domenica 21 dicembre 2025

Poeti dimenticati: Alberto Rondani

 Nacque a Parma nel 1846 e ivi morì nel 1911. Appassionato di pittura, inizialmente frequentò lo studio del disegno all'Accademia delle Belle Arti della sua città; in seguito, abbandonò le arti figurative per dedicarsi appieno alla letteratura ed alla critica d'arte. Insegnò in diversi istituti scolastici parmensi. La maggioranza dei suoi scritti risulta pubblicata in giornali e riviste del secondo Ottocento. La sua arte poetica fu influenzata da tre eminenti figure: Alessandro Manzoni, Giuseppe Revere e Giosuè Carducci. Nelle poche raccolte di versi che diede alle stampe si riscontra una predilezione per il sonetto, mentre i suoi temi ricorrenti si possono sintetizzare in un appassionato patriottismo, una romantica sensibilità amorosa e la capacità non comune di descrivere paesaggi particolarmente affascinanti.



Opere poetiche


"Versi", Tip. e Lit. G. Ferrari e Figli, Parma 1871.

"Affetti e meditazioni", Tip. e Lit. G. Ferrari e Figli, Parma 1875.

"Voci dell'anima", Battei, Parma 1883.

"Savoia e Caprera", Tip. Rossi-Uboldi, Roma 1884. 

"Rime scelte (1871-1906)", Battei, Parma 1956.





Presenze in antologie


"Dai nostri poeti viventi", 3° edizione, a cura di Eugenia Levi, Lumachi, Firenze 1903 (pp. 358-363).

"I Poeti Italiani del secolo XIX", a cura di Raffaello Barbiera, Treves, Milano 1913 (p. 1248).

"I poeti minori dell'Ottocento", a cura di Ettore Janni, Rizzoli, Milano 1955-1958 (vol. III, pp. 391-398).



Testi



RIMPIANTO


Grande ti parve , o cor, quella pensosa

Che un dì ti governò malinconia,

Onde cara ti fu la china erbosa

E il sol che dietro l'Appennin fuggia.


Che speranze, che mondo all'animosa

Mente allor componea la fede mia!

Ahi quelle si sfioraro e alla sdegnosa

Alma quel mondo splendido vanìa.


Qual pellegrin che da montana cresta

Ripiega il guardo e il picciol bosco addita

Che interminata gli sembrò foresta,


Degli anni acerbi desïoso invano,

Tal raffiguro la trascorsa vita…

Nulla è sublime se non quanto è arcano.


(da "Affetti e meditazioni", Tip. e Lit. G. Ferrari e Figli, Parma 1875)





MARINA


Salian dal golfo bisbigliando i venti

di misteri ineffabili e d'amori,

ed assentìan coi vertici fluenti

i tamarici carichi di fiori:


mentre rompea sui larghi ondeggiamenti,

sotto morbide e glauche ombre, i chiarori

il novo sol, che su pei firmamenti

agitava purpurëi vapori.


Splendean da lunge i culmini montani

d'indaco, verde ed ôr , come il collare

dei colombi: opalini erano i piani.


Seminato di gemme, aspro di chiare

frangie di seta e di ricami strani,

pareva un drappo di broccato il mare.


(da «per l'Arte», 11 febbraio 1894)





CHIOSTRO


E tu mi serri il cor nello sgomento

tu mi trascendi in vision beate,

nudo, deserto, squallido convento,

spoglia e fantasma dell'età passate.


Amo i tuoi freschi portici e l'arcate

che rimandano in suono di lamento

l'eco de' passi; amo le tue binate

colonne e i fregi e il terso pavimento


sparso di gialle lapidi spezzate,

e, nel cortil, solingo monumento,

la fonte, che, fra l'erbe inseminate,


lacrima eterna un pianto freddo e lento,

sulle pietre che il musco ha vellutate,

e le lumache rigano d'argento.


(da "Dai nostri poeti viventi", Lumachi, Firenze 1903, p. 358)

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