Sorta di semidee,
estremamente affascinanti, misteriose, spesso ricoperte di gemme, di ori e di
pietre preziose, le fate si mostrano ai poeti nelle ore notturne e
probabilmente sono il simbolo dell'arcano. In alcuni casi però, questi
personaggi sono identici o quasi a quelli delle classiche favole, e in tali
contesti potrebbero rappresentare sia la maternità (ovvero madri che, viste con
gli occhi dell'infante, posseggono dei poteri speciali), sia la donna intesa
come essere sovrannaturale (e qui, in parte, si ritorna ad una deificazione
della figura femminile).
Poesie sull'argomento
Ugo Betti: "La
fata Fiorediselva e il principe Risodisole" in "Il re
penserioso" (1922).
Bino Binazzi:
"La protettrice" in "Turbini primaverili" (1910).
Gustavo Botta:
"Le gemme delle fate" e "Le fate" in "Alcuni
scritti" (1952).
Lucio D'Ambra:
"La Chimera" in "Le Sottili Pene" (1896).
Gabriele D'Annunzio:
"Melusina" e "Morgana" in "L'Isotteo. La Chimera"
(1890).
Corrado Govoni:
"La regina Mab" in "Poesie elettriche" (1911).
Arturo Graf: "La
fata" in "Le Rime della Selva" (1906).
Gian Pietro Lucini:
"La Fata" e "I Sonetti di Gloriana" in "Il Libro delle
Figurazioni Ideali" (1894).
Olindo Malagodi:
"Apparizione" in "Poesie vecchie e nuove (1890-1915)"
(1928).
Tito Marrone:
"Il palagio delle fate" in "Cesellature" (1899).
Giacinto Ricci
Signorini: "Egli pensava, nella
notte azzurra" in "Rime" (1888).
Domenico Tumiati:
"Canapaiole al lume di luna" in "Liriche" (1937)
Alessandro Varaldo: "E mentre inseguo folle ed anelante"
in "Marine liguri" (1898).
Testi
LA PROTETTRICE
di Bino Binazzi
Al tempo che le
profondità
della notte,
inesplorate,
era un mistero, un
soggiorno di fate
dagli occhi di
stelle,
(il coprifuoco
cantava le belle
ninne nanne in
lontananza
alla mia tranquilla
stanza)
e il soave tremolio
de' grilli era un
coro pio
d'invisibili gnomi
sussurranti piacevoli
nomi
come per giuoco,
al novenne che
assopiasi a poco a poco,
al tempo dell'età mia
nova,
mentre le tende
dell'alcova
ne' rabeschi
prendevan forme umane
che parlavano a me
d'una dimane
avventurosa, e,
dall'urna
piccola uscite al
confine
della vita, mi
parlavan del breve
passato le morte
sorelline,
palpitando la lampada
notturna,
Ella venne con passo
lieve lieve.
Ella venne: nella
quiete
eran muti i sensi
della veglia,
regnati dal senso
divino
dei sogni. La parete
si divaricò
silenziosa
come chiusa corolla
in sul mattino
alla prima carezza
rugiadosa
del giorno che si
risveglia.
Spuntò l'alba del mio
intelletto
d'amore. Il ritorno
della luce cantavan
gli araldi del giorno
e il cielo
albeggiante
spiava il candor del
mio letto
per la fessura
dell'imposta chiusa:
ed io, anima chiusa
a una letizia nova,
cantai quel giorno
con gli uccelli a prova.
Ella vegliò la mia
puerizia
con quell'amor che
s'ode
simboleggiar
nell'angelo custode:
e ogni raggio di
stella ed ogni fiore,
ogni tronco, ogni
pietra
ebbero un'armonia di
blanda cetra.
Tu sai che letizia,
lettore che fosti
poeta,
lettore che fosti
fanciullo.
(Da
"Poesie")
LA FATA
di Gian Pietro Lucini
Io son la bella
Oriana e il seggio mio,
materiato in rubini e
diamanti,
scintilla
nell'azzurro, in contro a Dio,
tra il nimbo delli
incensi fumiganti.
I miei baci son
filtri e dan l'Oblio,
brillan nelli occhi
miei fascini erranti,
e il mio corpo è una
Coppa che il Disio,
abbevera di vini
estasianti.
Facile e avventurosa
è la mia strada:
invitan l'acque d'or
del mio verziere,
e sulle rame i bei
frutti di giada.
A me i Baron' sulla
gaietta alfana,
e al tintinnìo
d'argentee sonagliere,
vengan le Dame in
lunga carovana.
(Da "Il libro
delle Figurazioni Ideali")
EGLI PENSAVA, NELLA
NOTTE AZZURRA
di Giacinto Ricci
Signorini
Egli pensava, nella
notte azzurra,
Sull'acque
intentamente fiso:
L'acacia arguta
strepita e sussurra
Del maggio nell'amor,
nel riso.
Quando una donna
dalle vesti bianche
Sull'onda gorgogliante
apparve;
Dice: Deh vieni, e le
tue membra stanche
Riposa giù in
quell'acque chiare!
Sopra quell'erbe
molli di rugiada
Eterna un letto io
t'apprestai,
Vieni, o diletto,
nella mia contrada
Si sogna e non si
pensa mai.
E là vi è pace e più
tranquillo scende
Di luna un raggio a
salutarmi,
E violato il ciel più
dolce splende,
E vibra l'armonia dei
carmi.
Vedrai le ninfe, che
hanno il piè d'argento,
In caccia sui fioriti
prati,
Ed ondeggiare gli
asfodeli al vento,
E correre i cavalli
alati.
E sempre al fianco ti
sarò, pensosa
Il bacio ti darò
d'amore;
Vieni al mio
amplesso, sul mio seno posa
O senti come batte il
core.
Così cantava nella
notte azzurra
La fata bella e
sparve giù:
L'arancia arguta
strepita e sussurra,
Ma il giovin non fu
visto più.
(Da "Rime")
E MENTRE INSEGUO
FOLLE ED ANELANTE
di Alessandro Varaldo
E mentre inseguo
folle ed alenante
un canto pieno
d'armonie divine
di tra li effluvi
d'alighe marine
sale al verso un
profumo inebriante.
Forse le bianche fate
oceanine
scherzando giù nel
mare azzurreggiante
traggono quel profumo
inebbriante
di tra li effluvi
d'alighe marine.
La nave è ferma. Ne
la calma sera
io mi tuffo ne l'onde
appassionate
de i ricordi con acre
voluttà.
E quel profumo de la
primavera
mi sale a raccontare
de le fate
leggende piene di
soavità.
(Da "Marine
liguri")
Sophie Anderson, "A portrait of a fairy" |
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