Nacque a Parma nel 1846 e ivi morì nel 1911. Appassionato di pittura, inizialmente frequentò lo studio del disegno all'Accademia delle Belle Arti della sua città; in seguito, abbandonò le arti figurative per dedicarsi appieno alla letteratura ed alla critica d'arte. Insegnò in diversi istituti scolastici parmensi. La maggioranza dei suoi scritti risulta pubblicata in giornali e riviste del secondo Ottocento. La sua arte poetica fu influenzata da tre eminenti figure: Alessandro Manzoni, Giuseppe Revere e Giosuè Carducci. Nelle poche raccolte di versi che diede alle stampe si riscontra una predilezione per il sonetto, mentre i suoi temi ricorrenti si possono sintetizzare in un appassionato patriottismo, una romantica sensibilità amorosa e la capacità non comune di descrivere paesaggi particolarmente affascinanti.
Opere poetiche
"Versi", Tip. e Lit. G. Ferrari e Figli, Parma 1871.
"Affetti e meditazioni", Tip. e Lit. G. Ferrari e Figli, Parma 1875.
"Voci dell'anima", Battei, Parma 1883.
"Savoia e Caprera", Tip. Rossi-Uboldi, Roma 1884.
"Rime scelte (1871-1906)", Battei, Parma 1956.
Presenze in antologie
"Dai nostri poeti viventi", 3° edizione, a cura di Eugenia Levi, Lumachi, Firenze 1903 (pp. 358-363).
"I Poeti Italiani del secolo XIX", a cura di Raffaello Barbiera, Treves, Milano 1913 (p. 1248).
"I poeti minori dell'Ottocento", a cura di Ettore Janni, Rizzoli, Milano 1955-1958 (vol. III, pp. 391-398).
Testi
RIMPIANTO
Grande ti parve , o cor, quella pensosa
Che un dì ti governò malinconia,
Onde cara ti fu la china erbosa
E il sol che dietro l'Appennin fuggia.
Che speranze, che mondo all'animosa
Mente allor componea la fede mia!
Ahi quelle si sfioraro e alla sdegnosa
Alma quel mondo splendido vanìa.
Qual pellegrin che da montana cresta
Ripiega il guardo e il picciol bosco addita
Che interminata gli sembrò foresta,
Degli anni acerbi desïoso invano,
Tal raffiguro la trascorsa vita…
Nulla è sublime se non quanto è arcano.
(da "Affetti e meditazioni", Tip. e Lit. G. Ferrari e Figli, Parma 1875)
MARINA
Salian dal golfo bisbigliando i venti
di misteri ineffabili e d'amori,
ed assentìan coi vertici fluenti
i tamarici carichi di fiori:
mentre rompea sui larghi ondeggiamenti,
sotto morbide e glauche ombre, i chiarori
il novo sol, che su pei firmamenti
agitava purpurëi vapori.
Splendean da lunge i culmini montani
d'indaco, verde ed ôr , come il collare
dei colombi: opalini erano i piani.
Seminato di gemme, aspro di chiare
frangie di seta e di ricami strani,
pareva un drappo di broccato il mare.
(da «per l'Arte», 11 febbraio 1894)
CHIOSTRO
E tu mi serri il cor nello sgomento
tu mi trascendi in vision beate,
nudo, deserto, squallido convento,
spoglia e fantasma dell'età passate.
Amo i tuoi freschi portici e l'arcate
che rimandano in suono di lamento
l'eco de' passi; amo le tue binate
colonne e i fregi e il terso pavimento
sparso di gialle lapidi spezzate,
e, nel cortil, solingo monumento,
la fonte, che, fra l'erbe inseminate,
lacrima eterna un pianto freddo e lento,
sulle pietre che il musco ha vellutate,
e le lumache rigano d'argento.
(da "Dai nostri poeti viventi", Lumachi, Firenze 1903, p. 358)

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