martedì 19 novembre 2013

Poeti italiani minori tra il 1920 ed il 1929

Parlando di poesia italiana del XX secolo, esiste un decennio piuttosto trascurato dai critici, saggisti e curatori di antologie famose: quello compreso tra il 1920 ed il 1929. I pochi poeti su cui posero l'attenzione gli addetti ai lavori sono indubbiamente di altissimo livello e rispondono ai nomi di Giuseppe Ungaretti, Vincenzo Cardarelli, Eugenio Montale, Umberto Saba, Arturo Onofri ecc. Ma accanto a questi scrittori illustri, in quel circostanziato periodo vi furono una gran quantità di autori di versi che, a loro tempo, ebbero forse più stima e considerazione di quelli citati, e ciò è dimostrato dalle opere di critica letteraria e dalle antologie di quel decennio. Purtroppo non esiste una antologia od un saggio recenti che siano in grado di attestare e, in qualche modo ricordare, quei poeti a mio avviso per nulla mediocri, ben presto esclusi da tutti i repertori della lirica italiana novecentesca. A quanto ne so, era nelle intenzioni di un famoso critico letterario: Glauco Viazzi, autore di memorabili antologie sui poeti italiani simbolisti e futuristi, di curare e pubblicare un'opera antologica dedicata a questi poeti ormai del tutto ignorati; ma probabilmente la sua inattesa dipartita glielo impedì. Ecco allora un breve riepilogo dei nomi che potrebbero, in un ipotetico futuro, comparire in qualche antologia nata dall'interesse per la poesia di questo terzo decennio del Novecento; è bene infine ricordare che un grande e indiscusso critico come Benedetto Croce, fu, a dispetto di tutti gli altri, un accanito estimatore dei versi di Francesco Gaeta (uno dei poeti compresi nell'elenco), tanto da curarne l'edizione postuma delle poesie.
Per ogni poeta presente nell'elenco che segue si segnalano le opere in versi pubblicate all'interno del decennio preso in esame e si escludono quindi quelle antecedenti e seguenti tale decennio. Ho escluso, oltre ai nomi dei poeti più famosi nominati in precedenza, anche quelli di Paolo Buzzi, Ardengo Soffici, Giovanni Papini, Corrado Govoni, Clemente Rebora, Diego Valeri, Luciano Folgore, Camillo Sbarbaro, Girolamo Comi e Attilio Bertolucci; il motivo risiede nel fatto che anche loro hanno trovato e trovano tutt'ora spazio nelle migliori antologie della poesia novecentesca italiana.



