venerdì 29 giugno 2012

Poeti dimenticati: Domenico Tumiati

Domenico Tumiati (Ferrara 1874- Bordighera 1943) fu un drammaturgo e un poeta che godette di una certa fama tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Figlio di un famoso avvocato, primo di quattro fratelli, visse sempre nell'agiatezza. Lasciata la sua città natale, rimase per tutta la vita a Firenze insieme alla moglie Margherita Roi (che era la nipote di Antonio Fogazzaro) appartandosi e risultando sempre estraneo ai circoli letterari della sua epoca. Collaborò, coi suoi scritti, a varie riviste letterarie tra cui "Il Marzocco", "La Lettura" e "Poesia". Pubblicò, rimanendo in stretto ambito poetico, delle raccolte che molto risentono del clima tardo-romantico e simbolista.
 

 
Opere poetiche

"Iris Florentina", Tip. Landi, Firenze 1895.
"Musica antica per chitarra", Tip. Landi, Firenze 1897.
"La badia di Pomposa", Zanichelli, Bologna 1900.
"Emigranti", Zanichelli, Bologna 1900.
"Poemi lirici", Zanichelli, Bologna 1902.
"Musiche perdute", Zanichelli, Bologna 1923.
"I cantari", Zanichelli, Bologna 1927.
"Liriche (Le ballate, I melologhi, Le odi, I cori)", Treves, Milano 1937.
 

 
Presenze in antologie

"Dai nostri poeti viventi", 3° edizione, a cura di Eugenia Levi, Lumachi, Firenze 1903 (pp. 392-398).
"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2° edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. VII, pp. 164-178).
"Poeti simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. I, pp. 191; vol. II, pp. 255-257).
"Dal simbolismo al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (tomo I, pp. 81-87).
 
 

Testi

AL SILENZIO

Sul tuo deserto altare, Silenzio divino, le rose
T'offro da i cespi di rugiada roridi,

Ove la terra in lieve tessuto di linfe compose
Oro, alabastro e la marina porpora.

Non disdegnare, o Nume che adoro, l'effimero dono,
Ché il lor profumo senza suono effondesi;

Tacite meraviglie, le guance rosate elle sono
Che su dal buio de le tombe tornano.

Chiedon elle che tu benigno al mio prego acconsenta:
Fa' che sul volto de l'antico etere

E su i prati del mare, non l'ala del tempo, ma senta
Scorrere il primo onnipossente spirito.

(Da "Liriche")

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