Al colore rosso nei versi dei poeti italiani decadenti e simbolisti ho dedicato un post a se stante per il semplice fatto che, tra tutti i colori, è, insieme al bianco, uno dei più ricorrenti. Spesso simboleggia vizi e sentimenti negativi, come ad esempio ben dimostrano le due poesie - presenti nell’elenco sottostante - di Corrado Govoni: nella prima, il poeta emiliano enumera e associa al color rosso una serie di elementi che hanno a che vedere con la forza, il vizio e la vita strabordante; nella seconda descrive gli inquietanti oggetti presenti in una camera dai muri tinti di rosso, ponendoli in contrasto con una figura femminile “bianca”. E inquietanti nonché spaventosi sono i pensieri di chi osserva le acque rosse di mari e laghi, così stranamente tinti nei versi rispettivamente di Palazzeschi e Mastri. Lucini parla invece di un “regno rosso” dove si alternano immagini di bimbi, di donne e di guerrieri, il tutto in un’atmosfera decisamente inquietante. Casalinuovo invece pone in evidenza una “macchia rossa” sul pavimento di una piccola chiesa, situata proprio ai piedi di un grande crocifisso; tale macchia è indelebile, e più si tenta di farla sparire, più si ravviva; sta lì da quando un empio ebbe il cuore lacerato esattamente in quel preciso punto: “e resta sul sacrato quale scempio / della fede di Cristo e della vita”.
Poesie sull’argomento
Giuseppe Casalinuovo:
"La macchia rossa" in "La lampada del poeta" (1929).
Girolamo Comi:
"Il petalo rosso" in "Lampadario" (1912).
Sergio Corazzini:
"Il cuore e la pioggia" in "L'amaro calice" (1905).
Corrado Govoni
"Il rosso" in "Gli aborti" (1907).
Corrado Govoni:
"Camera rossa" in "Poesie elettriche" (1911).
Gian Pietro Lucini:
"Il regno rosso" in "Il Libro delle Imagini terrene"
(1898).
Tito Marrone:
"Sonetto roggio" in "Cesellature" (1899).
Pietro Mastri:
"Il lago rosso" in "L'arcobaleno" (1900)
Aldo Palazzeschi:
"Mar Rosso" e "Il Frate Rosso" in "Poemi" (1909).
Diego Valeri:
"Croda rossa" in "Ariele" (1924).
Remigio Zena: "Ballata d'un prete scagnozzo" in "Le Pellegrine" (1894).
Testi
IL ROSSO
di Corrado Govoni
Epifania eroica.
Baldoria
di carne di vestali
ignude: vini
di rose dionisiache
in festini
licenziosi. Tamburi
di vittoria.
Trombe d'Apocalissi.
Fiammea gloria
di gran bandiere.
Tragici rubini
d'else di stocchi.
Note di cantini
Incendio d'oro.
Indice della storia.
Spada dell'angelo
castigatore.
Aurora. Forza. Sangue
di martirio.
Vita. Pollice verso
dell'amore.
Inni di gioia.
Inebrianti incensi.
Riso. Vulcani. Roghi
di delirio.
Lussuria, rossa
autodafé dei sensi.
(da "Gli aborti", Taddei, Ferrara 1907, p. 89)
MAR ROSSO
di Aldo Palazzeschi
Non è un ampissimo
mare,
si vedono bene i
confini e i contorni,
la forma che à, à
forma di cuore.
Son l'acque d'un
rosso assai cupo,
ma vivo, fremente.
Non à questo mare né
onde né flutti,
ma à nell'ammasso
uniforme
dei palpiti forti,
ineguali,
s'abbassa e
s'innalza,
s'espande o comprime.
Padrone del mare,
è un giovine
Principe,
biondo, bellissimo.
In piedi alla prua
d'una lancia
egli vive girando il
suo mare.
Padrone assoluto,
egli gira
traversa percorre
ineguale
in tutti i possibili
sensi.
La punta acutissima
di quella terribile
lancia
trafigge, trapassa,
trafora
l'ammasso rossastro
dell'acque,
ne balzano alti gli
spruzzi,
in gorghi ed in
fiotti
s'innalzano l'acque
al passare
di quella terribile
lancia.
Il Principe, in
piedi, impassibile,
neanche un istante
rallenta il suo
corso,
neppure uno spruzzo
lo bagna,
la veste sua bianca
non porta neppure un
puntino
del rosso dell'acque.
Padrone assoluto,
egli gira
traversa percorre
ineguale
in tutti i possibili
sensi il suo mare,
diritto alla prua
della lancia
terribile, biondo,
bellissimo.
Un gemito, un
fremito,
che sembra l'affanno
d'eterno ed uguale
dolore,
vien su da quel mare
che à forma di cuore.
(da
"Poemi", Stab. Tip. Aldino, Firenze 1909, pp. 29-30)
Georges Lacombe, "La forêt au sol rouge"
(da questa pagina Web)