ADOBATI MARIO (1889-1919). Opere: I cipressi e le sorgenti (1921).
AGOSTINI EMILIO (1874-1941). Opere: Canti dell'ombra (1921).
AGUECI AUGUSTO (1906-2002). Opere: Vere novo (1925), La Cantilena del Mistero (1927), L'Oasi azzurra (1927).
ALERAMO SIBILLA (1876-1960). Opere: Momenti (1920), Poesie (1929).
ALESSANDRINI GARIBALDO (1886-1964). Opere: Ritmi d'infinito (1927).
ANILE ANTONINO (1869-1943). Opere: Sonetti religiosi (1923).
BACCARI CARLO (1878-1978). Opere: Le fuggitive (1928).
BACCELLI ALFREDO (1863-1955). Opere: Alle porte del cielo (1921).
BAGANZANI SANDRO (1889-1950). Opere: Arie paesane (1920), Senzanome (1924).
BALDI RAFFAELE (1889-1943). Opere: Carmi italici (1928).
BALSAMO CRIVELLI RICCARDO (1874-1938). Opere: Boccaccino (1920), Rossin di Maremma (1922).
BARONI LEOPOLDO (1885-1963). Opere: Le viottole (1925), La corona di cipresso (1929).
BERTACCHI GIOVANNI (1869-1942). Opere: Riflessi di orizzonti (1923), Il perenne domani (1929).
BETTI UGO (1892-1953). Opere: Il re pensieroso (1922).
BIANCHI GUGLIELMO. Opere: Sciamiti (1923), Eleganze (1928).
BONAVIA CALOGERO (1894-1979). Opere: I Servi (1924), Colloquio con l'Angelo (1928), Le sette voci del ladrone (1929).
BONGIOANNI FAUSTO. Opere: Venti poesie (1924).
BORGESE GIUSEPPE ANTONIO (1882-1952). Opere: Le poesie (1922).
BOSSI ELDA (1901-1993). Opere: La gioia (1923).
BRAVETTA VITTORIO EMANUELE (1889-1965). Opere: Gli amori del vento (1922).
BRIGANTE COLONNA GUSTAVO (1878-1956). Opere: Le melangole (1927).
CANNONIERI LEON ROBERTO (?-?). Opere: 9000 mondi (1924).
CAPRUZZI VINCENZO (1895-1958). Opere: I sogni della veglia (1923).
CARDILE ENRICO (1884-1951). Opere: Sintesi (1923).
CARLI MARIO (1888-1935). Opere: La mia divinità (1923).
CAROCCI ALBERTO (1904-1972). Opere: Narcisso (1926).
CASALINUOVO GIUSEPPE (1885-1942). Opere: Lampada del poeta (1929).
CATALANO SILVIO (1890-1966). Opere: Canzoni della discordia (1928).
CAVALLARI GIULIA (1856-1935). Opere: Canti di guerra, di vittoria e di pace (1925).
CAVALLERO ERMINIO (1902-?). Opere: Persefone (1921), Piccolo diario della convalescenza (1925).
CAVANI GUIDO. Opere: Liriche campagnole (1923).
CAZZAMINI MUSSI FRANCESCO (1888-1954). Opere: Le allee solitarie (1920), Il cuore e l'urna (1923).
CESAREO GIOVANNI ALFREDO (1860-1937). Opere: I canti di Pan (1920), I poemi dell'ombra (1923), Colloqui con Dio (1928).
CHIESA FRANCESCO (1871-1973). Opere: Consolazioni (1921).
CINELLI DELFINO (1889-1942). Opere: Le nove novene (1926).
CIPPICO ANTONIO (1877-1935). Opere: La notte del Re (1927).
COZZANI ETTORE (1884-1971). Opere: Poemetti notturni (1920), Il poema del mare (1928).
CROCIATO LUIGI (1870-1935). Opere: La tragedia divina (1926).
CUCCHETTI GINO (1881-1960). Opere: Lo specchio (1923).
D'ALBA AURO (Umberto Bottone, 1888-1965). Opere: Cosmopolite (1920), Il paradiso della mia tristezza (1927).
DAL MOLIN FERENZONA RAOUL (1879-1946). Opere: A ô B (1923), Ave, Maria! (1929).
DAZZI TITO MANLIO (1891-1968). Opere: Le Prigioniere (1926).
DE MICHELIS EURIALO (1904-1990). Opere: Aver vent'anni (1927).
DESCALZO GIOVANNI (1902-1951). Opere: Uligine (1929).
DE SIMONE VINCENZO (1879-1942). Opere: I canti di Arabella (1928).
DI BIASIO GAETANO (1877-1959). Opere: Liriche (1928).
DINI OLINTO (1873-1951). Opere: Vita e sogno (1920), Natura e anima (1926), Epigrammi lirici (1928), Ombre e Fulgori (1929).
DRIGO PAOLA (Paolina Valeria Maria Bianchetti, 1876-1938). Opere: Col mio infinito (1921).
ETNA GIACOMO (1895-1963). Opere: Offerta di primavera (1926).
FALLACARA LUIGI (1890-1963). Opere: Illuminazioni (1925), I firmamenti terrestri (1929).
FEDELE GIUSEPPE (1878-1941). Opere: Lauda Francescana (1923).
FIUMI LIONELLO (1894-1973). Opere: Mussole (1920), Tutto cuore (1925).
FLORA FRANCESCO (1891-1962). Opere: Immortalità (1921).
FOÀ ARTURO (1877-1944). Opere: Nell'arco di fuoco (1928).
FOLICALDI ALCEO (1900-1952). Opere: Imbastiture (1922), Frammenti (1925), I piccoli segni di Afrodite (1925), Arcobaleni sul mondo (1926).
FRANCHI RAFFAELLO (1899-1949). Opere: Piazza natia (1929).
GAETA FRANCESCO (1879-1927). Opere: Poesie d'amore (1920), Poesie (1928).
GALEAZZI ANTONIO GALEAZZO (1891-1970). Opere: Ritmi (1920).
GARSIA AUGUSTO (1889-1953). Opere: Opposte voci (1921), Voci di là dal fiume (1924), Poesie (1926), Voci del mio silenzio (1927).
GASPARETTO AMELIA (1899-?). Opere: L'ebrezza del mattino (1921), L'iride terrestre (1926).
GENTUCCA (Gilda Garino Cian, ?-?). Opere: Il giardino (1926).
GERBINO GIOVANNI (1895-1969). Opere: Telefono e telegrafo dell'anima (1926).
GHIRON UGO (1876-1952). Opere: Le visioni di Atropos (1920), Sussurri (1921), Gli aquilotti e le rondini (1922), Tristezze (1925).
GIANTURCO ELIO (1900-?). Opere: Liriche dell'estasi e dell'oblio (1923), Sarabande (1924), L'orto dei cigni (1925).
GIOTTI VIRGILIO (1885-1957). Opere: Il mio cuore e la mia casa (1920).
GIRARDINI EMILIO (1858-1946). Opere: Chordae cordis (1920).
GIULIOTTI DOMENICO (1877-1956). Opere: Polvere dell'esilio (1929).
GORI GINO (1876-1952). Opere: Il mulino della luna (1925), Il grande amore (1926).
GRANDE ADRIANO (1897-1972). Opere: Avventure (1927).
GUALDO FABIO (1864-1932). Opere: Odi sacre (1926).
JENCO ELPIDIO (1892-1959). Opere: Notturni romantici (1928), Acquemarine (1929).
JOPPOLO BENIAMINO (?-?). Opere: I canti dei sensi e dell'idea (1929).
KRIMER (Cristoforo Mercati, 1908-1977). Opere: Ali (1927).
LANZA FRANCESCO (1897-1933). Opere: Poesie di gioventù (1926).
LATTANZI GIOVANNI (1895-?). Opere: Il Poema di Narcisso (1921), Il Poema di Nessuno (1922), La Città santa (1925).
LONGO GIUSEPPE (1881-1942). Opere: Epigrammi (1923), La Lampada (1924), Persefone (1927).
MACCARI MINO (1898-1989). Opere: Il trastullo di Strapaese (1928).
MALAGODI OLINDO (1870-1934). Opere: Poesie vecchie e nuove (1928).
MAINARDI ENZO (1898-1983). Opere: Istantanee (1921).
MALAPARTE CURZIO (1898-1958). Opere: L'Arcitaliano (1928).
MANCUSO UMBERTO (1888-?). Opere: Canzoniere di una vita (1927).
MANZELLA FRONTINI GESUALDO (1885-1965). Opere: Sui gigli gocce sanguigne (1920).
MARCELLO ALESSANDRO (1894-1980). Opere: Lucciole (1925), I concerti (1925).
MARCELLUSI ENZO (1886-1962). Opere: Intensità (1920), Le poesie (1923), Poemi occidentali (1923).
MARCHESI ORESTE (1894-1949). Opere: fanciullone (1922), l'adolescente (1927), la luce di levante (1928).
MARIN MARINO (1860-1951). Opere: Le Opere e i Giorni (1920), Espiazione (1923), Rassegnazione (1927).
MARTA GUIDO (1882-?). Opere: La neve in giardino (1922), Canta che ti passa... (1928).
MASTRI PIETRO (1868-1932). Opere: La meridiana (1920), La fronda oscillante (1923), La via delle stelle (1927).
MAZZA ARMANDO (1884-1964). Opere: Firmamento (1920).
MAZZONI OFELIA (1883-1935). Opere: Verso la foce (1921), Nuove liriche (1926).
MIGNOSI PIETRO (1895-1937). Opere: Levamen (1923), Dialettica (1924).
MOSCARDELLI NICOLA (1894-1943). Opere: L'ora della rugiada (1924), Le grazie della terra (1928), Il ponte (1929).
MUCCI RENATO (1893-1976). Opere: Natura morta (1925).
MUNDULA MERCEDE (1890-1947). Opere: La piccola lampada (1924).
NAPOLI ORAZIO (1901-1970). Opere: Il cadavere innamorato (1929).
NEGRI ADA (1870-1944). Opere: I Canti dell'Isola (1924).
NOBILE PAOLO (1890-?). Opere: Orsa minore (1923).
NOVARO ANGIOLO SILVIO (1866-1938). Opere: Il cuore nascosto (1920), Il piccolo Orfeo (1929).
NOVELLI GINO (1899-1975). Opere: Tremori (1923), Rosario (1925), Fiamma votiva (1929).
OLKIENIZKAIA-NALDI RAISSA (1886-1978). Opere: Lo specchio (1923).
ORSINI LUIGI (1875-1954). Opere: Le campane di Ortodonico (1921), Momenti francescani (1927).
ORVIETO ANGIOLO (1869-1967). Opere: Primavere delle cornamusa (1925), Il vento di Sion (1928).
PAOLIERI FERDINANDO (1878-1928). Opere: Venere agreste e Voci della Terra (1924).
PASTONCHI FRANCESCO (1874-1953). Opere: Il randagio (1921), Italiche. Nuove poesie (1923).
PAVOLINI CORRADO (1898-1980). Opere: Poesie (1923), Odor di terra (1929).
PEREYRA GUIDO (1881-1968). Opere: Il libro del Collare (1920).
PESCE GORINI EDVIGE (1890-?). Opere: Il ritorno (1922), Natività (1924).
PEZZANI RENZO (1898-1951). Opere: Ombre (1920), Artigli (1923), La rondine sotto l'arco (1927).
PIERAZZI RINA MARIA (1873-1962). Opere: L'ospite (1928).
PIGNATO LUCA (1891-1955). Opere: Pietre (1925).
POCARINI SOFRONIO (1898-1934). Opere: Carnevale (1924), Lollina (1925).
PRAMPOLINI GIACOMO (1898-1975). Opere: Dall'alto silenzio (1928).
QUAGLINO ROMOLO (1871-1938). Opere: Echi ed ombre (1920).
RAVASIO CARLO (1897-1979). Opere: I paesi del cielo (1924), Poesie d'amore (1927).
RAVEGNANI GIUSEPPE (1895-1964). Opere: Le due strade (1921).
REPACI LEONIDA (1898-1985). Opere: I poemi della solitudine (1920).
RIGOSA PIETRO (1889-1968). Opere: Su l'urne dei forti (1920), Canti e pianti (1923), Ciliegie Novelle (1926).
RIZZI FORTUNATO (1888-?). Opere: Passo Tonale (1922).
ROMANELLI PIETRO (1889-1981). Opere: Sulle rive dell'Ambra (1928).
SAGGIO CARLO (1897-1997). Opere: Il Sogno e l'Ala (1924).
SALVATORI FAUSTO (1870-1929). Opere: L'Ala della Vittoria (1924), In ombra d'amore (1929).
SANTANDREA LUISA (1893-?). Opere: Anima (1921).
SARFATTI MARGHERITA (1880-1961). Opere: I vivi e l'ombra (1921).
SCIORTINO GIUSEPPE (1900-1971). Opere: Finestre (1921), Ventura (1926), Confidenza (1929).
SICILIANI LUIGI (1881-1925). Opere: Per conoscere l'anima mia (1920), L'altare del Fauno (1923).
STEINER GIUSEPPE (1898-1964). Opere: La chitarra del fante (1920).
STELLA MARIA (?-?). Opere: Arabeschi (1921).
STRIULI GINO (?-?). Opere: Serenella (1928), Sulla via del sole (1929).
THOVEZ ENRICO (1869-1925). Opere: Poemi d'amore e di morte (1922).
TITTA ROSA GIOVANNI (1891-1972). Opere: Le feste delle stagioni (1928).
TRIMARCO ALFREDO (1900-1971). Opere: Liriche bleu (1923), Stelle (1923).
TUMIATI DOMENICO (1874-1943). Opere: Musiche perdute (1923), I cantari (1927).
UMANI GIORGIO (1892-1965). Opere: Parabole gnostiche (1926), Il volto nemico (1928).
VAGO AMALIA (1886-1979). Opere: Il diario dell'anima (1922).
VALENTI TEOFILO (1884-?). Opere: Lo specchio e la rosa (1921).
VALENZA NICOLA (1890-?). Opere: Getsemani (1927).
VENDITTI MARIO (1889-1964). Opere: Il cuore al trapezio (1921), Una mosca nel sagittario (1924).
VERNIERI NICOLA (1893-?). Opere: Bestie Eroiche (1925), Il Grillo del mio cuore (1927), Racconti francescani (1927).
VILLAROEL GIUSEPPE (1889-1965). Opere: La Bellezza intravista (1923), Ombre sullo schermo (1929).
VIVIANI ALBERTO (1894-1973). Opere: Sole mio (1923), Han dato fuoco al Sole (1928), Fiordelmondo (1928).
ZAMBARELLI LUIGI (1877-1946). Opere: Liriche francescane (1923), Il poverello d'Assisi (1926).
ZANNONI UGO (1892-1966). Opere: I canti delle passiflore (1925), Il convoglio della nostalgia (1928).
ZERBINATI UMBERTO (1885-1974). Opere: La cenere (1925), Inno al cielo (1929).
ZOPPI GIUSEPPE (1896-1952). Opere: La nuvola bianca (1923).

