
La vallea dei
fantasmi e l’ombra e il pianto...
(Da
"Versi", 1907)
PESSIMISMO
di Carlo Chiaves
Vorrei provar la
dolcezza
di morire, ma per un
giorno,
di andarmene con la
certezza
di fare pronto
ritorno.
Per ascoltare, dal
fondo,
pur di una cassa, una
volta,
pensare e discorrere
il mondo
ignaro di quegli che
ascolta.
Come fino a questo
momento,
sono stato un ragazzo
di cuore,
avrei un
accompagnamento
degno di un grande
signore.
E come i fiori mi
piacciono
e l'ho già detto, son
certo
che ne sarebbe il mio
feretro
addirittura coperto.
Dal fondo del mio
segreto
non senza una qualche
apprensione,
starei, attento e
inquieto,
a udir la
conversazione.
Verrebbero a passi
uguali,
con viso di
circostanza,
per dir le cose
banali,
degli uomini
d'importanza:
- È morto! - Già, è
morto! - Si tace,
si pensa un qualche
minuto.
- È morto! riposi in
pace! -
Avrei, non vi pare?
creduto
che in questa vita
terrena
avrebbe fatto di più
-
Vi accerto, ho
provato gran pena...
Diamine, gli davo del
tu! -
Però non sarebbero
certo
tutti i discorsi
così,
da uomo vissuto,
esperto,
ne ho uditi tanti fin
qui!
- Che bella giornata!
- Peccato! -
Che strano contrasto!
Ier sera
faceva caldo! -
Beato!
È morto di Primavera
-
Chi è quella donna? -
Non vedo!
Ah! quella dal velo
nero?
Carina! Possibile? -
Credo!
- Che fosse tanto
leggero?
- Mah! povero
diavolo! - Oh! spesso
è meglio ancora: ed
intanto
quando si ha molto
promesso,
si lascia molto
rimpianto -
- Aveva un certo
carattere -
- Ha fatto qualche
buon verso -
- Ingegno? No! un po'
di spirito,
ma... spirito da
tempo perso! -
Dal fondo del mio
segreto,
non senza una qualche
apprensione,
starei attento e
inquieto
a udir la
conversazione.
Ma certo sarebbe un
po' amaro,
dal fondo de la mia
bara,
sentire l'amico più
caro
dire a l'amica più
cara:
- Non piangere!
riposa in pace,
sta meglio! Faremo la
festa
stanotte, se non ti
dispiace:
è andato, evviva chi
resta!
Non te ne sei mai
accorta,
che odio la finzione?
ormai passerò da la
porta
invece che dal tuo
balcone! -
Oh! meglio ancora
qualche anno
vivere, tranquillo ed
ignaro,
cullandosi nel
placido inganno
che ognuno vi parli
ben chiaro.
Persuasi che l'amante
sicura,
non sogni più fulgidi
eroi,
quando vi abbraccia e
vi giura
di vivere soltanto
per voi.
E, se un bel giorno
bisogni
troncare ogni
desiderio,
dormire, ma senza
sogni,
oh! meglio dormire
sul serio.
Con freddo il cuor di
ogni palpito,
e di ogni lume il
pensiero,
ed obliare e
confondere tutto:
i fantasmi e il vero!
(Da "Sogno e
ironia", 1910)
John Charles Dollman, "The Unknown" |
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