domenica 13 giugno 2021

Poeti dimenticati: Alberto Musatti

 

Nacque a Venezia nel 1882 e morì a Roma nel 1960. Si laureò in legge a Padova, partecipò alla Prima Guerra Mondiale, fu consigliere comunale nella città natale e svolse per tutta la vita la professione di avvocato. Scrisse e pubblicò versi fin da giovanissimo, ma per un lungo periodo tacque; ritornò quindi a dedicarsi alla poesia in età molto matura, ripescando in un ultimo volume anche alcuni versi usciti in riviste molti anni prima.

La poesia di Musatti si rifà a quella dei poeti italiani del secondo Ottocento (in particolare si riscontrano diverse somiglianze con quella di Enrico Panzacchi), con, in aggiunta, una lieve malinconia, che in parte lo accomuna ai crepuscolari e, sempre in parte, anticipa la mirabile scrittura in versi di un suo corregionale insigne: Diego Valeri.

 

 

Opere poetiche

 

"Sonetti", Tip. Pozzato, Bassano 1899.

"Eco familiare", F.lli Druker, Verona-Padova 1901.

"La rosa dei venti", Treves, Milano 1906.

"Canto d'amore a un'ignota", Istituto Veneto di Arti Grafiche, Venezia 1907.

"Canzoniere di fidanzamento", Istituto Veneto di Arti Grafiche, Venezia 1920.

"Il pane segreto", Le Monnier, Firenze 1931.

 


 


Presenze in antologie

"Poeti delle Venezie", a cura di Federico Binaghi e Guido Marta, Zanetti, Venezia 1926 (pp. 165-170).



Testi


"BREVE ORTO CHIUSO..."

                                                        a Elda Gianelli

 

Breve orto chiuso, avanza

sotto il tuo salcio chino

qualche gondola, e va,

nel suo mistero,

vaga come un pensiero

che nessuno dirà

e che nessuno ignora;

tacite, ne l'aurora,

passan sotto il tuo salcio,

barche onuste d'ortaggi,

spandendo la fragranza,

per il rio che s'indora,

de i maggi rifiorenti

in torno a la città;

sotto il tuo salcio chino

passan, dileguan canti,

breve orto chiuso: tu

odi, ascolti, e non sveli

chi, ne la queta stanza,

fra quei semplici incanti,

educa in sogno, o pensa

un'antica speranza,

che dolce in cuore fu.

 

(da "Eco familiare", Fratelli Drucker, Verona 18901, pp. 35-36)

 

 

 

 

CAMPANE

 

Il canto de le rustiche campane

in questo punto a la tua casa giunge,

e un desiderio placido mi punge

del tuo paese, che lasciai stamane.

 

Del tuo paese e del tuo ciel, che ascolta

salirgli attenuandosi quel canto,

e che risponde al consueto incanto

con qualche stella, da l'azzurra volta.

 

Tu al davanzale, con il capo chino

ascolti l'Ave de le tue campane,

e una mestizia in cuor te ne rimane

ch'anche a me punge, a mezzo del cammino.

 

(da "La rosa dei venti", Treves, Milano 1906, p. 36)

 

 

 

 

PER UN CAMPOSANTO

 

L'acqua, che solo pare una luce più verde,

chiude un suo vivo anello intorno al camposanto,

e, come a un limitare entro cui si perde,

versan le chiome all'acqua i salici del pianto.

 

Su un triangol di pietra s'apre una porta breve,

lieve, socchiusa appena... Basta, a chi vuol aprire,

il suo ultimo soffio, e il silenzio lo beve...

Credo che non si possa per più pace morire...

 

(da "Il pane segreto", Le Monnier, Firenze 1931, p. 89)

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