giovedì 14 novembre 2013

Poeti dimenticati: Luigi Gualdo

Luigi Gualdo nacque a milano nel 1844 e morì a Parigi nel 1898. Da bambino si trasferì con la famiglia a Parigi dove visse alternando i suoi soggiorni anche nella città natale. Appassionato di letteratura, a Parigi entrò in contatto con parecchi scrittori francesi tra i quali Gautier, Herédia, Cazalis e Coppée. Dai poeti parnassiani fu certamente influenzato come si può facilmente notare nella sua unica opera in versi che pubblicò nel 1883. Nelle poesie di Gualdo si trovano elementi che, oltre ai poeti citati, trovano riferimenti alla scapigliatura e al simbolismo; a proposito di quest'ultimo, è possibile affermare che Gualdo sia stato, insieme a Giovanni Camerana, uno dei primi esponenti italiani della corrente. Gualdo scrisse anche, con ottimi risultati, alcuni romanzi.




Opere poetiche

"Le nostalgie", Casanova, Torino 1883.



Piatto anteriore di una riedizione anastatica del volume "Le nostalgie" di Luigi Gualdo





Presenze in antologie

"Poeti della scapigliatura", a cura di Mario Petrucciani e Neuro Bonifazi, Argalia, Urbino 1962 (pp. 245-250).
"Poeti simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. 2, pp. 148-153; vol. 3, pp. 105-107).
"Poesia dell'Ottocento", a cura di Carlo Muscetta ed Elsa Sormani, Einaudi, Torino 1968 (vol. II, pp. 2236-2245).
"La Scapigliatura", a cura di Elio Gioanola, Marietti, Torino 1975 (pp. 160-173).
"Otto secoli di poesia italiana", a cura di Giacinto Spagnoletti, Newton Compton, Roma 1993 (pp. 539-540).
"Lirici della Scapigliatura", seconda edizione aggiornata a cura di Gilberto Finzi, Mondadori, Milano 1997 (pp. 279-291).
"Dagli scapigliati ai crepuscolari", a cura di Gabriella Palli Baroni, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2000 (pp. 267-282).
"La poesia scapigliata", a cura di Roberto Carnero, Rizzoli, Milano 2007 (pp. 267-290).





