venerdì 19 ottobre 2012

La nera solitudine

La nera solitudine alla nera
solitudine;- il sogno alto al profondo
pensier;- la sera che è triste, alla sera
che piange; - al mondo infranto, il bieco mondo.







È una delle poesie più brevi di Giovanni Camerana (1845-1905), poeta della scapigliatura che non volle mai pubblicare i suoi versi perchè ritenuti incompatibili col suo mestiere di magistrato e che quindi uscirono postumi a partire dal 1907. Qui si possono leggere quattro concetti a cui il poeta affianca, come se fosse un'operazione di matematica, altrettanti concetti: i primi due sono identici e la solitudine viene aggettivata col colore più fosco e lugubre: il nero, ne seguono due che potrebbero definirsi nobili e idealitari; gli altri, riferiti alla sera triste e piangente, e al mondo infranto e bieco, si rifanno alla iniziale "nera solitudine" ed esprimono, nell'insieme, quello "spleen" baudleriano che spesso ha caratterizzato i versi dei seguaci della poesia simbolista, come fu anche Camerana.


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