martedì 3 giugno 2025

I ritratti nella poesia italiana decadente e simbolista

 L'importanza dei ritratti nella poesia e nella prosa dei simbolisti è senz'altro indiscutibile, basti pensare al romanzo famosissimo di Oscar Wilde: Il ritratto di Dorian Gray. Da quest'ultimo si può intuire il motivo dominante che determina la simbologia dei ritratti ovvero il carattere e la psiche degli esseri umani; esplicativo a tal proposito è il titolo ed il contenuto di una poesia di Corrado Govoni: La psicologia dei ritratti, che è una delle poesie riportate alla fine di questo post.

 

 

Poesie sull’argomento

 

Gustavo Brigante-Colonna: "Nella cornice impero" in "Gli ulivi e le ginestre" (1912).

Luigi Capuana: "Ritratto fotografico" in "Semiritmi" (1888).

Cosimo Giorgieri Contri: "Dietro un ritratto" in "Il convegno dei cipressi" (1894).

Cosimo Giorgieri Contri: "Vecchi album" in «Nuova Antologia», aprile 1907.

Corrado Govoni: "Davanti ad un ritratto" in "Le Fiale" (1903).

Corrado Govoni: "La psicologia dei ritratti" in "Armonia in grigio et in silenzio" (1903).

Guido Gozzano: "L'Antenata" in "Il Piemonte", settembre 1904.

Luigi Gualdo: "Ritratto" (3 poesie) in "Le Nostalgie" (1883).

Giuseppe Lipparini: "Ginevra" in "Le foglie dell'alloro. Poesie (1898-1913)" (1916).

Remo Mannoni: "X" in «Rivista d'Amore», luglio 1903.

Enzo Marcellusi: "Il ritratto" in "I canti violetti" (1912).

Federigo Tozzi: "Ritratto medioevale" in "La zampogna verde" (1911).

 

 

 

Testi

 

 

DIETRO UN RITRATTO

di Cosimo Giorgieri Contri (1870-1943)

 

Occhi limpidi e tristi, occhi adorati,

dolce bocca per me senza parole

fronte sottil, forse ad un sogno aperta,

 

io vi riveggo e la tristezza incerta,

come un profumo di fior morti al sole,

si risolleva da' bei dì passati.

 

Non sorrider di me, pia creatura:

amo amarti così: ti sento lunge,

tutta l'anima mia verso te migra.

 

Questa triste di tedio anima pigra,

pigra così che non desìo la punge

di saper se tu sei qual ti figura.

 

Tanto, a che vale? D'ogni folle amore

ch'io nutrii per tanti anni, oh non è questo

il più folle, o mia dolce, è questo il saggio.

 

Io che lo so non fermo il mio viaggio:

ti saluto passando e al cenno mesto

tutti i fior dell'oblio m'empiono il cuore.

 

1891.

 

(da "Il convegno dei cipressi", Galli di Chiesa e Guindani, Milano 1894, p. 77)

 

 

 

 

LA PSICOLOGIA DEI RITRATTI

di Corrado Govoni (1884-1965)

 

Ne le cornici d'ebano, i ritratti

quante storie secrete si raccontano

piano, tra loro, quanti mesti fatti

i cui ricordi friabili già smontano!

 

In un quadro le dagherrotipie

ritraggon tutte de le vecchie dame,

de le dame da le fisionomie

vizze e da le gonnelle col fiorame:

 

de le duchesse con il guardinfante

e i larghi sboffi, e la scriminatura,

qualche riproduzione d'un Infante

biondetto da la torva guardatura.

 

In un altro de le fotografie

moderne mostrano dei neonati

e de le placide fisionomie

d'avole e di defunti dissanguati:

 

una vecchietta porta una sottana

fuori di moda, una pettinatura

di foggia ingenua, un'altra una collana

di coralli di nobile natura;

 

un bel giovine (che sia morto etico?)

perpetua la tristezza del suo sguardo,

una sposa in un suo dito ermetico

tiene un anello d'argento, testardo

 

testimone d'una felicità

seppellita da chissà mai quanto!

(quel corpo fatto per la voluttà

ora è cenere dentro un camposanto...)

 

Pupille ancora vive, labri

come sfogliati, rughe approfondite,

e pomelli digiuni di cinabri,

chiome svanite, mani rattrappite.

 

Un bambolino, morto, sul suo letto,

pallido, sotto il vetro à il suo mannello

di capelli e sul bianco lenzuoletto

contro il cuore il giocattolo novello.

 

Qualche educanda d'un conservatorio

regge in mano con edificazione

un parrocchiano lucido d'avorio

o il bouquet de la prima comunione.

 

(da "Armonia in grigio et in silenzio" di Corrado Govoni, Lumachi, Firenze 1903, pp. 40-42)

 

 

 

 

X

di Remo Mannoni (1883-1966)

 

Un ritratto sbiadito

m'è venuto tra mano;

pallido volto umano

d'un essere sfinito,

 

semispento, colpito

da un morbo disumano;

pure ha un fascino strano

come un fiore avvizzito.

 

Un pallido sorriso

di Sfinge urge le buone

sembianze di fanciulla,

 

- Chi scolorì quel viso?

quale ardente passione

la diede in braccio al Nulla?

 

(da «Rivista d'Amore», luglio 1903)


Bessie MacNicol, "Self-portrait"
(da questa pagina web)




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