Testi

NEL PARCO

Nel mistero del crepuscolo 
S'addormìa la villa e il parco. 
Io sognavo ai tempi rosei, 
E la speme moribonda 
Cui ravviva la profonda 
Solitudine degli alberi 
Al mio cor trovava un varco.

S'era spento allor l'incendio 
Del tramonto all'orizzonte 
Nelle tinte d'oro e porpora, 
Celestiale ed uniforme 
Luce blanda sulle forme 
Si spandeva e nello spazio 
Cancellando l'altre impronte. 

Cancellando ogni vestigio 
Doloroso delle lotte 
Che la vita sempre genera, 
Sul color troppo vivace 
Distendendo la sua pace, 
E annunciandone già prossima 
L'aura sacra della notte. 

Si sentìa l'epitalamio 
Ineffabil della sera, 
V'eran soffii e note languide 
Che turbavano la mente, 
E facevan che le spente 
Rose antiche rifiorissero 
In ogni anima più nera. 

(Da "Le nostalgie", 1883)

martedì 12 novembre 2013

"Il Cestello" di Angiolo Silvio Novaro

Il nome di Angiolo Silvio Novaro oggi non dice più nulla o quasi. Pure, circa un secolo fa, fu ritenuto uno dei poeti più promettenti, soprattutto in seguito all'uscita, nel 1910, de Il Cestello: volumetto di poesie dedicate al pubblico infantile che in breve tempo diventò un tesoro da saccheggiare per gli autori di libri per l'infanzia. Novaro scrisse, sia prima che dopo l'opera menzionata, versi che spiccano per semplicità e grazia, traendo l'ispirazione dalla bellezza della natura e dalla gioia degli affetti familiari; ottenne ai suoi tempi una discreta fama che aumentò quando, nel 1933, fu nominato accademico d'Italia. Nel Cestello ci sono alcune poesie che furono lette e imparate a memoria da molte generazioni del XX secolo; si potrebbero citate vari titoli ma mi limito a ricordarne due: Che dice la pioggerellina di marzo? e I doni. Ecco quindi, per concludere, il testo della seconda lirica citata, un vero esempio di grande fantasia, armonia e semplicità. Dopo la poesia c'è un'immagine tratta da una edizione illustrata de Il Cestello.



I DONI

Primavera vien danzando
Vien danzando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?

- Ghirlandette di farfalle,
Campanelle di vilucchi,
Quali azzurre, quali gialle
E poi rose, a fasci e a mucchi.

E l'estate vien cantando
vien cantando alla tua porta,
Sai tu dirmi che ti porta?

- Un cestel di bionde pèsche
Vellutate, appena tocche;
E ciliege lustre e fresche
ben divise a mazzi e a ciocche.

Vien l'autunno sospirando
Sospirando alla tua porta,
Sai tu dirmi che ti porta?

- Qualche bacca porporina,
Nidi vuoti, rame spoglie,
E tre gocciole di brina,
E un pugnel di morte foglie.

E l'inverno vien tremando.
Vien tremando alla tua porta,
Sai tu dirmi che ti porta?

- Un fastel d'aridi ciocchi,
Un fringuello irrigidito;
E poi neve, neve a fiocchi,
E ghiacciuoli grossi un dito.

La tua mamma vien ridendo,
Vien ridendo alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?

- Il suo vivo e rosso cuore,
E lo colloca a' tuoi piedi
Con in mezzo, ritto, un fiore:
Ma tu dormi, e non lo vedi.





giovedì 7 novembre 2013

Le "dolcezze" nella poesia italiana simbolista e decadente

Non è certo difficile trovare, in taluna poesia italiana tra l'Ottocento ed il Novecento, liriche che si distinguono per atteggiamenti leziosi, bamboleggiamenti, eccessive effusioni, sproporzionato sentimentalismo e via dicendo. Questo modo di scrivere versi va ricollegato, in ambito simbolista, ad una regressione verso l'infanzia e l'adolescenza, ovvero un rifugiarsi in una esistenza falsa, in un mondo creato ad arte perché non è possibile accettare la realtà. Ecco allora personaggi ingenui che si commuovono per un nonnulla, dialoghi amorosi che posseggono qualcosa di melenso (al limite dell'idiozia), paesaggi malinconici pieni di elementi languidi e ancora fanciulli e fanciulle sognanti, giovinette, pastorelli, cagnolini, gattini, uccellini, casette, barchette ecc. Da ricordare infine che fu Giovanni Pascoli ad aprire la strada a questo tipo di poesia, intitolando emblematicamente Dolcezze una sezione della sua opera più famosa: Myricae; quindi Sergio Corazzini, alcuni anni dopo, diede alle stampe un volumetto di versi che portava il medesimo titolo.



