Nacque a Cerreto
Sannita nel 1889 e morì a Napoli nel 1964. Figlio di un illustre avvocato e
ottimo legale a sua volta, oltre ad intraprendere un rispettabilissimo percorso forense si distinse come politico (fu eletto senatore del parlamento italiano durante
l'immediato dopoguerra) ed ebbe anche incarichi prestigiosi. Di pari passo ai
suoi successi professionali si dedicò alla scrittura di poesie che pubblicò in
vari volumi da quando era ancora un diciassettenne fino a un anno dalla morte.
I primi versi di Venditti evidenziano una spiccata simpatia nei confronti della
poesia simbolista, decadente e crepuscolare; nelle successive raccolte emerge
più chiaramente un'ironia ed una giocosità che ben rappresenta l'anima
disincantata del poeta campano. Nel terzo decennio del ventesimo secolo la
poesia di Venditti raggiunse l'apice del suo sviluppo, e in tale periodo può
ben definirsi uno dei migliori lirici italiani in circolazione.
Opere poetiche
"Albente
Coelo", Parrella, Napoli 1906.
"Il
terzetto", Parrella, Napoli 1911.
"Il cuore al
trapezio", Taddei, Ferrara 1921.
"Una moschea sul
Sagittario", Ediz. di Via Acquari, Napoli 1924.
"Il nottambulo
deluso", Carabba, Lanciano 1931.
"L'uomo che
cammina", Carabba, Lanciano 1940.
"Suona l'organo
a San Marco", Ies, Napoli 1945.
"Lunario senza
luna", Kursaal, Firenze 1953.
"I due
focolari", Amicucci, Padova 1959.
"Il
viaggio", Amicucci, Padova 1963.
Presenze in antologie
Le più belle pagine
dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba,
Lanciano 1928 (vol. VIII, pp. 45-51).
"L'antologia dei
poeti italiani dell'ultimo secolo", a cura di Giuseppe Ravegnani e
Giovanni Titta Rosa, Martello, Milano 1963 (pp. 643-645).
"Poeti
simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni
Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. 1, pp. 198-199; vol. 2, p.
278).
"Dal simbolismo
al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (tomo secondo, pp.
563-567).
Testi
LA VANA SPERANZA (SOLILOQUIO
DI UN SENTIMENTALE)
Ah, che tristezza
indefinita in quella
striscia di sole che
mi risaluta,
baciando i vetri
della finestrella.
Come per dir: - Di
nuovo io son venuta,
e spero che oggi più
non sia così,
come era un tempo, la
tua stanza muta - !
Maggior tristezza non
farebbe chi,
mentre sperava che
febbricitante
non fosse più l'amico
infermo un dì,
lo ritrovasse, in
vece, agonizzante.
(da "Il
terzetto")
LA FINE DELLE RONDINI
S'eran levate con un
frullo tale
che avea mutato il
volo repentino
in una tarantella a
concertino
e in nacchera
ciascuna coppia d'ale.
Ma, quando il cielo
non fu più turchino,
allora il ritmo
diventò ineguale:
ora speranza d'albero
ospitale,
or nostalgia di nido
non vicino.
Una ferrata antenna,
animatrice
d'incudini, le
filiformi braccia
tese allo sciame come
salvatrice.
Ma, a pena tocca,
folgorò con fiamma
occulta: e offerse
alla funerea marcia
del turbine un
orrendo pentagramma.
(da "Il cuore al
trapezio")
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