domenica 24 novembre 2024

Poeti dimenticati: Bruna

 Clementina Laura Majocchi, in arte Bruna, nacque a Cento nel 1866 ed ivi morì nel 1945. Sorella della più nota Jolanda (Maria Majocchi), Bruna si dedicò sia alla musica che alla letteratura. In quest'ultima disciplina privilegiò decisamente la poesia; ne fanno fede i numerosissimi versi pubblicati in volumi o in riviste nell'arco di un trentennio. Le sue liriche mostrano un deciso carattere intimistico, ponendo in primo piano i sentimenti, gli stati d'animo, le emozioni e l'amore per la natura. 



Opere poetiche


"Petali e lagrime", Cappelli, Bologna 1894.

"In solitudine", Cappelli, Rocca San Casciano 1898.

"Canti di capinera", Cappelli, Rocca San Casciano 1901.

"Il poema della casa", Tip. Scienza e Diletto, Cerignola 1901.

"L'Ermo sentiero", Cappelli, Rocca San Casciano 1906.

"L'intima fiamma", Cappelli, Rocca San Casciano 1910.

"L'Eterna chimera", Casa Editrice "La Fiorita", Teramo 1913.

"Ansia di luce", Cappelli, Bologna-Rocca S. Casciano, 1921.






Testi


GELO


Cadde a fiocchi la neve

nella nottata silenziosa; e lieve

ha ricoperto i prati

sterili, abbandonati.

Or dove siete, voi, dolci Napee?

ove togliete i fiori

per adornare il vostro crin lucente?

Liete ninfe campestri,

nei rigori del verno ove fuggite?

coi fior forse dormite?

Oh! voi felici cui la neve bianca 

le luci mai non stanca;

e mentre le campagne desolate

spiran tristezza all'alme,

voi sorridenti e calme

lo zeffiro d'aprile vi sognale.


(da «Cordelia», 24 novembre 1889)





UNA MARMOREA TOMBA


Una marmorea tomba, sempre adorna di fiori,

era tutta la fede, tutta la pace mia;

or non è che rimpianto. Più non vo' per la via

che adduce a quella tomba, recando freschi fiori.


Il sentiero che solca le pianure stellate

di turgide ninfee, nel sogno sol rivedo;

quasi ogni notte in sogno, lenta e tranquilla, incedo

pel tacito sentiero, per le valli infiorate.


E ancora i crisantemi siccome un giorno reco

e una blanda mestizia ne l'anima dilaga.

Impaziente il ciglio, come a quel tempo, indaga

se spuntano i cipressi laggiù. Nessuno è meco.


Alfine su la gelida tomba la bocca ardente

un lungo bacio imprime che santo fa la morte,

e l'anima accasciata, stretta a le chiuse porte,

la parola di vita dolce sonare sente.


Ma non è più che sogno. L'aurora ci divide,

tomba negletta, mio rimorso, mio dolore!

Lasciai le tue ghirlande strappare fior per fiore…

Pallida, muta, guardo chi s'allontana e ride.


(da "L'Ermo Sentiero", Cappelli, Rocca S. Casciano 1906, pp. 78-79)





DOLCEZZA ESTREMA


Autunno, ben conosco i tuoi languori

stemperati né cieli sonnolenti,

e l'urlo angoscioso de' tuoi venti

onde sfrondato ne l'inverno muori.


Ma oggi ancora vivi e fiamme, ed ori

hanno i viali a dispogliarsi lenti

e un trepido sorriso par che tenti

anche il giardino con gli ultimi fiori.


Oh benedetta questa luminosa

ora che versa la dolcezza estrema!

Cogliamo le corolle che domani


correbbe il verno con sue fredde mani.

E il cuore non abbrividi, non tema.

Il rosaio non muor se muor la rosa.


(da "L'Eterna chimera", "La Fiorita", Teramo 1913, p. 22)


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