Poesie sull'argomento

Mario Adobati: "Il mirabile vespro" e "La pausa" in "I cipressi e le sorgenti" (1919).
Diego Angeli: "Speculum Dianae", "Assonanze" e "Agosto" in "L'Oratorio d'Amore. 1893-1903" (1904).
Enrico Cavacchioli: "Armonia grigia" in "L'Incubo Velato" (1906).
Francesco Cazzamini Mussi: "...è l'ora" in "Le amare voluttà" (1910).
Francesco Cazzamini Mussi: "Invito" in "Il cuore e l'urna" (1923).
Decio Cinti: "Suavis" in "Domenica Letteraria", marzo 1897.
Sergio Corazzini: "Sonetti all'amica" in "Fracassa", dicembre 1903.
Sergio Corazzini: "All'amica" in «Marforio», febbraio 1904.
Sergio Corazzini: "Alla serenità" in "Le aureole" (1905).
Massimo Coronaro: "Languore" in "Poesia", marzo 1906.
Enrico Damiani: "Per musica" in «La Stella e L'Aurora Milanese», gennaio 1904.
Luigi Donati. "La malinconica follia" in "Le Ballate d'Amore e di Dolore" (1897).
Luigi Donati. "Nei viali. Di notte" in "Poesia di passione" (1928).
Diego Garoglio: "Per i viali taciti del parco" in "Sul bel fiume d'Arno" (1912).
Luisa Giaconi: "Epistola" in "Tebaide" (1912).
Cosimo Giorgieri Contri: "Sogno dei diciott'anni" in «Nuova Antologia», settembre 1907.
Corrado Govoni: "Si svegliano gli uccelletti" in "Armonia in grigio et in silenzio" (1903).
Corrado Govoni: "I cenci dell'anima", "Ballabile in malinconia" e "Le dolcezze" in "Gli aborti" (1907).
Corrado Govoni: "Languore serale" in "Poesie elettriche" (1911).
Giuseppe Lipparini: "Pulcheria" in "Le foglie dell'alloro. Poesie (1898-1913)" (1916).
Enzo Marcellusi: "Dolcezza! Serenità! Io v'invoco" in "Il giardino dei supplizi" (1909).
Enzo Marcellusi: "Il convegno" in "I canti violetti" (1912).
Fausto Maria Martini: "Invito francescano" in "Panem nostrum" (1907).
Fausto Maria Martini: "Canzonetta nostalgica" in "Poesie provinciali" (1910).
Nino Oxilia: "È tardi" e "Ò visto" in "Gli orti" (1918).
Aldo Palazzeschi: "Rio Bo" in "Poemi" (1909).
Enrico Panzacchi: "Dolce colloquio" in "Poesie" (1908).
Giovanni Pascoli: "Con gli angioli" e "Notte" in "Myricae" (1900).
Giovanni Pascoli: "Le ciaramelle" in "Canti di Castelvecchio" (1903).
Yosto Randaccio: "Un'ora dolce" in "Poemetti della convalescenza" (1909).
Guido Ruberti: "Sur un davanzale" in "Le fiaccole" (1905).
Carlo Vallini: "Settembre, nella santità dell'ora" in "La rinunzia" (1907).
Alessandro Varaldo: "Nel crepuscolo bianco ultima vela" in "Marine liguri" (1898).
Remigio Zena: "Ascoltate la dolce litania" in "Le Pellegrine" (1894).

