domenica 20 giugno 2021

La poesia di Leonardo Sinisgalli

 

Non era possibile che nel mio blog ancora non ci fosse un post dedicato a Leonardo Sinisgalli (Montemurro 1908 - Roma 1981): poeta lucano che mi sta particolarmente a cuore, tanto che, negli anni, ho acquistato molti suoi volumi poetici (dei quali ce ne sono diversi praticamente introvabili), compreso l'ultimo, uscito appena un anno fa, che raccoglie tutti i suoi versi. In futuro, è probabile che mi soffermi più dettagliatamente su alcune raccolte poetiche assai notevoli di Sinisgalli, ma ora vorrei parlare brevemente della sua poesia in generale.

Se si esclude la raccolta giovanile d'esordio, ancora acerba e pregna di evidenti influssi derivanti da poetiche passatiste (crepuscolarismo in primis), si può affermare che le sue prime pubblicazioni lo collochino tra i migliori esponenti dell'ermetismo: corrente poetica nata nel quarto decennio del Novecento, che vide tra i massimi rappresentanti altri poeti insigni come Salvatore Quasimodo, Mario Luzi, Alfonso Gatto e Libero De Libero. A proposito di quest'ultimo, si può ben dire che nella prima fase poetica di Sinisgalli, risulti facile trovare diversi elementi che lo accomunano al poeta ciociaro; tra di essi spiccano una mitizzazione del periodo sia infantile che adolescenziale, e l'immenso amore per la terra natale, anch'essa mitizzata e raccontata quale luogo senza tempo, al di fuori della realtà. C'è da dire che Sinisgalli soffrì non poco per il fatto di aver dovuto abbandonare assai presto la sua regione, poiché per motivi di studio e di lavoro fu costretto ad emigrare nel nord Italia; lì completò i suo studi e trovò lavoro. Ingegnere e matematico di raro talento, seppe unire due discipline apparentemente distanti quali arte e scienza, tanto nei versi che nelle prose. Certe poesie, che spesso tendono all'epigramma, possono apparire fredde e distaccate, ma analizzandole con più attenzione è facile scoprire quanto invece siano ricche di quel "nuovo umanesimo" che Sinisgalli cercava di elaborare, proprio tramite una poesia sintetica e profonda, concentrata e ricca di sensazioni. Con gli anni i versi del poeta lucano hanno subito leggere mutazioni: allontanatosi dall'ermetismo; da un lato si è cimentato in poesie dalla struttura narrativa, autobiografiche e che in parte ricordano alcuni versi di Vincenzo Cardarelli; dall'altro ha accentuato la tendenza all'epigramma. In qualche opera poetica, ha inserito anche diverse prose di notevole valore, in cui abbondano riflessioni e meditazioni sulla poesia, sulla natura e sull'umanità. Le ultime tre raccolte, che attraversano quasi tutto l'ottavo decennio del XX secolo, mostrano una poesia sempre più scarna e, direi, ridotta all'osso; ciò non vuol dire affatto che non ci siano delle qualità, in questi epigrammi della vecchiaia, che un po' sembrano assomigliare a quelli di un poeta siciliano molto attivo proprio in quegli anni: Bartolo Cattafi. Per chiudere, riporto l'elenco delle raccolte di versi e cinque tra le mie poesie preferite di Leonardo Sinisgalli. 

 

 

 

 

Opere poetiche

 

"Cuore", Roma 1927.

"18 poesie", All'Insegna del Pesce d'Oro", Milano 1936.

"Poesie", Edizioni del Cavallino, Venezia 1938.

"Campi Elisi", All'Insegna del Pesce d'Oro", Milano 1939.

"Vidi le Muse, poesie (1931-1942)", Mondadori, Milano 1943.

"I nuovi Campi Elisi", Mondadori, Milano 1947.

"La vigna vecchia", La Meridiana, Milano 1952.

"La vigna vecchia" (ediz. accresciuta), Mondadori, Milano 1956.

"Banchetti", All'Insegna del Pesce d'Oro", Milano 1956.

"La Musa decrepita", Quaderni di Marsia, Roma 1959.

"Cineraccio", Neri Pozza, Venezia 1961.

"L'età della luna", Mondadori, Milano 1962.

"Poesie di ieri", Mondadori, Milano 1966.

"Il passero e il lebbroso", Mondadori, Milano 1970.

"Mosche in bottiglia", Mondadori, Milano 1975.

"Dimenticatoio, 1975-1978", Mondadori, Milano 1978.

"Come un ladro", Tip. Torraca, Bernalda 1979.

"Più vicino ai morti", Panda, Padova 1980.

"Tutte le poesie", Mondadori, Milano 2020.

 

 


 

 

Testi

 

 

DA QUANTI ANNI, DA SEMPRE

 

Da quanti anni, da sempre

Sul finire del giorno

Lungo il muro il tuo passo ritorna

La tua mano mi tocca

Delusa: Leonardo, mi dici a bocca

Chiusa. Il vento leggera ti scioglie.

Io ti sento partire dal mio fianco

Nella brezza delle foglie.

La tua voce è una carezza

Che brucia più l’ora si attarda:

Io non so dove mi conduce.

 

(da "Tutte le poesie", Mondadori, Milano 2020, p. 69)

 

 

 

 

FRUTTETO

 

Sono tre calabroni

che saggiano la pera:

vi affondano le corna.

Scavano un buco

fino a succhiarne la polpa.

Quando il sole si sposta,

dalla parte del sole

cavano un altro occhio.

Chiama la gente queste

le piante della sorte:

come piccoli teschi

pendono le zuccone

dagli alberi funesti.

 

(da "Tutte le poesie", Mondadori, Milano 2020, pp. 124-125)

 

 

 

 

LO SPAURACCHIO

 

Non può piegarsi

a carezzare le spighe brune,

a stringere in pugno i passerotti.

Può solo guardare più a lungo

il tramonto.

 

(da "Tutte le poesie", Mondadori, Milano 2020, p. 147)

 

 

 

 

LAPIDE

 

Non è un orto

o un giardino

il cimitero

dove io sono sepolto.

È un luogo assorto,

un muro.

Ogni bene è scontato,

ogni debito pagato

e il nome tutelato.

Mio amico, fratello

contami i vecchi giuochi,

il fumo, i fuochi antichi.

Prendi di me l'effige,

le rughe, la fuliggine,

le lacrime, la ruggine.

Non è un orto

o un giardino

il cimitero dove io sono sepolto.

È un regno spento, muto.

Qui l'amore è perduto.

 

(da "Tutte le poesie", Mondadori, Milano 2020, p. 254)

 

 

 

 

LA STANZA

 

Mezza finestra per far luce

nella stanza. Lo Scriba non pensa,

registra, distribuisce lo spazio

torno torno: libri imbalsamati,

indumenti appesi, lenzuola

ammucchiate.

                     Il gatto ha scelto

una nicchia del camino

che porta la data 1781

scritta da uno scalpellino.

 

(da "Tutte le poesie", Mondadori, Milano 2020, p. 336)

 

 

 

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