domenica 16 febbraio 2025

Riviste: "La Brigata"

 La Brigata è il titolo di una rivista letteraria che uscì a Bologna tra il giugno del 1916 e lo stesso mese del 1919. La sua nascita si deve a Bino Binazzi (1878-1930) e a Francesco Meriano (1896-1934): due scrittori che già si erano fatti notare con qualche opera in versi e con pubblicazioni su altre riviste prestigiose dello stesso periodo, come Lacerba e La Diana. La Brigata si distinse per delle posizioni ben precise, riguardo avanguardie letterarie altamente sperimentali come il Futurismo; gli intellettuali della rivista bolognese vollero, in tal senso, fare un passo indietro, avendo ancora come punto di riferimento principale i grandi poeti italiani della tradizione più recente: Carducci, Pascoli e D'Annunzio; tuttavia non abbandonarono del tutto uno sperimentalismo che si limitò all'adozione del verso libero e del frammento in prosa o in versi, caro all'ambiente dei "vociani". Ecco infine tre poesie che furono pubblicate nelle pagine de La Brigata. 


Prima pagina del numero 1 della rivista "La Brigata"
(da questa pagina web)



VELENO

di Francesco Meriano (1896-1934)


  O mia giornata sorta tra il fumo delle locomotive e gli urli vinosi dei soldati, fiore velenoso dal putrido terreno d'un cimitero abbandonato. Guanciali flosci di albergo dove tante teste si posarono e tanti tormentosi pensieri non ebbero pace. L'ireos volgarissimo dell'attrice nella stanza attigua è l'odore della prima donna che mi ebbe. Il tanfo dei ricordi mi assale. Momenti vissuti aggrovigliati, canapo scorsoio che mozza il respiro. Partiremo tra breve, mattino annoiato che lentissimamente si svolge, accanto al fiume sanioso che stagna in pallidi laghi la sua stanca mestizia. Ciuffi malvagi di verde, strade inutili e solitarie. La terra è malata. 

  Non c'è che questo treno che rotola, nel mondo, e un uomo che mi guarda stupito.

  Ma se nell'aria inerte freschissimo vola il pensiero di te, come un'onda di profumi deliranti, ecco, so ancor sopportare, nella contemplazione della tua pura bellezza, la mia vagabonda empietà.


(da «La Brigata», agosto/settembre 1916)





MATTINO

di Diego Valeri (1887-1976)


                                                                         a Elena Fambri

Batte il mattino al ferrigno bastione

dei nuvoloni notturni: repente

s'apre una lunga fessura lucente,

scoppia uno squarcio di fiamma più su.


Un razzo d'oro: e un sussulto, un tremore

d'oro per l'ombre: oro a rivoli, a onde...

Più in alto: spiaggie di nuvole bionde,

calme e profonde lagune di blu.


(in treno - Milano-Bologna - 1917).


(da «La Brigata», ottobre/novembre 1917)





MA SÌ, SEMPRE

di Sibilla Aleramo (Marta Felicina Faccio, 1876-1960)


Sento che sorrido,

intenerita,

vi è grazia vi è quasi pudore

in questo che m'investe,

sola,

puerile tremore,

oh luce tra le rame fiorate,

sera che avvicini la primavera,

sento che sorrido,

intenerita,

così tersa così lieve e presente

la vita,

con un suo senso anch'essa di casto bene

ridente,

di un'ora che torna, torna, ma sì, sempre,

di un'ora sospesa…


(da «La Brigata», marzo/aprile 1918)

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