venerdì 4 ottobre 2013

San Francesco d'Assisi nella poesia

Sono talmente tante le poesie dedicate a San Francesco d'Assisi che esiste un'antologia: La fiorita francescana, a cura di Tommaso Nediani, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo 1926, che raccoglie le più significative. È un libro di 374 pagine che comprende 77 poeti, da Jacopone da Todi a Giovanni Pascoli, da Dante Alighieri a Marino Moretti, tutti così colpiti e entusiasmati dalla figura del santo d'Assisi da scrivere almeno una lirica (ma alcuni di loro hanno scritto anche opere intere) ispirata a San Francesco o ai francescani. L'antologia è divisa nelle seguenti sezioni: I - FRATE FRANCESCO; II - AUREOLE FRANCESCANE; III - LA CANTICA DANTESCA PAUPERRIMUS BONORUM - L'ABISSO; IV - CONVENTI E PAESAGGI FRANCESCANI; V - LA POESIA E LA LEGGENDA FRANCESCANA.
 Aprendo il libro a pagina 72 si può leggere una bella poesia di Enrico Panzacchi: Perfectum gaudium, dove San Francesco cammina in compagnia di Frate Leone verso Perugia e durante il percorso fa una meditazione chiedendosi dove sia la gioia piena, dopo aver scartato una serie di possibilità giunge alla conclusione finale: «Ascolta, ascolta, pecora di Dio, / dentro a Perugia, se una turba ostile / ne verrà intorno, e come a due gaglioffi, / ne schernirà, ne strapperà i cappucci, /ne brutterà le tonache di fango, / poi, passando alle pietre ed ai randelli, / ne lascerà per terra mezzo morti, / sappi che solo in questo è gioia piena». Proseguendo la consultazione dell'antologia, a pagina 91 c'è il bel poemetto di Marino Moretti: La tonica del fraticello seguito, a pagina 96 da una lirica di Corrado Govoni: S. Francesco che negli ultimi versi nega la morte del fraticello d'Assisi: «Perchè tu non sei morto; i tuoi fratelli / non ti han chiuso per sempre nella bara, / ma ti han portato a braccia / sul ruvido burraccio / più puro dei lini della messa / ignudo come un'immensa eucarestia / a comunicar la terra amara. / Tu ti sei sciolto tutto in luce: / ti sei diffuso palpitando / in un'infinita benedizione». A pagina 110 si può leggere una poesia di Angiolo Silvio Novaro: S. Francesco e le creature, il cui inizio in parole molto semplici fa ben capire il messaggio di pace universale del poverello d'Assisi: «Agli uomini che aveano elmo e corazza, / che avean la spada e la ferrata mazza, / Dicea: - Gesù nessuna guerra vuole, / vuol che vi amiate sotto il dolce sole. / Dicea: - Gesù non vuol nessuna guerra, / vuol che vi amiate sulla dolce terra». Passando alla parte dedicata ai luoghi che in qualche modo ricordano San Francesco, a pagina 229 c'è una poesia di Angiolo Orvieto: San Francesco del deserto, che descrive un'isoletta della laguna veneziana dove si trova un convento di frati francescani, qui il poeta trova un'oasi di pace dove non giungono i tanti rumori provenienti da luoghi vicini (come Burano): «Sulle lastre che fragore /di sonanti zoccoletti, / o Burano dei merletti, / o Burano dell'amore! / Ma non giunge quel rumore / qui, nell'ombra claustrale, / nel silenzio sempre uguale, / sempre uguale a tutte l'ore. / Qui la pace delle aurore / dura tutta la giornata: / solitudine beata / per chi vive e per chi muore!». A pagina 232 si trova una tenera lirica di Giulio Salvadori in cui sono protagoniste le rondini e in particolare una: La rondinella di S. Francesco che ha fatto il nido sotto il tetto del convento francescano posto sul monte della Verna, l'uccello ha l'abitudine di intonare il suo melodioso canto solo e soltanto nei pressi del convento, tacendo altrove: «Passano i frati pii / dicendo: Ave! / la rondinella canta / sotto la trave. / / Tenera e delicata / la melodia; / la rondine la tace / lungo la via. / / Del picciol core amante / tutto il tesoro / effonde ella in quel canto / dolce e sonoro; / / la rondine lo tace / tra i tetti alteri / là dove l'aria è grave, / biechi i pensieri. / / Ma qui venne Francesco: / tra queste mura, / la rondinella canta / senza paura». La Passeggiata francescana (p. 257) scritta da Vittoria Aganoor Pompilj vuole sottolineare la visione in positivo che Francesco aveva della vita e della realtà; il santo infatti non badava a ciò che sembra pericoloso, sgradevole e preoccupante, si concentrava sulle cose rassicuranti, gradevoli e tranquillizzanti anche se difficili da trovare: « - Santo Francesco, un lieve parmi udire / frusciar di serpi sotto gli arboscelli... / / - Io non che il placido stormire / della pineta, e l'inno degli uccelli. / / - Santo Francesco, vien per la silvestre / via, dallo stagno, un alito che pute... / / - Io sento odor di timi e di ginestre, / io bevo aria di gioia e di salute. / / - Santo Francesco, qui si affonda, e omai / vien la sera, e siam lungi dalle celle... / / - Alza gli occhi dal fango, uomo, e vedrai / fiorire nei celesti orti le stelle». Semplice e bella è la poesia di Silvio Cucinotta: Convento francescano (p. 258) in cui il poeta tende a rimarcare l'impressione di profonda pace che emana il luogo religioso: «Dolce pace di convento / dove l'anima traduce / ne l'angoscia di un accento / una speme che riluce! / / Ecco, picchio a la tua porta, / solitudine di pace: / cerca l'anima risorta / pace, pace, pace, pace». A pagina 285 è possibile leggere una poesia di Giosuè Carducci intitolata Santa Maria degli Angeli che è ambientata nella Porziuncola, cappella situata all'interno della basilica di Santa Maria degli Angeli in Assisi. Nella Porziuncola andava a pregare San Francesco e qui, in questo luogo ancora così pregno della presenza del santo, il poeta toscano lo invoca emozionato: «Frate Francesco, quanto d'aere abbraccia / questa cupola bella del Vignola, / dove incrociando a l'agonia le braccia / nudo giacesti su la terra sola!». Carducci spera di sentire Francesco cantare le sue preghiere, di vederlo in volto e, come ultima immagine, s'immagina il santo con le braccia aperte mentre declama a Dio il famoso "Cantico delle Creature": «Ti vegga io dritto con le braccia tese / cantando a Dio - Laudato sia, Signore, / per nostra corporal sorella morte! -».
Prima di concludere mi sembra opportuno fare un veloce accenno a qualche poesia posteriore all'antologia testè analizzata. In Momenti francescani, raccolta poetica di Luigi Orsini pubblicata nel 1927, c'è un bel sonetto intitolato Il giardino che descrive un lieto momento serale vissuto nel "giardinetto della pia sorella" (forse in riferimento a Santa Chiara) che sembrerebbe essere già stato vissuto dal poeta, non si sa quanto lontano nel tempo. In questo angolo di verde si respira un'atmosfera paradisiaca e nello stesso tempo incantata: «Vi crescevan le rose e l'ulivella, / e il timo aulente vi facea ghirlanda. / / Pendea dal ciel su l'umile veranda / l'argenteo raggio della prima stella; / e c'era il canto d'una fontanella / odorosa di gigli e di lavanda». Nella raccolta poetica Via delle cento stelle di Aldo Palazzeschi c'è una poesia intitolata Messer lo frate solo che mette in risalto un elemento caratteristico della vita di Francesco, in particolar modo per quel che riguarda gli anni successivi all'allontanamento dalla sua famiglia: la solitudine; ecco i versi iniziali della lirica: «Solo / curvo e stanco ti vedo avvicinare / nello sfondo di un prato / ricoperto di margherite. / Solo / al chioccolio delle fontane / seduto un istante / e all'uso di un mendicante / mangiare un pezzo di pane. / Solo / nella luce del tramonto / verso la Porziuncola / in un concerto di campane / non più terrene / ma che dal cielo / con un'ebbrezza paradisiaca / invadono l'ètere». Nella sezione Un abbaino in Piazza Teofilo Folengo del libro di Umberto Bellintani Nella grande pianura c'è una poesia intitolata Il lupo di Gubbio dove il poeta sembra rivivere le sensazioni di terrore provate dagli abitanti del paese umbro quando, secondo una leggenda, ai tempi di Francesco un pericoloso lupo si aggirava nei dintorni di Gubbio; il poeta lombardo descrive l'animale in maniera molto simile a quella con cui Dante descrisse l'infernale traghettatore Caronte: «L'orrido spavento / nero di lupo / con gli occhi di bragia / e ridisceso dal monte / e ringhia alle porte / malchiuse di Gubbio». Nella seconda parte della breve poesia è come se parlasse la popolazione di Gubbio, che, rivolgendosi al santo d'Assisi dice: «portaci alla Cantica / delle Creature: / la Cittadella è in pericolo / di cruda morte».

La perfetta letizia secondo San Francesco d'Assisi

Oggi, 4 ottobre, si festeggia San Francesco d'Assisi, Patrono d'Italia; uno dei santi più cari non solo ai connazionali. Per ricordare questo personaggio unico nella storia dell'umanità, ho voluto riproporre sia un frammento in prosa che alcuni versi in cui si parla di un episodio molto significativo della vita del poverello d'Assisi. Il brano in prosa è tratto dai "Fioretti di S. Francesco", mentre la poesia è di Enrico Panzacchi, poeta dell'Ottocento che rimase colpito, come molti altri lirici, d'altronde, dalla figura e dall'opera di Francesco.

 


Come andando per cammino santo Francesco e frate Leone, gli spuose quelle cose che sono perfetta letizia.

