Invocazione è il titolo della prima poesia della raccolta Dialoghi d'Esteta, di Romolo Quaglino (Milano 1871 - ivi 1938). Occupa le pagine 3, 4 e 5 del volume che fu stampato dall'editore Treves di Milano 1899. Tale libro rappresenta, secondo l'opinione di vari critici, una delle opere poetiche più importanti del simbolismo italiano. Questa poesia è, sostanzialmente, un inno dedicato all'Opera, ovvero alla creazione poetica. Già dalle prime battute, l'Opera viene paragonata ad una serie di concetti alti, che comprendono l'estasi sensoriale a tutto tondo; nello stesso tempo essa viene associata a qualcosa di immateriale, di rarefatto e di misterioso. Nella seconda parte della poesia, Quaglino precisa maggiormente la sua concezione di “Opera”, mettendo in risalto anche lati che potrebbero essere definiti "negativi", ma che comunque contribuiscono ad elevarla, a renderla perfetta; qui entra in gioco anche la natura, che è parte stessa dell'Opera e che è determinante in tutte le sue forme esistenti, in tutti i suoi sterminati luoghi e le sue infinite manifestazioni. La terza parte è parzialmente simile alla seconda, ma il poeta qui cerca di mettere in maggior risalto i concetti legati al dolore, alla sofferenza e perfino alla crudeltà: tutti elementi a volte necessari, a volte vitali per la nascita di un'Opera poetica che possa divenire eterna per la bellezza che racchiude; accanto a questi concetti decisamente negativi, figurano anche, in contrapposizione, quelli di passione carnale ed elevazione spirituale, in cui si intuisce (anche perché c'è una citazione in tal senso) quanto sia determinante la presenza femminile, che in molte opere poetiche diviene protagonista assoluta. Nell'ultima parte della lirica, Quaglino propende per la parte più spirituale dell'Opera, definendola come qualcosa che rispecchia e rivela le anime fragili; infine la definisce miracolo a la fede, a l'arte, a l'amore: una creazione umana e nello stesso tempo divina, che aiuta e sospinge gli uomini che la amano, ed è anche "fulcro", ovvero un sostegno di massima importanza, un caposaldo della mente umana.
Opera! solennità
di parola:
il profumo e l'armonia,
la bellezza e la bontà,
la parvenza del sogno lontana,
la bolla sospirosa,
che ascende, su dal mistero,
dal mar de l'idee.
Opera! tragica
forma:
tanto d'amore, che la illumini,
tanto di rinuncia, che l'affini;
equità sempre, ragion di vita,
se terrena ruggisca,
come un alato trasvoli,
o indugi nel grembo a li oceani;
se porga ai solchi il corrotto,
come una viola,
verzichi tra chiare acque,
pallida ninfea,
o a l'etere, spirital cibo,
come il fiore de l'aria,
protenda le sobrie radici.
Opera: sfinge
suprema,
bacio di vane labbra e carnali,
copula mal secura
d'amor voluto e inconscio,
alba gaudiosa del cuore,
miraggio breve de l'ingegno,
passione e martirio del braccio, -
creatura strana,
creatura maledetta e adorata,
come una femminile unità,
che riaccenda, improvvisa
al tepor de le nuove fiamme,
la sanguinosa angoscia
de le antiche piaghe.
Opera! specchio e
rivelazione
de le fragili anime,
de le grevi sustanze;
miracolo a la fede, a l'arte, a l'amore;
opera, sferza e fulcro.
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