Venendo una volta santo Francesco da Perugia a Santa Maria degli Angioli con frate Lione a tempo di verno, e ’l freddo grandissimo fortemente il crucciava, chiamò frate Lione il quale andava innanzi, e disse così: «Frate Lione, avvegnadioché li frati Minori in ogni terra dieno grande esempio di santità e di buona edificazione nientedimeno scrivi e nota diligentemente che non è quivi perfetta letizia». E andando più oltre santo Francesco, il chiamò la seconda volta: «O frate Lione, benché il frate Minore allumini li ciechi e distenda gli attratti, iscacci le dimonia, renda l’udir alli sordi e l’andare alli zoppi, il parlare alli mutoli e, ch’è maggior cosa, risusciti li morti di quattro dì; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia». E andando un poco, santo Francesco grida forte: «O frate Lione, se ’l frate Minore sapesse tutte le lingue e tutte le scienze e tutte le scritture, sì che sapesse profetare e rivelare, non solamente le cose future, ma eziandio li segreti delle coscienze e delli uomini; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia». Andando un poco più oltre, santo Francesco chiamava ancora forte: «O frate Lione, pecorella di Dio, benché il frate Minore parli con lingua d’Agnolo, e sappia i corsi delle istelle e le virtù delle erbe, e fussongli rivelati tutti li tesori della terra, e conoscesse le virtù degli uccelli e de’ pesci e di tutti gli animali e delle pietre e delle acque; iscrivi che non è in ciò perfetta letizia». E andando ancora un pezzo, santo Francesco chiamò forte: «O frate Lione, benché ’l frate Minore sapesse sì bene predicare che convertisse tutti gl’infedeli alla fede di Cristo; iscrivi che non è ivi perfetta letizia».
E durando questo modo di parlare bene di due miglia, frate Lione, con grande ammirazione il domandò e disse: «Padre, io ti priego dalla parte di Dio che tu mi dica dove è perfetta letizia». E santo Francesco sì gli rispuose: «Quando noi saremo a santa Maria degli Agnoli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di loto e afflitti di fame, e picchieremo la porta dello luogo, e ’l portinaio verrà adirato e dirà: Chi siete voi? e noi diremo: Noi siamo due de’ vostri frati; e colui dirà: Voi non dite vero, anzi siete due ribaldi ch’andate ingannando il mondo e rubando le limosine de’ poveri; andate via; e non ci aprirà, e faracci stare di fuori alla neve e all’acqua, col freddo e colla fame infino alla notte; allora se noi tanta ingiuria e tanta crudeltà e tanti commiati sosterremo pazientemente sanza turbarcene e sanza mormorare di lui, e penseremo umilmente che quello portinaio veramente ci conosca, che Iddio il fa parlare contra a noi; o frate Lione, iscrivi che qui è perfetta letizia. E se anzi perseverassimo picchiando, ed egli uscirà fuori turbato, e come gaglioffi importuni ci caccerà con villanie e con gotate dicendo: Partitevi quinci, ladroncelli vilissimi, andate allo spedale, ché qui non mangerete voi, né albergherete; se noi questo sosterremo pazientemente e con allegrezza e con buono amore; o frate Lione, iscrivi che quivi è perfetta letizia. E se noi pur costretti dalla fame e dal freddo e dalla notte più picchieremo e chiameremo e pregheremo per l’amore di Dio con grande pianto che ci apra e mettaci pure dentro, e quelli più scandolezzato dirà: Costoro sono gaglioffi importuni, io li pagherò bene come son degni; e uscirà fuori con uno bastone nocchieruto, e piglieracci per lo cappuccio e gitteracci in terra e involgeracci nella neve e batteracci a nodo a nodo con quello bastone: se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezza, pensando le pene di Cristo benedetto, le quali dobbiamo sostenere per suo amore; o frate Lione, iscrivi che qui e in questo è perfetta letizia. E però odi la conclusione, frate Lione. Sopra tutte le grazie e doni dello Spirito Santo, le quali Cristo concede agli amici suoi, si è di vincere se medesimo e volentieri per lo amore di Cristo sostenere pene, ingiurie e obbrobri e disagi; imperò che in tutti gli altri doni di Dio noi non ci possiamo gloriare, però che non sono nostri, ma di Dio, onde dice l’Apostolo: Che hai tu, che tu non abbi da Dio? e se tu l’hai avuto da lui perché te ne glorii come se tu l’avessi da te? Ma nella croce della tribolazione e dell’afflizione ci possiamo gloriare, però che dice l’Apostolo: Io non mi voglio gloriare se non nella croce del nostro Signore Gesù Cristo».
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.


(Da "I fioretti di S. Francesco")
 


 
 
PERFECTUM GAUDIUM

Francesco andava un dì verso Perugia,
al suo compagno cosi favellando :
« Frate Leone, pecora di Dio,
odimi attento. Se il frate minore
tutti comprenda i moti delle stelle,
e scuopra tutte le virtù segrete
delle pietre, degli alberi e dell'acque,
ed anco s' egli interpreti il linguaggio
degl' animali che per terra vanno
e degli uccelli che per aria volano,
sappi che in questo non è gioia piena ».
E dopo un tratto di cammin riprese :
« Frate Leone, pecora di Dio,
odimi attento. Se il frate minore
intenda e parli tutti gl' idiomi
che le diverse genti ebbero in terra,
e s' egli acquisti quanta è sapienza
nei sacri libri e tesaurizzi quanto
scrissero i Padri e legga manifesti
i pensieri degli Angeli e dei Santi,
sappi che in questo non è gioia piena ».
E dopo un tratto di cammin riprese :
« Frate Leone, pecora di Dio,
odimi attento. Se il frate minore
abbia potenza di guarir la lebbra
e faccia dritto camminar gli storpi
e ridoni la luce agli occhi spenti,
se spezzi, predicando, il cuor di tutti
i peccatori e tutti gl' infedeli
docili renda nella fé di Cristo,
sappi che in questo non è gioia piena ».
E dopo un tratto di cammin riprese :
« Ascolta, ascolta, pecora di Dio,
frate Leone. Quando sarem giunti
dentro a Perugia, se una turba ostile
ne verrà intorno e, come a due gaglioffi,
ne schernirà, ne strapperà i cappucci,
ne brutterà le tonache di fango,
poi, passando alle pietre ed ai randelli,
ne lascerà per terra mezzo morti,
sappi che solo in questo è gioia piena ».
Cosi parlando il Santo si fermò
a mezzo l' erta. Il sole alla sua faccia
dalle cime del Catria raggiava;
e non s' udia lo scroscio del torrente,
e tacevan le rondini nel bosco.
Sentì frate Leone in quel silenzio
una domanda. Gli occhi mansueti
alzò in viso al Maestro, e disse : « Andiamo ! » 


Ozzano Emilia, agosto 1896

(Da "Poesie" di Enrico Panzacchi, Zanichelli, Bologna 1909)

domenica 8 settembre 2013

Antologie: "La giovane poesia" di Enrico Falqui

"La giovane poesia" è il titolo di un'importante antologia poetica curata dal critico letterario Enrico Falqui, che fu pubblicata dalla Casa Editrice Carlo Colombo in Roma nel 1956. Una seconda edizione aumentata uscì l'anno seguente, presso il medesimo editore della prima. Il volume si sostanzia in un saggio sulla giovane poesia del secondo dopoguerra, seguito da una selezione molto ricca di poeti che allora avevano tra i venti ed i trent'anni circa, e di alcune loro poesie, in genere tratte da libri di versi pubblicati tra il 1945 ed il 1955. Si può ben dire che siano qui rappresentati tutti, o quasi, i poeti di allora (in età giovanile) più importanti e più bravi. Anche i gruppi e le correnti letterarie sono riprodotti totalmente: troviamo infatti poeti postermetici, neorealisti, della "Quarta generazione", cattolici e perfino qualcuno di coloro che di lì a pochi anni si sarebbero definiti "Novissimi". Rimangono purtroppo esclusi alcuni scrittori che, pur essendo ancora giovani, non rientravano nel limite massimo d'età che Falqui stabilì ai trent'anni. Non parlo di poeti ermetici come Mario Luzi o come Alessandro Parronchi, nè di altri validissimi come Giorgio Caproni e Attilio Bertolucci, questi infatti già erano stati ampiamente selezionati e consacrati da altre antologie fondamentali; bensì mi riferisco a poeti come Umberto Bellintani e Vittorio Bodini i quali pubblicarono le loro prime opere in versi in età già matura. A parte quest'ultima riflessione, ritengo che l'antologia di Falqui sia di gran lunga la migliore tra quelle uscite negli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale e che delinei una panoramica della poesia italiana allora emergente, cercando d'inserire il maggior numero di voci. È dunque, per chi sia interessato alla poesia italiana di questo periodo piuttosto circoscritto, un manuale prezioso. Per chiudere ecco l'elenco dei poeti presenti nella seconda edizione di "La giovane poesia" con, tra parentesi, le pagine in cui si trovano i loro versi.







Luigi Compagnone (119-121)
Nicola Ghiglione (122-123)
Emilio Villa (124-132)
Giulio Alessi (133-136)
Giuseppe Avarna (137-138)
Giorgio Bassani (139-140)
Gherardo Del Colle (141-143)
Marcello Landi (144-145)
Romeo Lucchese (146-152)
Raimondo Manelli (153-157)
Francesco Masala (158-160)
Albino Pierro (161-166)
Romano Romani (167-169)
Mariano Suali (170)
David Maria Turoldo (171-175)
Rina Virgillito (176)
Orlando Pier Capponi (177-179)
Franco Fortini (180-186)
Costantino Ruggeri (187-189)
Lamberto Santilli (190-194)
Giulio Stolfi (195)
Franco Matacotta (196-202)
Stefano Terra (203-205)
Enzio Cetrangolo (206-211)
Stefano d'Arrigo (212-221)
Roberto Morsucci (222-226)
Tosco Nonini (227-230)
Vittore Fiore (231-236)
Giuliano Gramigna (237-240)
Renzo Modesti (241-245)
Michele Pardo (246-248)
Giorgio Piovano (249-254)
Nelo Risi (255-259)
Angelo Romanò (260-262)
Mario Socrate (263-266)
Giacinto Spagnoletti (267-270)
Ernesto Treccani (271-272)
Marco Visconti (273-275)
Elena Bono (276-277)
Mario Cerroni (278-279)
Leila Corbetta (280-283)
Raoul Diddi (284-290)
Gaio Fratini (291-292)
Margherita Guidacci (293-299)
Biagia Marniti (300-302)
Dino Menichini (303-306)
Bruno Nardini (307-310)
Giorgio Orelli (311-313)
Domenico Porzio (314-319)
Sandro Sinigaglia (320-322)
Giuseppe Zagarrìo (323-325)
Andrea Zanzotto (326-332)
Paolo Wenzel (333-334)
Bartolo Cattafi (335-339)
Luciano Erba (340-341)
Mario Farinella (342-343)
Alberto Frattini (344-345)
Gian Domenico Giagni (346-347)
Carmelo Mele (348-350)
Geri Morra (351-354)
Gilda Musa (355-357)
Pier Paolo Pasolini (358-375)
Saverio Vòllaro (376-378)
Elio Filippo Accrocca (379-385)
Liliana Angeli (386-389)
Giancarlo Artoni (390-391)
Gino Baglìo (392-394)
Tito Balestra (395-397)
Gino Gerola (398-400)
Tommaso Giglio (401-409)
Adriano Guerrini (410-412)
Giuseppe Guglielmi (413-415)
Enzo Nasso (416-418)
Alessandro Peregalli (419-422)
Roberto Roversi (423-428)
Alberico Sala (429-431)
Rocco Scotellaro (432-435)
Giuseppe Selvaggi (436)
Giorgio Soavi (437-438)
Libero Torraca (439-440)
Casimiro Bettelli (441-442)
Luciano Budigna (443-448)
Domenico Cadoresi (449-451)
Franco Costabile (452-455)
Danilo Dolci (456-459)
Enzo Fabiani (460-461)
Nando Giolli (462-469)
Giovanni Giudici (470-474)
Alfredo Giuliani (475-477)
Francesco Leonetti (478-482)
Luciano Luisi (483-488)
Enzo Mazza (489-491)
Mario Ramous (492-495)
Brunello Rondi (496-501)
Alberto Vighi (502-505)
Paolo Volponi (506-511)
Fabio Carpi (512-513)
Giovanni Cristini (514-516)
Luciana Frezza (517-520)
Maria Luisa Spaziani (521-522)
Cesare Vivaldi (523-525)
Giannina Angioletti (526-527)
Gian Piero Bona (528-531)
Perla Cacciaguerra (532-533)
Salvatore Cossù (534-537)
Renzo Giacheri (538-541)
Giancarlo Marmori (542-544)
Nella Nobili (545-547)
Uberto Paolo Quintavalle (548-550)
Giovanni Arpino (551-553)
Pier Luigi Bacchini (554-556)
Guido Ceronetti (557-562)
Paolo De Benedetti (563-565)
Emilio Jona (566-570)
Elio Pagliarani (571-572)
Alfredo Rizzardi (573-574)
Emilio Tadini (575-581)
Emilio Tumminelli (582-586)
Gian Carlo Conti (587-589)
Inisero Cremaschi (590-592)
Pietro Cimatti (593-599)
Nino Crimi (600-601)
Michele Parrella (602-607)
Alberto Arbasino (608-613)
Giorgio Cusatelli (614-616)
Carlo Della Corte (617-619)
Mario Diacono (620-623)
Luigi Di Ruscio (624-629)
Edoardo Sanguineti (630-633)
Alda Merini (634-638)
Giammario Sgattoni (639)
Giuseppe Tedeschi (640-641)
Giuseppe Rosato (642-643)
Sergio Salvi (644-647)
Sergio Pautasso (648-649)
Paolo Venchieredo (650-651)
Alberto Bevilacqua (652-654)
Raffaele Crovi (655-657)
Massimo Ferretti (658-659)
Marco Gaggiati (660-663).